Francesco Carrozzini parla del film Franca: Chaos and Creation
Francesco Carrozzini presenta Franca: Chaos and Creation, un omaggio alla madre Franca Sozzani, storico direttore di Vogue Italia.
Penso sia bello lasciare una traccia anche se in realtà, la traccia più bella la lasci con i figli. Ma se la lasci indipendentemente dalla tua famiglia, diventi parte della storia.
Franca Sozzani
È stato presentato a Roma il 22 settembre Franca: Chaos and Creation, il documentario incentrato sul leggendario direttore di Vogue Italia scomparsa lo scorso 22 dicembre 2016, dopo aver lottato a lungo contro il cancro. A raccontare questa figura ormai diventata leggendaria, il figlio di Franca Sozzani, il fotografo Francesco Carrozzini, affiancato dal produttore Daniele Di Lorenzo. Al suo primo lungometraggio, Carrozzini ha voluto ricordare così sua madre, realizzando un ritratto intimo che è allo stesso tempo il testamento di questa figura che, come nessun’altra, negli ultimi venticinque anni è riuscita a lasciare un segno indelebile nella storia della moda. Il film di cui si è parlato molto fin dall’anno scorso, durante il debutto alla 73ª Mostra del Cinema di Venezia, alla presenza della stessa Franca Sozzani, arriverà nelle sale italiane, distribuito da M2 Pictures, per tre giornate-evento, da lunedì 25 a mercoledì 27 settembre.
Durante la conferenza stampa di presentazione del film Laura Delli Colli, presidente del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani, ha premiato il regista con un Nastro d’Argento speciale, mentre Francesco Carrozzini ha svelato dettagli sulla realizzazione di Franca: Chaos and Creation.
Com’è nata l’idea di questo documentario?
“L’idea è nata per una necessità, ovvero la morte di mio padre, avvenuta proprio poco prima di iniziare le riprese. A quel punto ho preso mia madre, l’ho portata in giro per Central Park e ho iniziato a riprenderla. All’inizio non avevo in mente di fare un film, dovevano essere solo dei ricordi, poi le cose sono andate avanti e grazie a Daniele e a tutti coloro che ci hanno supportati siamo riusciti a trasformarlo in un’avventura che ormai dura da un anno e di cui queste tre giornate nelle sale rappresentano la conclusione. Il film uscirà nei cinema di Italia e Canada, mentre, per il resto del mondo, sarà disponibile su una piattaforma digitale come Netflix.”
Quanto è durata la gestazione del film e quali difficoltà hai incontrato?
“Le difficoltà erano legate ovviamente alla mia inesperienza, dal momento che non avevo mai girato un lungometraggio e inoltre dal fatto che mia madre, che era una donna straordinaria ma anche molto difficile, non voleva che facessi questo film. Per quanto riguarda nello specifico la preparazione ci sono voluti due anni e mezzo, per un totale di duecentocinquanta ore di girato.”
Perché sua madre non voleva assolutamente che facesse il film? E perché un aspetto così importante della sua vita come l’impegno costante per grandi cause qui trova poco spazio?
“Ad un certo punto ho dovuto compiere una scelta precisa su cosa raccontare. Nello specifico ho voluto dare risalto alla creatività di mia madre, al suo coraggio, alla sua unicità, ma al tempo stesso ho voluto che il film parlasse di noi. Non volevo pubblicizzare il suo lavoro proprio per non renderla un martire. La volevo rendere una donna, una madre.
Per rispondere alla prima domanda, mia madre non voleva che facessi questo film perché non era interessata a condividere niente della propria vita privata. Non ha mai voluto pubblicizzare troppo quello che faceva e faceva molto di più di quanto credessi. Io stesso sto scoprendo ancora adesso i tanti progetti in cui era coinvolta.
A pensarci bene il nostro stesso rapporto si basava molto spesso sulla conversazione intellettuale e creativa, oltre che su un grande amore che, però, non doveva mai essere raccontato. Esattamente come nel film questo amore si sente, ma non viene mai reso esplicito.”
Che cosa hai scoperto di Franca Sozzani madre e come editor di Vogue Italia?
“Non mi sono mai veramente reso conto della statura creativa di mia madre. Ma quello che ho scoperto davvero durante la realizzazione del film è che i genitori sono esseri umani, che sbagliano, amano, anche se noi vorremmo fossero perfetti.”
Il documentario si avvale di molte testimonianze, eppure manca quella di Anna Wintour per Vogue America, nonostante la profonda amicizia che la legava a Franca Sozzani. Come mai?
“La scelta delle interviste è stata molto precisa. Volevo essere io solo a raccontare Franca privata, al punto che nemmeno sua sorella figura nel film. L’assenza di Anna Wintour è stata invece dovuta puramente ad una questione di tempi e di organizzazione.”
Ci puoi parlare dei tuoi progetti futuri?
“Sono tornato proprio ieri dalla Norvegia, dove stavo scrivendo la sceneggiatura del mio nuovo lungometraggio insieme a Stefano Bises (Gomorra). Si tratta di un adattamento di un libro di Jon Nesbø, intitolato Sole di Mezzanotte. Di fatto sarà il mio primo film creativo, che stravolgerà il libro materiale di partenza, finendo per ricordare molto, in certe atmosfere, Mystic River. Le riprese inizieranno probabilmente la prossima estate.
Penso sia molto interessante la situazione per cui uno sceneggiatore italiano scriva un film che alla fine sarà in inglese, per un regista italiano ma cresciuto professionalmente in America e un cast internazionale.
Entro fine anno, inoltre, annunceremo la creazione della Fondazione Franca Sozzani che avrà come obiettivo quello di portare avanti molti dei grandi progetti sostenuti da mia madre, come Convivio, la Mostra-Mercato benefica a favore di ANLAIDS, e l’impegno con il World Food Programme.”