Denise Tantucci parla di Buio: “Un film che riflette sugli effetti di una società autoritaria”
L’intervista a Denise Tantucci, attrice protagonista di Buio, sulla sua interpretazione e i temi dell’originale film diretto da Emanuela Rossi.
Stella, Aria e Luce sono le tre protagoniste di Buio, il lungometraggio d’esordio di Emanuela Rossi. Tre ragazze rinchiuse in una casa isolata dopo la morte della madre. Qui il Padre le tiene lontane da un mondo esterno che descrive loro come pieno di pericoli e sconvolto da un’eruzione solare. L’uomo instaura all’interno dell’abitazione una sorta di micro-società patriarcale fatta di costrizioni e soggiogamenti, che inizia ad incrinarsi nel momento in cui Stella comincia a prendere coscienza della situazione in cui lei e le sorelle si ritrovano, avventurandosi nel mondo esterno. Abbiamo intervistato proprio Denise Tantucci, l’attrice protagonista che interpreta Stella. Questo ciò che ci ha detto in merito al lavoro da lei svolto e ai messaggi contenuti nel film, disponibile dal 7 al 21 maggio su mymovies.it.
Denise Tantucci, attrice protagonista di Buio: “Il processo di costruzione del mio personaggio è stato lungo e complesso”
Come vi siete rapportate voi giovani interpreti, con dei ruoli così particolari, intensi e complessi? Stella poi in particolare ha un personaggio con un’evoluzione significativa e una strutturazione emotiva non da poco
Denise Tantucci: “Avere la possibilità di interpretare ruoli con variopinti e complessi è una fortuna, ti dà la possibilità di scoprire molto. Il processo di costruzione del personaggio è avvenuto con lunghi mesi di preparazione con Emanuela. Gaia ed io abbiamo prima dovuto stringere un rapporto solido che ci permettesse di sentirci in intimità per restituire il sentimento di sorellanza che volevamo comunicare, e poi tramite Emanuela abbiamo definitole sfumature con cui caratterizzare i personaggi.”
Il fatto di non dare un nome al Padre e i nomi delle protagoniste (Stella, Luce, Aria) sono scelte che contengono un significato particolare e una chiave di lettura?
“I nostri nomi evocano ciò che ci è stato tolto. Per il mio personaggio, Stella, si fa riferimento al cielo, che non ci è più dato modo di osservare perché chiuse in casa. Non dare un nome al padre, poi, significa conferirgli un’aura di mistero e autorità con i quali lui voleva sovrastarci.”
Denise Tantucci: “Attraverso il percorso di Stella possiamo ragionare sul significato della libertà”
Sono molti i temi su cui Buio si avventura attraverso la sua storia. Una riflessione significativa sul mondo attuale, nei suoi rapporti tra i generi in primis. Qual è la tua riflessione in merito alla lotta al patriarcato che emerge chiaramente dalla vicenda? C’è poi un momento in cui è effettivamente possibile che attraverso Stella ci sia la tentazione di passare da un patriarcato ad un matriarcato?
“Il padre comanda, all’interno della loro famiglia, impone regole non comprese e seguite ciecamente, ma è Stella che effettivamente manda avanti la casa, insegnando loro l’italiano e la matematica, tenendole in forma, mantenendo accesa in loro una speranza non verbale, ma espressa tramite i programmi giornalieri. E mi sono resa conto sulla mia pelle, in questi giorni di quarantena, che l’avere un programma ti permette di andare avanti, ti tiene vivo, e questo è quello che fa Stella con le sue sorelle/figlie. E ovviamente questo è anche una critica a molte realtà tutt’oggi esistenti, in Italia ma anche all’estero, di un patriarcato che non lascia le libertà che spettano di diritto alle donne della famiglia.”
E per quanto riguarda il tema di una società autoritaria e oppressiva, si può leggere anche in questa chiave l’opera?
“In questa chiave è stata girata la parte del “fuori”. Nonostante Stella acquisti la libertà uscendo di casa, il dinamismo contemporaneo è opprimente e lo scopre presto. A mio avviso, il film offre un bello spunto di riflessione sulla ricerca di un equilibrio tra la sicurezza del nido famigliare e le opportunità (infinite, e per questo opprimenti) che la società di oggi ci offre.”