Francis Ford Coppola raccontato da Michele Russo: “è innamorato della Sicilia”
La nostra intervista a Michele Russo, cugino di Francis Ford Coppola, nonché attore e regista.
Basta un fischio per riconoscersi, per indurre l’orecchio esperto a voltarsi e Michele Russo lo sa bene! L’autore del film documentario Il Fischio di Famiglia dona al Marzamemi CineFest 2024 il lato più intimo di Francis Ford Coppola, a cui è legato attraverso un dedalo di intrecci genealogici, che ci spiega con pacatezza e dedizione, partendo dalla sua essenza, da ciò che sono le sue radici più autentiche e da come la sua vita si è incrociata con quella del cugino: “Io nasco in Basilicata, a Bernalda, e così come mio fratello Gaetano studia all’Accademia di Bologna diventando scenografo, scultore, pittore, io studio al Piccolo Teatro di Milano, mio fratello Riccardo è musicista, mia sorella scultrice. Insomma noi quattro seguiamo quello che è il nostro istinto; Coppola inizia a entrare nel nostro vissuto quando riesco finalmente a ristabilire i contati, nel 1989, grazie a una coincidenza: ero al teatro di Mantova per uno spettacolo su Alberto Savinio e un amico del mio regista, parlando di una sua permanenza a New York, raccontava di come avesse incontrato Coppola con la sua fidanzata. Io ho chiesto subito notizie perché avrei voluto incontrarlo e per fortuna Carla, la sua fidanzata di Modena, ci ha dato il suo indirizzo.
Ho fatto tutto questo perché a Bernalda ho trovato una vecchia lettera con scritto ‘Auguri e felice anno nuovo. Buon Natale da Carmine Coppola’, così chiesi a mio padre chi fosse. Lui rispose che si trattava di un cugino di Francis Ford Coppola, che lo aveva battezzato nel 1926″.
L’intervista a Michele Russo, attore e regista parente di Francis Ford Coppola
Michele Russo racconta del suo stupore, ripercorrendo insieme a noi la parentela: “siamo cugini da parte di mia madre, perché la mamma di mio papà era cugina di primo grado di Agostino Coppola, il nonno di Francis, quindi mia nonna materna è cugina di primo grado col nonno paterno di Francis. Come si può immaginare ho iniziato a incuriosirmi, a disegnare un albero genealogico che parte dal 1775, quando è venuto ad abitare a Bernalda da Ugendo, in provincia di Lecce, il primo Coppola. Ho iniziato una ricerca incredibile e parallelamente cercavo di contattalo in tutti i modi; parlo degli anni ’80, in cui non c’era ancora internet, quindi se vedevo interviste in TV contattavo la redazione, ho chiamato Rai 2, una volta anche Irene Bignardi, che lo aveva intervistato per La Repubblica a Venezia, ma nessuno di loro aveva il suo indirizzo. Fu allora grazie a quella fortunata coincidenza che ho detto prima che gli scrissi il 1° aprile del 1988; lui mi rispose dopo tre mesi, avevo perso anche le speranze, mi chiese scusa per il ritardo e poi mi disse di vederci a Roma, a Cinecittà, dove sarebbe andato a settembre”.
L’attore e regista racconta del loro incontro, dal quale è scaturito “un rapporto straordinario: io l’ho potuto riabbracciare e lui ha potuto abbracciare Bernalda, dove l’ho portato immediatamente. I suoi occhi erano pieni di curiosità e di entusiasmo, era come un bambino. Se mi chiedono di descrivere Francis dico che ha la curiosità e la meraviglia di un bambino, è affamato di conoscenza; ha voglia di incontrare, di sapere. Lì ha potuto dare sfogo a questa sua fame di conoscenza, verificando quello che il nonno Agostino gli raccontava a proposito di Bernardabella (tutto attaccato!), come la chiamavano i suoi zii, che ho anche intervistato. A poco a poco tutta la famiglia si è riunita attorno alla collina di Bernalda. Coppola mi ha fatto conoscere meglio la mia e la sua famiglia. Quando fai una ricerca storica emergono tanti episodi e non solo dati anagrafici […]”.
Francis Ford Coppola e il tempo sospeso: così la Bernalda di una volta si è fossilizzata oltreoceano
Michele Russo sembra avere le scene di una vita davanti agli occhi nel momento stesso in cui lo intervistiamo; sembra ricordare quella mimica che tante volte emerge dalla nostra chiacchierata, quei tratti distintivi e inafferrabili, segni indelebili e labili di un’identità, comuni denominatori della sua famiglia, in cui si rispecchia la fisicità di Francis Ford Coppola e degli zii.
Nel prosieguo della sua narrazione ci regala altre informazioni familiari: “Agostino Coppola lascia Bernalda nel 1904 e arriva a New York, dove mette al mondo, con la moglie Maria Zasa, sette figli maschi, ai quali dice ‘fate quello che vi pare nella vostra vita, ma non perdete mai la musica’. E infatti ha voluto che tutti e sette studiassero musica; tutti sono diventati musicisti: Carmine, il papà di Francis, è stato primo flauto nell’orchestra di Arturo Toscanini, vincendo poi anche l’Oscar per le musiche del Padrino 2 – Parte II; anche zio Antonio è stato un grande musicista, ha diretto l’orchestra fino a 100 anni (è morto a 103)”.
Fa una breve pausa che profuma di ricordi, prima di dire: “Quando sono andato negli Stati Uniti ho visto ciò che eravamo, la nostra identità ferma oltreoceano. Loro hanno mantenuto il dialetto arcaico, i modi di fare, i cibi”.
Michele Russo racconta di essere rimasto basito dinnanzi a questo passato che ancora alberga in certi luoghi, nei modi e nelle espressioni dei suoi parenti, nei cibi che consumano, come “i gnumurieddi, questi involtini fatti con le interiora, o a capuzzedda”. Ci dice altresì di aver apprezzato anche la loro forza di volontà e il coraggio, quello che li ha portati ad andare avanti in una terra straniera che agli inizi del ‘900 mal gradiva gli italiani, vietandogli anche l’ingresso nei luoghi pubblici. “Agostino invece è stato bravo, non solo perché li ha iniziati alla musica e all’arte, ma anche perché li ha iniziati allo studio. Come dice anche Francis nel mio documentario gli ha trasmesso questa grande forza d’animo, questa abnegazione al lavoro, alla competizione. Agostino aveva un carattere molto forte!”
Parlando del Marzamemi CineFest 2024, che ha dedicato un omaggio al regista premio Oscar, Russo ha detto: “Francis è innamorato della Sicilia”.