Cercando Camille: il film di Bindu De Stoppani presentato a Roma

Bindu Stoppani, autore e sceneggiatore ha presentato il suo nuovo film alla Festa del Cinema di Roma 2017: Cercando Camille

Cercando Camille è il film tra dramma e commedia che racconta della perdita di memoria di un padre che partirà in viaggio con la propria figlia, trovando il modo di accettare una malattia devastante e riuscendo finalmente a scoprire sé stessa. Presentato nella sezione di Alice nella città, il film scritto e diretto da Bindu De Stoppani viene presentato durante la Festa del Cinema di Roma dalla cineasta e dai protagonisti del film, Anna Ferzetti e Luigi Diberti.

Bindu, il film è costruito sia sul tema del viaggio, che costituisce di per sé un vero e proprio genere cinematografico, ma usato qui anche come espediente per dare il via alla storia. Come mai hai scelto di intraprendere questa strada, alternando poi i toni dal comico al drammatico e viceversa?

Mi sono resa conto che ogni volta che si fa un viaggio, che sia per andare in Africa o solo al lavoro, c’è sempre spazio per pensare, per porci delle domande, e questo per me era molto chiaro ai fini della storia che volevo raccontare, una donna che partendo con il proprio padre trova sé stessa. Il tono scelto poi è quello dei film che più mi piacciono, quelle pellicole agrodolci che ti fanno ridere, ma lasciano allo stesso tempo le lacrime in gola. Vivendo a Londra, tra l’altro, credo di aver assorbito molto la loro maniera di raccontare le storie, quindi in fase di scrittura mi è venuto tutto molto naturale. Volevo raccontare una storia difficile, ma che avesse il potenziale dell’identificazione per lo spettatore.

Come mai hai scelto proprio la malattia dell’Alzheimer per raccontare il tuo film?

Mentre uno si mette a scrivere una sceneggiatura nota che le cose pian piano iniziano a mutare, anche i pensieri cambiano. Quando ho cominciato a scrivere mio nonno aveva il Parkinson, quindi inizialmente ho inserito quella malattia all’interno della storia, ma andando avanti ed esplorando sempre più la parte che coinvolgeva la memoria mi sono resa conto che l’Alzheimer sarebbe potuto essere l’elemento che meglio si sarebbe inserito all’interno della trama.

Anna e Luigi, come vi siete preparati ad interpretare i vostri personaggi e a instaurare un tale rapporto come quello di Camille con il proprio padre?

Luigi: Non è stato difficile interpretare questo ruolo perché ho sempre avuto accanto Bindu ad aiutarmi. Era lei che mi indicava quando il mio personaggio era più dalla parte della comprensione o quella della confusione. Mi ha veramente guidato come se fossi io il camper all’interno del film, mi ha portato sulla giusta rotta. A teatro avevo già interpretato un malato di Alzheimer, ma essendoci sulla scena una continuità tu sai sempre dove devi trovarti, mentre al cinema è sempre tutto spezzato.

Anna: Camille è una donna goffa con le sue paure, le sue difficoltà. Per me prendere parte a questo film è stato prima di tutto un viaggio personale perché quando ho incontrato Bindu avevo da poco perso mio padre, tra l’altro malato di Alzheimer, quindi ho vissuto in prima persona quelle sensazioni. Negli ultimi anni insieme a mia madre ci siamo presi cura di lui. Mi sono anche documentata, ma ho tratto principalmente dalla mia esperienza, e devo dire che grazie a Bindu e Luigi è stato tutto molto semplice. In questo viaggio il mio personaggio Camille riesce a trovare sé stessa, anche se rimane devastata dal dover lasciare che la malattia prenda suo padre, pur diventando finalmente donna.

Bindu, ti sei ispirata a qualche film o a qualche lettura in particolare prima di metterti al lavoro su Cercando Camille?

Il lavoro che ho svolto si basava più sul come le persone si prendono cura dei propri cari, che sulla malattia in sé. È perché ora sono queste le tipologie di storie in cui mi rispecchio di più essendo sia madre che figlia e la cosa certa è che tali legami non potranno mai annullarsi. Comunque non ho visto molti film al riguardo per non fami influenzare troppo, ho però letto molto e parlato con diverse persone di questa malattia e del modo di affrontarla.

Nel film sono molti gli oggetti che Camille usa per cercare di far tornare la memoria al proprio padre. Come hai lavorato con questi elementi e come hai cercato di inserirli?

Per me erano sempre oggetti che richiamavano la memori, per questo erano fondamentali. Sono cose del passato piene di ricordi e che danno un senso alle esperienze che abbiamo vissuto e le sensazioni che ci hanno lasciato.

Anna, quello di Camille è un ruolo diverso da quelli interpretati precedentemente, come mai hai scelto di interpretarlo e cosa vorresti fare nel tuo futuro?

Sono felice di fare ruoli diversi, è questo il mio mestiere e questo mi piace fare, entrare nella vita degli altri. Camille è una donna normale, che puoi incontrare per strada, ecco perché sono stata contenta di interpretarla, oltre al fatto che, come dicevo, è un tema alla quale mi sento particolarmente legata. Forse ora mi piacerebbe fare la cattiva, cosa che ancora non mi è capitata.