Vincenzo Salemme su Compromessi sposi: io e Diego Abatantuono come Totò e Fabrizi
Francesco Micciché parla della sua nuova commedia Compromessi sposi, con Vincenzo Salemme e Diego Abatantuono protagonisti.
Amici nemici. Padri meno maturi dei figli e protagonisti nel nuovo film del regista Francesco Micciché. Vincenzo Salemme e Diego Abatantuono dividono la scena in Compromessi sposi, commedia tra famiglia e politica che ricalca i territori della maschera italiana e sfrutta le personalità dei due attori per porli a confronto. Un lavoro in cui i mattatori si fanno affiancare da Dino Abbrescia, Rosita Celentano, Elda Alvigini, Susy Laude, Valeria Bilello e dai due futuri sposini Grace Ambrose e Lorenzo Zurzolo. Micciché, insieme al suo cast, ha raccontato cosa significa dirigere due icone come Salememe e Abatantuono, mentre gli attori si apprestano a riportare l’esperienza vissuta durante la preparazione del film, tra improvvisazioni e opportunità.
Famiglia sì, ma questo tuo Compromessi sposi sembra anche ricalcare un certo clima politico. Che ne pensi?
Francesco Micciché: “Effettivamente nella pellicola il personaggio di Vincenzo Salemme rappresenta “il nuovo che avanza”. È un rappresentante dei cinque stelle, eletto dalla sua città. Quindi sì, il tema politico è presente, ma viene toccato più che altro in maniera laterale. L’obiettivo principale era quello di raccontare l’incontro tra due famiglie e le difficoltà dell’impresa. La mia impressione, dopo aver finito il film e aver avuto modo di poter svolgere al riguardo una riflessione finale, è che l’opera vive di padri distratti e di figli che hanno qualcosa di bello da far vedere.”
C’è una grande fiducia effettivamente intorno ai giovani del film, diresti che sono più maturi dei loro genitori?
“Sì, molto più maturi. Le tre scene più emozionanti del film sono proprio quelle in cui questi padri ammettono i loro errori durante il confronto. L’idea da cui si è partiti è presa da Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi, anche lì c’erano dei padri che non riuscivano a capire il desiderio d’amore dei propri figli.”
Quanto è stato complicato gestire due maestranze come Vincenzo Salemme e Diego Abatantuono insieme? E come è stato, per i due attori, l’incontro sul set e il rapportarsi a questi personaggi?
F.M.: “Non è stato affatto complicato. Fa parte del lavoro del regista saper affinare determinate armonie e quando si hanno due professionisti simili non è per nulla difficile. C’è una scena in cui, secondo me, Vincenzo e Diego si sono definitivamente innamorati, in cui Abatantuono dice a Salemme che è colpa del loro ragù se si è formato il buco dell’ozono. Lì mi ricordo di essere andato da Vincenzo e avergli detto: è amore. Che poi è proprio quello che la struttura narrativa del film ricerca, prima lo scontro tra i due uomini e infine il loro affetto e la reciproca stima.”
Diego Abatantuono: “Con Vincenzo, fuori dal set, ci eravamo promessi di fare un film insieme. Avevamo lavorato entrambi a Buona giornata, ma quasi non ci incrociavamo mai. È capitata quindi questa occasione ed eccoci insieme. I personaggi che si interpretano in una commedia non sono poi così lontani da noi. Anche io sono padre, ho tre figli e altrettanti nipoti, anche se la vita non è poi così interessante come la mostra il cinema, se lo fosse non ci sarebbero i film. Il confronto con il personaggio di Salemme nasce dalla differente regione di appartenenza, dal carattere, anche dalla linea politica. Inizialmente il mio ruolo era anche più esplicito riguardo quest’ultimo punto, ma credo che sia sempre meglio far capire al pubblico il genere di personaggio che ha davanti piuttosto che sottolinearlo. Quasi certamente posso dire che, comunque, è un berlusconiano, vista anche l’età e il periodo storico in cui si è formato sul lavoro. In ogni caso è il rapporto tra lui e il personaggio di Vincenzo il perno determinante, presi da soli sono due uomini poco interessanti.”
Vincenzo Salemme: “Io sono un fan di Diego. Per me è come se esistesse da sempre, come se fossi cresciuto con i suoi film, nonostante la mia età. Mi sembra quasi che non ci sia cinema senza di lui. E mi è piaciuto affrontare questo ruolo al suo fianco, in una sorta di rimando a Totò, Fabrizio e i giovani d’oggi. Nonostante la fisionomia differente, si tratta di un percorso inverso rispetto al film di Mario Mattoli, perché sono io quello più vicino a Fabrizi, mentre è Diego il mattatore. Quello che mi ha colpito di questo padre è la fragilità che gli fa seguire così strettamente le regole. È un padre che forse non conosce a fondo sua figlia e teme anche, come tutti i genitori, che possa notare le sue debolezze.”
Diego Abatantuono e Vincenzo Salemme: “Quando c’è affinità intellettiva si può lavorare bene insieme”
Quanta era la libertà che vi eravate concessi durante le riprese? Ci sono stati momenti di improvvisazione? E come è stato gestito l’uso del linguaggio, vista anche la ripresa della parolaccia?
F.M.: “L’unica che veramente usa molto le parolacce è Ilenia, il personaggio di Grace. Per il resto non mi sembra ci sia una sovrabbondanza di scurrilità rispetto ad altri film. Poi ci si basa su un linguaggio moderno, che necessita dunque di una certa vena realista, di cui fanno parte anche le parolacce. A parte la storia finta in sé, si cerca di rendere vero tutto quello che succede.”
D.A.: “Si parla spesso di improvvisazione, ma bisogna anche ricordare che alla base dei film c’è una sceneggiatura che è possibile manipolare e adattare per sentirla meglio addosso. Capita che, magari, la sera prima mentre sei a cena o si fa qualche prova, arriva un’idea che comincia a prendere forma. Si tratta di avere affinità e quando c’è le idee possono venire accolte dai tuoi colleghi. Bisogna confrontarsi continuamente. Se lavori con persone capaci in questo allora si forma una buona alchimia e si continuano a costruire progetti, anche futuri. Come con Vincenzo, che è una brava persona, onesta, e alla base della sua bravura c’è tutto questo.”
V.S.: “L’affinità è qualcosa che si costruisce nel tempo e poi, per l’appunto, va affinandosi pian piano. Credo che si tratti di qualcosa di culturale e riguarda la stessa maniera di intendere il lavoro e la vita. Magari si possono avere idee diverse, ma basta che ci sia rispetto e una certa intesa.”
Elda Alvigini: “Devo ringraziare Francesco Micciché che mi ha chiamata per il provino e poi mi ha confermata. Non ho dormito finché non sono arrivata sul set visto che mi aspettava il confronto con due mostri sacri come Diego e Vincenzo. Sono due colleghi fantastici e generosi. Poi, non essendo solamente una donna di cinema, ma venendo dallo spettacolo, l’improvvisazione mi parte naturale e per me è stato bellissimo vedere che, invece di bloccare tutto, mi venivano dietro. Anche il lavoro con Rosita è stato fantastico. È una collega intelligentissima e un’ottima compagna di scena.”
Rosita Celentano: “Anche io sono stata felicissima quando mi hanno chiesto di fare il provino per il film. Sapere di poter lavorare con Diego e Vincenzo mi bastava, non avevo neanche bisogno di leggere la sceneggiatura. Diego lo conoscevo da tempo, Vincenzo invece l’ho tampinato per quasi un anno, quindi tutte le strade si sono conciliate. Al principio il mio personaggio nasceva come una donna austera e benestante, ma alla fine è stata arricchita dal fatto di aver avuto un padre che si è mangiato tutto e un marito che ha rimesso in piedi l’azienda di famiglia. Mi piaceva, quindi, questo non dover tirare fuori il solito lato forte, ma poter mostrare un risvolto più da imbranata. Lavorare poi al fianco di Elda è stato fondamentale, il suo essere coatta mi portava a dare tutta una rigidità necessaria al mio personaggio.”
Dino Abbrescia: “Mi sono molto divertito sul set, anche se tra due come Salemme e Abatantuono è difficile riuscire ad infilare le proprie battute. Ero un po’ il servo con due padroni della situazione. Poi è bello poter fare un film con la propria compagna, peccato poi doverti organizzare per le baby sitter!”
Susy Laude: “Voglio ringraziare gli autori, perché quando un personaggio è scritto così bene non si deve far altro se non ripetere le battute. Sono stata felice di essere stata questa wedding planner e di aver dovuto gestire questi ragazzacci che scappavano da una parte all’altra.”
Valeria Bilello: “Sono contenta di aver lavorato con questo gruppo e i giovani del film sono stati una sorpresa. Poi con Lorenzo Zurzolo, che interpreta mio fratello nel film, c’è stato uno di quei tipici momenti del cinema in cui, appena conosci una persona, devi già girarci le scene più drammatiche. Ed eccoci quindi su una spiaggia, a piangere, con una bottiglia di alcol in mano. Però è proprio in questi casi che nasce la magia.”
E per i giovani “compromessi”, che vivono un amore molto classico in un’epoca social, pensate sia davvero possibile avere ancora il colpo di fulmine faccia a faccia? E che esperienza è stata questa per voi?
Lorenzo Zurzolo: “È stato un grandissimo onore lavorare von Vincenzo e Diego, anche se è difficilissimo rimanere concentrati quando ci si trova con due personalità tanto comiche, come hanno dimostrato essere anche sul set. Bhé, se prima il colpo di fulmine accadeva magari in un locale, ora si dà piuttosto uno sguardo su Instagram. Poi sicuramente dopo ci si conosce meglio, ma molte storie cominciano così.”
Grace Ambrose: “Spero di aver reso giustizia all’idea che gli sceneggiatori avevano della loro Ilenia. La sfida più grande è essere credibile e riuscire a schierare il pubblico verso la storia di questi due ragazzi e sperare in un lieto fine. I social? Io lo sono molto poco, anche se sto imparando. Quindi sì, credo ancora al colpo di fulmine.”