Giovanna Mezzogiorno: Educazione fisica e il duro lavoro dei genitori, “io credo sia difficilissimo”
Intervista ad una delle protagoniste di Educazione Fisica, l'opera seconda di Stefano Cipani, che ha aperto la 30ª edizione dello Sguardi Altrove Film Festival
L’apertura della 30ª edizione dello Sguardi Altrove Film Festival ci ha dato l’opportunità di parlare con uno dei membri del cast di Educazione Fisica, film che ha dato il via all’evento. L’intervista a Giovanna Mezzogiorno, presentatasi al cinema Arlecchino di Milano, in compagnia del collega Claudio Santamaria e del regista Stefano Cipani, permette di affrontare una delle tematiche più complesse che la pellicola proietta sullo schermo con fermezza ed intransigenza, puntando il dito contro una società soggetta alla perdita di valori educativi concreti e consapevoli. Cipani infatti, alla direzione del suo secondo lungometraggio, torna, con uno sguardo più rassegnato ed esasperato di quello visto con Mio fratello rincorre i dinosauri, ad analizzare il complesso e dicotomico rapporto tra la scuola e la famiglia, tra i complessi adolescenziali e le responsabilità genitoriali.
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Intervista a Giovanna Mezzogiorno, madre ancor prima che attrice
Da madre, quanto si sente colpevole un genitore per le colpe del proprio figlio? E quanto è difficile assumersi le proprie responsabilità quando queste risultano alquanto scomode?
“Io credo che per un genitore sia difficilissimo prendersi la responsabilità degli errori e degli sbagli dei propri figli ma, principalmente, perché trovo che sia molto difficile ammettere che questi sbagli siano dovuti a noi, ad una nostra mancanza e poiché, inoltre, penso che nessuno voglia caricarsi questa roba qua sulle proprie spalle, preferiamo astenerci. Tutti quanti ci asteniamo e questa è una cosa gravissima!“
Una sola domanda a cui l’attrice replica con una risposta secca, decisa, che non lascia spazio all’interpretazione o a qualsivoglia tipo di speculazione o di ritrattazione. Nell’intervista a Giovanna Mezzogiorno, l’accento viene posto sulle mancanze del genitore, sull’aspetto più scomodo e complesso che la creazione di una famiglia comporta: la responsabilità, l’insegnamento, il peso dell’educazione. Riconoscere l’errore della propria progenie significa riconoscersi sbagliati, in difetto, pronti ad assumersene la causa e, al contempo, a scontrarsi apertamente con l’effetto. Ma quel che l’attrice ne evince è una generica astensione, un generico rifiuto verso l’assunzione di responsabilità. Una chiara critica verso un modello educativo che necessità di slegarsi dalla fisicità e dall’evanescenza della giustificazione e invoca, invece, una maggior attenzione e una maggior consapevolezza del proprio ruolo; un ruolo determinante, necessario e potenzialmente salvifico per l’intera società.
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