Gilles De Maistre su Mia e il Leone Bianco: “pensavo fosse irrealizzabile”
Gilles e Prune De Maistre, rispettivamente regista e sceneggiatrice di Mia e il Leone Bianco, spiegano la realizzazione dell'ambizioso progetto.
Il regista Gilles De Maistre e la sceneggiatrice Prune De Maistre hanno presentato il loro film di prossima uscita – uscirà nelle sale italiane dal 17 Gennaio 2019 – Mia e il Leone Bianco, in selezione ufficiale alla 13° edizione della Festa del Cinema di Roma. Un progetto ambizioso che ha portato il regista a seguire ininterrottamente per tre anni la crescita di una ragazzina insieme a un leone bianco, noto come Thor (Charlie nel film). Proprio per la complessità del progetto, che in parte, anche se con le dovute differenze, ricorda gli obiettivi che si era posto e che furono poi realizzati da Richard Linklater in Boyhood, il regista e la sceneggiatrice raccontano il modo in cui il film ha preso vita.
Gilles De Maistre e la sceneggiatrice Prune De Maistre a RomaFF13 per parlare del film Mia e il Leone Bianco
Com’è nata l’idea di far crescere il cucciolo di leone insieme a una bambina, riprendendo la loro evoluzione per tre anni?
“L’idea è effettivamente folle. Si trattava più di una scommessa che un’idea. In realtà, successivamente, nell’attuare questa “idea” abbiamo realizzato un progetto fattibile e credibile. L’idea è nata in Sudafrica, perché abbiamo visto che i leoni allevati venivano poi utilizzati per le battute di caccia. Grazie a Kevin Richardson [zoologo] abbiamo potuto organizzare tutta la missione, anche facendo in modo che le riprese potessero essere eseguite in totale sicurezza. La scommessa non era tanto quella che il leone potesse far male alla bambina, quanto piuttosto il fatto che la bambina potesse aver paura dell’animale selvaggio.”
Il contributo di Kevin Richardson per questo film è stato fondamentale. Lo zoologo ha contribuito in qualche modo anche a definire la sceneggiatura insieme a voi?
Gilles De Maistre: “All’inizio, quando ho parlato con lui spiegandogli questa idea che mi era venuta in mente, mi disse subito che non era possibile. Sarebbe stato possibile soltanto facendo crescere il leone e la bambina insieme, ma pensava comunque che fosse un progetto irrealizzabile perché richiedeva troppo tempo per le tempistiche cinematografiche. Kevin ha messo a disposizione il suo know-how quotidiano, in seguito alle mie continue pressioni per volere assolutamente realizzare questo film.”
Prune De Maistre: “Volevo aggiungere che Kevin è stato molto utile, anche nella sceneggiatura e quando abbiamo deciso di progettare il film. Abbiamo cercato di far sì che il comportamento della bambina e del leone fosse più vicino possibile a quello che poteva avvenire in natura. Ci siamo dunque basati sull’esperienza di Kevin, anche se ovviamente ci sono alcune cose inventate, come la passeggiata tra Mia e Charlie nel centro commerciale.”
Com’è stato gestire allo stesso tempo bambini e animali sul set?
“Più è complicato, più il tutto deve essere fatto in modo professionale. Dovevamo trovare l’attrice adatta per questo tipo di progetto e, fortunatamente, abbiamo trovato una ragazza capace di gestire un leone. Dopo di che ha intrapreso un vero e proprio percorso con l’animale, che è qualcosa di davvero straordinario. Kevin stesso, nonostante la sua grande esperienza come addestratore di leoni, ha precisato che Thor era davvero speciale. Il leone non è stato addestrato, volevamo assolutamente un qualcosa di più naturale possibile. Per questo motivo, vi posso rassicurare sul fatto che non è mai stato maltrattato e che abbiamo seguito tutte le norme etiche in materia. Thor [alias Charlie] viene considerato un vero e proprio attore. Se non aveva voglia di recitare, allora per quel giorno lo lasciavamo fare.
Questo film è stato particolarmente significativo perché ha contribuito a finanziare il futuro dei leoni che hanno preso parte alla pellicola, perché sono stati tirati fuori dai rispettivi allevamenti e inseriti all’interno della riserva che abbiamo creato. Tutto sommato, la realizzazione del film è stata abbastanza facile. Abbiamo cercato di rendere chiara la questione in maniera professionale. Per noi il messaggio del film (difesa del pianeta, degli animali, della natura ecc.) è che tutto deve essere rispettato. Bisogna poter vivere in armonia nel rispetto reciproco. Volevamo, in un certo senso, distaccarci dal documentario e dagli articoli scientifici, volevamo un film che potesse toccare il maggior numero di persone, soprattutto le famiglie e i bambini.”
Nello scrivere ci sono stati momenti in cui avete dovuto cancellare, avendo sul set un leone reale?
Prune De Maistre: “No, perché sono sempre stata a stretto contatto con Gilles e Kevin. Tutto si è svolto contemporaneamente, non ho scritto una sceneggiatura in isolamento. Sono sempre stata molto attenta al fatto che il leone dovesse stare al centro. Solo in due scene mi hanno detto che potevo fare come volevo: quella del centro commerciale e un’altra che alla fine non è stata inserita nel montaggio finale del film.”
Come sono state realizzate le scene con le persone urlanti accanto al leone?
“Il paradosso del film è che non era il leone a essere rinchiuso in gabbia, ma le persone. Nella scena del centro commerciale, mentre la bambina e il leone erano in libertà, le comparse erano in gabbia, e sono state introdotte poi successivamente con gli effetti speciali nella scena. Mia e Charlie camminavano realmente nel centro commerciale, ma le persone non erano realmente intorno a loro, ma aggiunte dopo. Praticamente abbiamo attuato un processo opposto a quello che accade solitamente. In genere nelle scene col leone non abbiamo usato trucchi.
Il rapporto col leone è stato instaurato non solo dall’attrice protagonista, ma anche dall’attore che interpreta il fratello. I due “fratelli” e Kevin erano gli unici che potevano avvicinarsi all’animale. Inizialmente Kevin aveva un sacco di collaboratori che lo aiutavano con Thor, ma via via che il leone cresceva, molti di essi decisero di andarsene proprio per paura. Ad aiutare Kevin è rimasto soltanto Ryan (il fratellino Mick). Ci tengo a precisare però una cosa: dal momento che il leone conosce delle persone, non ha nessun motivo di attaccarle. Il problema è nell’altro senso, ovvero le persone che possono avere degli atteggiamenti che possono rendere violento l’animale.”