Chi è Carmen Di Marzo? Intervista alla Gisella di Mare Fuori 4

Carmen Di Marzo, attrice teatrale, cinematografica e televisiva racconta il nuovo personaggio di Mare fuori che interpreterà nella stagione 4.

Attrice poliedrica e versatile, Carmen Di Marzo si divide da ormai 20 anni tra cinema e teatro, con una serie di ruoli anche in televisione. È inoltre protagonista di monologhi tra cui Rosy D’Altavilla-l’amore oltre il tempo, per la regia di Paolo Vanacore e interprete di più di 30 rappresentazioni teatrali, tra cui si ricordano negli anni To be Beckett, Le spose di Federico II, Il berretto a sonagli, Maria Stuarda, Antigone, Charlotte, Il Grande Grabski e il prossimo Eclissi, insieme a moltissimi altri. Interprete anche di premiati cortometraggi, al cinema ha recitato, tra gli altri, anche in Viva l’Italia, Confusa e felice, Gomorroide, Il flauto magico di Piazza Vittorio e Arrivano i Prof, mentre sul piccolo schermo ha ricoperto ruoli in serie di successo come I bastardi di Pizzofalcone e Commissario Ricciardi 2. Uno dei suoi ultimi ruoli è proprio nel mondo della serialità televisiva, nell’acclamata Mare fuori, della quale entra a far parte dalla quarta stagione. Carmen Di Marzo veste i panni del personaggio di Gisella, una donna ricca e benestante che romperà un equilibrio e che farà luce su alcuni retroscena del passato dell’avvocato Alfredo. Una figura capace di aprire più scenari sia all’interno dello show, che relativamente al personaggio di Alfredo, legato a molte figure presenti in Mare fuori. Gisella viene presentata in 2 momenti molto diversi della sua vita, a distanza di circa 10 anni, alle prese prima con un nuovo amore e un incontro fortuito e poi con un matrimonio difficile e sofferto. Ecco di seguito la nostra intervista all’attrice.

Intervista a Carmen Di Marzo, attrice attiva in teatro, al cinema e in televisione e nuovo volto della serie di successo Mare fuori

Carmen Di Marzo - cinematographe.it

Com’è nata la tua passione per la danza e quando si è trasformata o aggiunta a quella della recitazione?
Ho iniziato a nove anni, studiando sia danza classica che moderna, fino ai diciannove anni. Poi ho avuto un incidente, un incidete che ho capito, più tardi, essere stato provvidenziale. Sono stata ferma per molto tempo per un problema alla caviglia e non potendo muovermi ho iniziato a leggere testi teatrali, tra cui quelli di Eduardo e quindi è stato dall’incidente in poi che è maturata la mia passione per la recitazione. In qualche modo la danza nel tempo l’ho tralasciata, ma la recitazione è stata come un prolungamento, una passione quindi trasformata. La recitazione appagava totalmente i miei desideri: si lavora sulla parola, sulle emozioni, su quelle più intime e più delicate. Ho iniziato quindi un percorso diverso, dove la danza è sempre rimasta sullo sfondo perché sarò sempre grata a quegli anni, alla danza classica in particolare, perché ti insegna concetti come il rigore e l’impegno, quindi è rimasta nella mia vita, ma sotto un punto di vista più mentale“.

Vivendo sia Napoli che a Roma, che sono due città molto diverse ed entrambe con un’identità molto forte, cosa ti piace di più di Napoli e cosa di Roma?
Da napoletana, ho vissuto però molto più a Roma. Mi sono trasferita a vent’anni, quindi vent’anni fa. Napoli per me è la città dell’anima, della famiglia, del cuore e degli amici storici. La mia parte, partenopea, passionale e sanguigna mi lega a Napoli, poi adoro il mio dialetto. Napoli mi piace per le bellezze naturali, per il mare, è una città che mi emoziona in maniera unica. Per me è Napoli la mia città eterna dove sono le mie radici. Anche Roma è una bellissima città, però sento una connessione legata alla cittadina che sono stata a Roma. Mi ha fatto crescere, come donna e come artista. Ricordo che quando sono arrivata per me era una vera giungla: non conoscevo nessuno e ho dovuto fare tutto da sola. Roma mi ha messa alla prova, è la città dove ho dovuto fare delle scelte importanti sulla mia carriera, sul tipo di carriera che volevo intraprendere”.

C’è un ruolo, teatrale o cinematografico, al quale sei maggiormente affezionata?
Teatrali sono tantissimi. Direi Rosy d’Altavilla e 14 wo(man). Di recente anche Charlotte, dove interpreto, Corday, un personaggio della rivoluzione francese che ne cambia il corso e uccide Marat. In genere mi piacciono personaggi femminili che mettono a fuoco tematiche sociali. Donne che raccontano l’emancipazione femminile, senza tralasciare però anche i pericoli che l’emancipazione porta con sé. Corday è poi anche un personaggio rivoluzionario, fondamentale nell’emancipazione delle donne. E mi piace portare in scena qualcosa che possa rappresentare il ruolo della donna nella sua evoluzione. Al cinema e in televisione mi sono piaciuti invece i personaggi più diversi, anche spaziando molto tra commedia e dramma“.

Relativamente a Mare fuori, il personaggio di Gisella da te interpretata rompe un equilibrio, si scopre qualcosa di inaspettato, anche se apparentemente lei sembra un’ulteriore vittima della figura di Alfredo. Come descriveresti il personaggio di Gisella?
Gisella è un personaggio in apparenza frivolo, ma in realtà ha anche una sua purezza. È una donna lontana dagli affari, è una figlia di papà e proviene da una famiglia molto ricca; è all’oscuro degli affari del padre e di quelli del marito. Ha una sua innocenza e ama profondamente, con tutta se stessa, il proprio matrimonio, fa di tutto per salvarlo, anche quando scopre che il marito ha una relazione con una donna più giovane e soffre del suo essere subalterna. Credo che per vari motivi sia una donna con la quale è facile empatizzare“.

Gisella apre molti scenari in Mare fuori, potrebbe portare a nuove scoperte e fare luce sul passato di Alfredo.
Sì, Gisella apre degli scenari. Alfredo è sempre stato presentato come un personaggio spregiudicato, con una grande fame di potere. Per citare il mio collega che interpreta Alfredo, Giuseppe Tantillo, è un personaggio braccato in una proprio etica, un personaggio diviso. Gisella si inserisce alla perfezione in questo conflitto interiore del personaggio, perché grazie a Gisella, Alfredo vede in lei una stabilità, che negli anni poi inizia a rappresentare più una sorta di buon partito che non si era lasciato scappare, mentre Silvia rappresenta l’amore“.

A cosa credi sia dovuto il grande successo di Mare fuori?
Credo dipenda da una serie di fattori. È un prodotto che riesce a coniugare più tipi di pubblico, quello più giovanile e quello adulto, soprattuto per le tematiche che affronta. Sono temi che abbracciano e accomunano tutti. I personaggi in Mare fuori sono infatti tutti posti di fronte a delle scelte di vita, sono figure che si ritrovano a dover disegnare il proprio percorso, nell’eterna lotta tra il bene e il male. Molto spesso in età giovanile si prendono quelle scelte che poi determineranno la propria vita. Sono proprio queste decisioni importanti che molti personaggi devono prendere a creare empatia. Un’empatia legata proprio al concetto di scelta. Anche se sono figure che vivono chiuse in un carcere, ciò che affrontano è strettamente connesso con i temi universali della serie, non tutti relativi alla vita all’interno dell’IPM. Dalle colpe dei genitori che spesso ricadono sui figli alla lotta tra bene e male, a quei conflitti interiori che spesso causano un vero e proprio male di vivere. Sono temi quasi shakespeariani, e rendono Mare fuori una serie universale”.

Hai un personaggio preferito nella serie?

Mi piaceva il personaggio di Ciro, interpretato da Giacomo Giorgio, che è un attore davvero strepitoso. É una figura che mi è piaciuta molto riscoprire nei flashback della terza stagione e in quelli della quarta“.

C’è qualche momento sul set che ti è rimasto impresso o che ti ha coinvolto maggiormente?

Le giornate sul set sono state molto belle e intense, la lunga serialità ha delle modalità di lavoro molto veloci, e devi esserne all’altezza; è come una macchina da guerra che ha un ritmo di lavoro ben preciso. Direi che il mio primo giorno di set, quando devi quindi rompere il ghiaccio, è stato divertente. Con Tantillo abbiamo lavorato benissimo e per me era tutto nuovo. La mia prima scena è stata subito quella d’amore e ricordo che Tantillo ha scherzato dicendomi: ‘non vorrei essere nei tuoi panni’. Ero pronta a conoscere gli altri membri della troupe con cui si è creata una grande squadra e con i quali si è lavorato sempre in armonia. Però ricordo il mio primo giorno con molta simpatia, perché abbiamo lavorato su questa scena d’amore, sul piano sequenza, che quindi ci siamo divertiti a coreografare, quasi come un balletto, orchestrato da Ivan e la sua troupe“.

Mare fuori segna la seconda collaborazione con Ivan, capace con questa serie di creare un vero e proprio fenomeno italiano.
Sì, la serie è un fenomeno, ma Ivan è un fenomeno. Ho avuto modo di vedere già con Arrivano i prof quanto fosse preparato. È un regista prodigioso, con una grande preparazione tecnica; conosce alla perfezione la macchina da presa come pochi sul set, sa come vuole e come si deve muovere. A livello di scelta delle inquadrature Ivan è davvero un grande regista. Ha la capacità di coniugare la propria volontà e quindi ciò che vuole dal personaggio con la libertà creativa degli attori. Ascolta le proposte degli interpreti, io gliene ho fatte molte, e quindi ti dà la possibilità di metterti in gioco. Con Ivan si ha una libertà creativa importante, sempre guidata dalle cose fondamentali che di un personaggio vanno messe a fuoco. E poi fa tutto col sorriso, con garbo e dolcezza, unito a una preparazione davvero fuori dal comune. Il cast è poi composto da dei bravissimi ragazzi, con una forte emotività e lui riesce a tirare fuori da ognuno ciò che vuole far vedere“.

In Mare fuori ogni personaggio ha un suo spessore, una sua personalità e bastano pochi elementi per tratteggiarli. Come è quindi anche per il personaggio di Gisella.
Sì, a me colpì molto, quando parlai con Ivan, come vedeva il personaggio. È dalle prime scene che le sue caratteristiche vengono evinte in maniera incredibile. Gisella viene presentata quando sta per entrare in macchina, dà venti euro al parcheggiatore come se niente fosse, perché non ha monete. Si capisce che è una donna benestante che ha un rapporto con i soldi un po’ superficiale: anche a seguito del tamponamento lei vorrebbe subito saldare il danno. Queste sono delle peculiarità che fanno capire subito allo spettatore quale possa essere la psicologia del personaggio. Oltre ai veterani della serie, che si è imparati ad amare, la serie riesce sempre ad abbracciare nuovi personaggi. Ero molto curiosa di vedere cosa accade quando entrano personaggi nuovi in uno show così ben collaudato, come vengono recepiti. Alla fine tutti i personaggi vengono valorizzati e ben tratteggiati“.

Il cinema, il teatro e la televisione hanno delle modalità molto diverse tra loro, soprattuto per quanto riguarda il lavoro dell’attore.
In base alla mia esperienza e a come ho sempre lavorato, cinema, teatro e televisione sono dei veri e propri linguaggi diversi. Al teatro si fanno molte prove al giorno, sul palcoscenico i tempi li detta l’attore, si tratta di tempi più dilatati e che sono nelle mani dell’attore. Nel cinema non è così: i tempi sono ben precisi e vanno rispettati. L’esperienza cinematografica mi ha dato modo di allenare la velocità d’apprendimento di un personaggio. Per uno spettacolo teatrale io faccio un lavoro sempre molto approfondito: studio e leggo molto, documentandomi, a volte la mia preparazione dura anche un anno. Per il cinema puoi comunque prepararti, ma sul è diverso perché la tua creatività e il tuo entrare nel personaggio può avere dei tempi più o meno differenti, ma sono comunque dettati da qualcun altro. Sul set si sviluppa una vera e propria diversa capacità di ascolto relativamente al fatto che hai tante persone che ti parlano: il regista, l’operatore, il direttore della fotografia e ognuno ti dà delle informazioni che tu devi cercare di soddisfare. Il cinema mi ha insegnato proprio questa cosa, che ci sono molte informazioni che vengono da figure diverse e che tutte contribuiscono al massimo, sono artefici del tuo successo. Sul set la troupe tecnica è fondamentale per ciò che poi si vede sullo schermo: come un attore viene inquadrato, con che tipo di luce, come viene montana quella scena. In televisione la velocità di lavoro si amplifica. E la lunga serialità mi ha insegnato ad avere una capacità di concentrazione, data per esempio dalle tante scene che si girano al giorno. Ho lavorato molto di più sulla concentrazione, su quanto sia importante ascoltare e mettere a tacere tutto quando parte il ciak, quando sei davanti a quaranta persone che aspettano che tu faccia il tuo“.

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