Coco della Pixar secondo gli autori e i doppiatori: “non è solo un film per bambini”
Dalla musica al legame con Tim Burton e i F.lli Coen, tutto quello che ci hanno detto Lee Unkrich, Darla K. Anderson e i doppiatori italiani su Coco, il film della Disney Pixar in uscita a Natale.
È stato presentato a Roma il nuovo film targato Disney Pixar, Coco, un cartone animato che ci trasporta nella tradizione messicana del Día de Muertos coinvolgendoci in un’esplosione di colori, musica ed emozioni. A farci addentrare meglio in questo strepitoso viaggio tra il mondo dei vivi e quello dei defunti, il regista Lee Unkrich e la produttrice Darla K. Anderson che in Coco si trovano a parlare di morte, ma come sempre a misura di bambino anche se, dice il regista: “Quando facciamo un film non è solo per i bambini ma anche per gli adulti”.
“Era molto importante per noi realizzare una rappresentazione della terra dei morti che fosse quanto più simile alla rappresentazione messicana del Día de Muertos ed era anche importante far capire che quella non era la destinazione finale perché, essendo un film che sarà visto da tante persone con credenze diverse, volevamo lasciargli spazio per immaginare [il loro aldilà].
Quando le persone vengono dimenticate muoiono una seconda volta e il posto in cui vanno è un mistero perché vogliamo che resti tale.” – ha dichiarato Lee Unkrich a proposito della rappresentazione della terra dei defunti che in Coco e, parlando della parte tecnica ha aggiunto:
“La rappresentazione della terra dei morti è stata una delle sfide più difficile non solo a livello tecnico ma anche a livello di design. Abbiamo fatto tante ricerche, certo non abbiamo visitato la terra dei morti! Quindi fondamentalmente è stata una cosa basata sulla fantasia e sulla creatività, abbiamo pensato di crearla con tutte queste gru, con tutte queste costruzioni… perché le persone passano sempre a miglior vita quindi c’era bisogno di nuove abitazioni. Ovviamente non posso scendere nei dettagli, basta dire che il mio team tecnico ha realizzato qualcosa che fino a qualche anno fa non sarebbe stato pensabile. I pc non sarebbero stati in grado, ne sono estremamente felice!”
La produttrice Darla K. Anderson ha parlato dell’importanza che assume la famiglia nel film d’animazione Disney Pixar facendo notare l’importanza del conflitto generazionale, dei sogni del protagonista che lo portano ad andare contro tutti nonostante ami i suoi familiari, così come loro amano lui.
Darla K. Anderson: “Era sicuramente importante che Coco traboccasse di musica”
Tra le protagoniste del film vi è anche la famosa pittrice messicana Frida Kahlo. Alla domanda se i suoi familiari avessero visto il film e cosa ne pensassero il regista Lee Unkrich ha risposto:
“Assolutamente si, abbiamo condiviso il film anche prima e durante la produzione. Siamo stati aiutati nella realizzazione di alcuni dettagli […] hanno anche partecipato alla grande anteprima che abbiamo fatto a Città del Messico”.
Parlando sempre di personaggi, Lee ha parlato della creazione di Ernesto de la Cruz, ovvero il cantante e musicista idolo del protagonista a proposito del quale ha rivelato che hanno preso ispirazione da vari cantanti messicani, senza tralasciare un tocco all’amato Elvis Presley. La cosa fondamentale per la Pixar era però creare un personaggio ambiguo, (“rappresentarlo in modo che non si capisse subito in che direzione stesse andando”).
Darla K. Anderson ha concluso dicendo:
“È estremamente importante ricordare i propri cari altrimenti non lo farà nessun altro. È sempre fondamentale ricordare che la famiglia è una cosa importante fatta di persone che hanno fatto di tutto per noi, si sono sacrificate per farci arrivare dove siamo”.
C’è un legame tra Coco, La sposa cadavere di Tim Burton e i F.lli Coen?
“Sapevamo fin dall’inizio che avremmo realizzato un film con gli scheletri quindi fin dall’inizio abbiamo passato in rassegna tutti i film con gli scheletri compreso quello di Burton cercando di creare un nostro stile. Per quanto riguarda la musica invece mi sono ispirato a Fratello dove sei dei Fratelli Coen [perché anche lì ha un legame indissolubile col film].”
Coco: parlano i doppiatori italiani Matilda De Angelis, Valentina Lodovini e Mara Maionchi e il cantante Michele Bravi
Matilda De Angelis, che doppia la nonna, l’Abuelita, si è detta felice di aver fatto parte dle progetto Pixar e che “doppiare non è per niente scontato”, mentre sull’essenza dei sogni ga detto:
“Il sogno è tutto quello che fai per arrivare a un obiettivo. Questo bambino che si sveglia con entusiasmo [… ] come Miguel anche io da piccola mi svegliavo e suonavo la chitarra e forse mi bastava […]”.
La simpaticissima Mara Maionchi, volto noto ai più grazie soprattutto a X Factor, ha detto, con l’intercalare tipico che la distingue, che aveva molta paura di doppiare Mama Coco, anche se “mi sono stupita che fosse più vecchia di me!”. Aveva il terrore di rovinarsi la carriera “per quel poco che mi resta”, aggiunge ridendo. “A cantare sono una pippa, anche se poi rimprovero i miei artisti“. E il personaggio che avrebbe voluto doppiare? Ovviamente Grimilde!
Su uno spirito guida ognuno dice la propria, la De Angelis lo vede nel suo cane “piccola e isterica come me”, manco a farlo apposta si chiama Coco!), Valentina Lodovini nelle farfalle che, secondo la tradizione popolare della sua terra d’origine, rappresentano la vicinanza dei nostri cari defunti, mentre Michele dice semplicemente che il suo cane è brutto come quello del film d’animazione e si chiama Signora Longari!
Michele Bravi: “C’è un po’ la contrapposizione tra il cantante e quello che vive di musica. Il primo dice di scrivere canzoni per il mondo, il secondo che le scrive per la sua Coco”.
Parlando di sogni, Valentina Lodovini ha parlato del mestiere dell’attore, consapevole che molti artisti meno fortunati di lei non arrivano a fine mese e che lei stessa vive in bilico, senza sapere cosa accadrà, ma nonostante ciò rimane dell’idea che “Il sogno è qualcosa di molto puro, non so come spiegarlo, ma è una cosa che accade. C’è chi sceglie e va avanti con determinazione, altre volte invece ci troviamo quasi per caso a percorrere la strada”.
Totalmente razionale invece Mara Maionchi, che ammette di essere partita facendo semplicemente l’impiegata e che adesso il suo “lavoro non è avere un sogno ma aiutare gli altri a realizzarlo. Non ho mai voluto lavorare nel cinema o lavorare a X Factor. […] La determinazione di chi vuole realizzare un sogno è terrificante. Non ho mai avuto un gran sogno, devo dire la verità”.