Dieci Minuti: Maria Sole Tognazzi e il cast parlano del film, tra curiosità e piccole verità [VIDEO]
Il cast di Dieci Minuti incontra la stampa per parlare del film tratto dal romanzo di Chiara Gamberale, nelle sale italiane dal 25 gennaio 2024 per Vision Distribution.
Il 25 gennaio 2024, per Vision Distribution, esce in circa 150 sale Dieci Minuti, il nuovo film di Maria Sole Tognazzi con Margherita Buy, Barbara Ronchi e Fotinì Peluso, liberamente tratto dal romanzo Per dieci minuti di Chiara Gamberale. Erano tutte presenti, regista, scrittrice e interpreti – c’era pure la sceneggiatrice Francesca Archibugi – per il tradizionale incontro con la stampa. A dare il via ci pensa la regista. “Il libro aveva un’idea forte e non mi riferisco solo ai dieci minuti” racconta Maria Sole Tognazzi “ma anche al racconto di una donna che decide di ricominciare a vivere. Il dolore ti fa chiudere in te stesso, qui invece bisogna sforzarsi di guardare gli altri. D’altronde, separazione e abbandono hanno sempre trovato spazio nei miei film. E questo” prosegue ironizzando sulla pigrizia delle etichette, “è indubbiamente un film al femminile. Ecco, l’ho detto” .
Soggetto e sceneggiatura di Francesca Archibugi. Scrive per gli altri e non solo per sé, perché “è un bell’esercizio di contrazione dell’ego. Ho sempre pensato, mentre scrivevo, alle cose che Sole avrebbe fatto sul set e alle idee che avrebbe scartato”. Tutto è cominciato con una domanda. “Si può trarre un film da questo libro, ci hanno chiesto? Ho pensato fosse una grande idea e mi sono detta, proviamoci”. Il film è la storia di Bianca (Barbara Ronchi), che dopo la traumatica separazione dal marito sprofonda in una crisi esistenziale. Ne uscirà grazie all’aiuto della sorella Jasmine (Fotinì Peluso) e della dottoressa Brabanti (Margherita Buy), che le propone un’insolita ma efficace terapia. Dieci minuti, solo dieci minuti della sua giornata, da riservare a esperienze inedite, a cose inaspettate e un po’ folli. Per aprirsi alla vita e guardare il mondo e gli altri con occhi nuovi.
Questo il film, a monte c’è un romanzo. E una scrittrice, Chiara Gamberale, che svela il parallelismo tra le difficoltà della protagonista e le trappole del suo anno orribile, il 2012. “Proprio allora è finito il mio matrimonio e hanno cancellato il programma radiofonico a cui lavoravo da un decennio. Ho parlato con quest’analista, un po’ sciamanica, che mi ha consigliato le prove dei dieci minuti. Me l’ha detto in maniera scherzosa, ma a me piacciono le stranezze. I dieci minuti sono una cosa importante, non soltanto perché lavano via l’ossessione che ti divora in quel momento, ma anche perché ti abituano, senza accorgertene, ad accogliere le novità. Andrebbero fatti sempre, non solo quando le cose vanno male, un po’ come come il tagliando della macchina”.
Dieci Minuti: una regista e una protagonista che si sono cercate per anni – L’intervista VIDEO a Maria Sole Tognazzi, Barbara Ronchi e Fotinì Peluso
Per Chiara Gamberale non è un libro come gli altri. “La differenza è che in genere le mie storie non offrono soluzioni precise”. Non ha la sindrome dell’autrice/ore che soffre le intromissioni del cinema. “Non nutro un attaccamento di questo tipo, mi sono incantata a guardare il film”. Il film è diverso dal romanzo, “che aveva un tono più leggero, da commedia”. A spiegarci qualcosa in più degli antefatti di Dieci Minuti è la brava protagonista, sempre più lanciata, Barbara Ronchi. Ricorda il primo incontro con la regista, “in occasione del cinquantesimo compleanno di Pierfrancesco Favino”. Completa il discorso Maria Sole Tognazzi. “L’ho incontrata a questo compleanno, in realtà io stavo parlando con Alessandro Tedeschi, con cui avevo lavorato in Petra e che nel film è il marito di Barbara. Anche nella vita sono compagni, per cui ho avuto davvero un’idea malefica (a farne una coppia in crisi, ndr)! Alessandro mi ha detto che c’era anche Barbara, quella sera, così l’ho scansato e mi sono precipitata da lei”.
La studiava da un po’, a debita distanza. “L’avevo vista in Fai bei sogni di Marco Bellocchio. Qualche volta a teatro, a sua insaputa. Ci siamo conosciute e ci siamo dette, lavoriamo insieme. Questo qualche anno fa”. Entrando nel film, Barbara Ronchi – qui sopra la video intervista insieme a Maria Sole Tognazzi e Fotinì Peluso – non riusciva a capire “come Bianca potesse rifiutare il principio di realtà. Poi Francesca mi ha spiegato che per alcune persone c’è questo scarto tra la vita com’è e come si vorrebbe che fosse. Per alcuni è un aiuto per vivere meglio, per altri, Bianca è tra questi, è una condanna. Avevo un po’ il pudore per il fatto che il film sarebbe stato diverso dal libro, ma Chiara mi ha detto che era molto curiosa di vederlo”.
La terapeuta fuori dagli schemi che rimette in sesto la vita di Bianca è interpretata da Margherita Buy. L’insolito carattere del personaggio le è piaciuto parecchio. “Lei è sicuramente una donna che fa poco per essere amata, ma è importante comunque, per la protagonista, sentirsi capita da questa donna scontrosa”. La crisi della protagonista, spiega Margherita Buy, “è qualcosa in cui il pubblico saprà ritrovarsi, al di là del tipo di perdita. Mi piace poi che il film sia quasi un giallo, per come racconta le cose. Se mi chiedete dei miei dieci minuti, beh, mi andrebbe di fare la psichiatra e prescrivere cose alle persone che mi vengono a parlare!”. Altro personaggio fondamentale per la rinascita di Bianca è la sorella Jasmine, interpretata da Fotinì Peluso. Entusiasta, “mi sono innamorata di lei”, ha notato una simmetria importante tra le due sorelle. “Jasmine aveva ugualmente bisogno di Bianca. Si incontrano al momento giusto”.
Come superare abusate etichette quando si parla di un film
Spostandoci sul versante tecnico, Maria Sole Tognazzi commenta la scelta di registrare le musiche a Abbey Road. “Si tratta di uno studio carissimo, è vero, ma è anche il più attrezzato per questo tipo di lavoro”. Autore della colonna sonora è “Andrea Farri, avevamo già lavorato insieme in Petra. L’impianto musicale del film è molto preciso, avevo le idee chiare sulla colonna sonora. Mi piace lavorare da subito con il compositore”. A proposito della struttura narrativa di Dieci Minuti – avanti e indietro nel tempo – spiega che “alcune cose ci sono sempre state, altre no. Il film è cambiato poco, in sala di montaggio. I piani temporali sovrapposti erano una scelta di scrittura stabilita con Francesca, le piccole anticipazioni no. Ecco, i flash sono stati una scelta di montaggio”.
Film al femminile, per sole donne, dunque? Neanche per sogno. Maria Sole Tognazzi rifiuta etichetta e relative implicazioni. “Vero che le donne sono sempre state al centro del mio sguardo, me ne accorgo ora che me lo fate notare. Ma in fondo io provo a fare il contrario di quello che, nel cinema italiano, è stato fatto negli ultimi cinquant’anni. Faccio questo film con tante donne e per le donne? Certo, spero anche che possano riconoscersi nella storia. Ma i film io li giro per il pubblico. Mi piacerebbe che gli uomini cogliessero l’occasione, grazie a questa storia, di vedersi con occhi diversi. I loro dieci minuti: chiedersi chissà come sarei, se mi svegliassi nel corpo di una donna”.
Il pubblico di Chiara Gamberale è molto trasversale. “In occasione del decennale del romanzo, la casa editrice ha organizzato una celebrazione, invitando i lettori a scrivere i loro ricordi sul libro. Beh, sei messaggi su dieci erano di uomini. Tempo fa” prosegue “usciva uno dei miei primi libri e c’era questa frase di lancio che diceva più o meno: Chiara Gamberale, la scrittrice d’amore letta anche dagli uomini. L’ho trovata un po’ offensiva, non so se per la parte della scrittrice d’amore o per il riferimento agli uomini”. Che un certo genere di etichetta abbia fatto il suo tempo ce lo ricorda anche Fotinì Peluso. “Non credo che l’uomo sia ai margini – poi non mi piace pensare ai personaggi di un film in questi termini – perché qui è il motore che mette in moto la storia. Non voglio parlare di film al femminile. Se ci fossero solo uomini in una storia, voi non parlereste di film al maschile, no? Direste solo film”.
Maria Sole Tognazzi non condanna il personaggio di Nic (Alessandro Tedeschi), il marito di Barbara. Con tutti i suoi limiti, si sforza di capirlo. “Si comporta un po’ da stronzo, ma anche lui ha le sue ragioni, tutti le hanno”. Uno degli elementi più importanti, nello scivolamento dal piano letterario al cinematografico, è il cambiamento di tono, certamente più malinconico nel film che nel romanzo. Ci spiega il come e perché di questa scelta Barbara Ronchi, portando un esempio concreto. “Nel film spunti di commedia ci sono, penso a uno dei primi dieci minuti di Bianca, quando partecipa al funerale di uno sconosciuto. Lì si poteva far ridere con facilità, ma con Sole ci siamo dette: come sarebbe vivere davvero un’esperienza del genere? Perché tu lì sei straniera, ma gli altri stanno soffrendo”. Lavorare al film, è stato soprattutto “uno stare in ascolto degli altri, delle proposte degli altri. Qui mi veniva chiesto di stare a guardare. E se il mio personaggio ascolta, tutti gli altri sbocciano”.