David Cronenberg racconta The Shrouds – Segreti Sepolti: “Il corpo è tecnologia, la tecnologia è corpo”

David Cronenberg parla con la stampa italiana del suo nuovo film, The Shrouds - Segreti Sepolti, nelle sale italiane dal 3 aprile 2025 dopo il passaggio a Cannes 2024.

“Credo sia appropriato, dato il film che ho girato, che io sia presente solo virtualmente a questo incontro”. Così scherza David Cronenberg, in occasione della presentazione alla stampa italiana del suo nuovo film, che si chiama The Shrouds – Segreti Sepolti e arriva nelle sale italiane il 3 aprile 2025 per Europictures e Adler Entertainment in circa 100 sale. L’Italia è il primo paese a salutarne l’uscita dopo il passaggio in concorso al Festival di Cannes 2024. Protagonista Vincent Cassel – con lui anche Guy Pearce, Diane Kruger e Sandrine Holt – nella parte di un visionario imprenditore rimasto vedovo che, per elaborare lo shock della perdita, escogita un meccanismo di sepoltura che consente di mantenere un intimo e sconcertante contatto con il corpo dei cari estinti. Si può immaginare qualcosa di più croneberghiano?

David Cronenberg Cinematographe.it

In effetti, lo scandaloso legame tra corpo e tecnologia ne ha segnato la carriera dagli esordi dei tardi anni ’60 a The Shrouds – Segreti Sepolti, ma David Cronenberg non crede che la sua opera anticipi tendenze e ossessioni contemporanee. Per lui, un (suo) film è solo un film. “Non mi sono mai considerato un visionario. Ho sempre osservato e provato a capire la condizione umana, che è qualcosa che sperimentiamo tutti. Se alcune delle cose che ho creato possono sembrare visionarie, è per puro caso. Non ho mai avuto l’intenzione di fare profezie”.

Certo, l’idea di tecnologie talmente sviluppate da consentire una sorta di prossimità con chi non c’è più è in grande sintonia con l’attualità. “Ho letto di recente un articolo che parlava di persone che, in conseguenza di un lutto, hanno hanno autorizzato la creazione, tramite l’intelligenza artificiale, di un avatar – non un robot, dunque, una cosa incorporea – con la voce della persona defunta”. Che una procedura del genere sia d’aiuto o no, “dipende dalla sensibilità di ognuno. Io non lo farei, ma comprendo il desiderio di non lasciare andare le persone che ami. È uno dei temi del film”.

The Shrouds – Segreti Sepolti di David Cronenberg è corpo”è autobiografico e pura fiction nello stesso tempo

The Shrouds David Cronenberg - cinematographe.it

La morte è centrale nel discorso del film ma sarebbe azzardato, precisa David Cronenberg, interpretare questa storia – e, per estensione, la sua intera filmografia – da un punto di vista spirituale. “Sono ateo come il protagonista del film, Karsh. Se sei ateo, non credi in uno spirito slegato dal corpo e in un aldilà. I miei personaggi la pensano come me. Nel mio film precedente, Crimes of the Future (2022), si diceva che il corpo è realtà (body is reality): quando il corpo muore, muore anche la realtà”. Eppure, l’intelligenza artificiale schiude possibilità inedite. “Si potrebbe utilizzarla per creare un paradiso artificiale dove gli avatar di gente morta possono passare il tempo. Finirebbe per diventare una strana religione che permette di pensare a un dopo vita, ma non ci credo lo stesso; essendo ateo, per me ogni religione è una frode. Karsh accetta che le cose finiscano, quello che vuole è restare in contatto con il corpo della moglie. Cerca un rapporto reale, diverso da quelli indotti dalla religione”.

L’ispirazione di The Shrouds – Segreti Sepolti è dolorosamente reale. “Nel 2017 ho perso mia moglie (la montatrice Carolyn Zeifman, ndr), siamo stati sposati per 43 anni. Avevo pensato di smettere con il cinema, dal momento che lei era una parte così importante della mia vita e del mio lavoro. Ma ho capito che avrei dovuto affrontare in un film le questioni del lutto, dell’amore, della vita e della morte, filtrandole con la mia esperienza”. Detto questo, non bisogna esasperare l’autobiografismo del film. “Nel momento in cui cominci a scrivere la sceneggiatura, diventa tutto fiction. Questo succede perchè sono i personaggi a dettar legge. Non importa cosa ti spinge a scrivere, sono loro a spiegarti chi sono e a mostrarti la direzione. Non c’è più autobiografia, allora, ma solo finzione”.

Non crede che spetti all’autore definire moventi, temi e connessioni più o meno sotterranee nella sua opera. “I miei film sono ovviamente connessi perché li ho girati tutti io, ma non mi capita di pensare al passato quando sono sul set. Per me è come se fosse ogni volta il primo film. Certo, ora ho più esperienza, ma ogni mio lavoro è un universo autonomo. Credo che la funzione dei giornalisti e dei critici sia questa: spiegare in che modo le opere di un regista si colleghino le une alle altre. Tra l’altro, i miei film non li vedo da decenni!”. Non ama analizzarsi criticamente anche perché a mancargli è “la prospettiva, la giusta distanza. Sono sempre dentro la mia testa! Siete voi che dovete dirmi di cosa parlano i mei film, io ne faccio uno alla volta e non ho un piano complessivo all’interno del quale collocarli. Mi piace ascoltare la vostra opinione”.

Il ruolo della tecnologia e l’ipotesi Elon Musk

The Shrouds - Cinematographe

Quanto al versante spionistico, l’impasto di genere che si sovrappone a quanto The Shrouds – Segreti Sepolti ha da dirci su vita, amore e morte, David Cronenberg risponde così. “Nel film c’è un elemento di cospirazione, e in parte dipende dal fatto che la condizione umana è un vero mistero. Puoi vivere con una persona per 43 anni e quando finisce ti restano ancora delle domande in sospeso, della conversazioni da fare, delle questioni da esplorare insieme. Ogni persona è un universo complesso. Nel film, un modo di gestire il mistero, da parte dei personaggi, è di raccontarsi che esiste un complotto e che, se si riesce a dipanarne il filo, è possibile arrivare a un certo grado di comprensione. Ma è un’illusione convincersi di essere gli unici ad aver capito come stiano davvero le cose”. Per quella che è la sua esperienza, di vita e di cinema, “nessuna di queste strategie funziona, neanche girare un film. Il lutto non scompare. E la persona che non c’è più, non se ne va via davvero”.

Non c’è una ragione particolare per cui il film fa riferimento a realtà estranee al nativo Canada come Budapest e l’Islanda, precisa David Cronenberg. Il punto è che “ho lavorato con un produttore ungherese e ho tanti amici in Islanda! Mi sembravano due culture europee particolari. Una molto antica e l’altra, quella islandese, radicalmente diversa dalle altre. Ho cominciato a pensare come il personaggio: dove installare i cimiteri high-tech di Karsh? Mi sono detto che doveva succedere in paesi diversi dal Canada, con problemi economici, religiosi e politici differenti. Il suo è un business in espansione. Ma non dovete pensare troppo alla mia scelta; poteva trattarsi benissimo di altri posti”. Una cosa su cui il maestro canadese è d’accordo con la stampa è l’idea di fondo (veicolata dal film) per cui, cambi pure la tecnologia, i bisogni dell’uomo sono sempre gli stessi.

Il corpo è tecnologia e la tecnologia è corpo. Negli anni ’40 e ’50 si pensava a una tecnologia extraterrestre, portata agli umani da soggetti non umani. Ma, per me, la tecnologia è sempre stata un’estensione del corpo. Anche l’intelligenza artificiale è un riflesso dei nostri corpi. La tecnologia non ci fa trascendere chi siamo, è il nostro riflesso. Può fare cose orribile e magnifiche, proprio come noi”. Chiusura sull’attualità e conseguente precisazione: il personaggio di Karsh, imprenditore visionario che vuole cambiare il rapporto tra fisicità e tecnologia, è una satira/ritratto/omaggio/denuncia di Elon Musk? “Karsh non è un businessman di successo come Musk, e non credo che avrà aspirazioni politiche. Non intendevo criticarlo. Tra l’altro io guido una Tesla e non ho in programma di mollarla; ho una relazione con la mia auto che non ha niente a che fare con Elon Musk! Il film non parla del mondo di oggi”. Ciò detto, “viviamo in tempi interessanti!”.