Intervista a Giulia Morgani: per Il Guardiano del Ghiaccio “mi sono fatta internare”
Al Trieste Science+Fiction Festival 2017 abbiamo intervistato Giulia Morgani, attrice e sceneggiatrice del film thriller Il Guardiano del Ghiaccio.
Giulia Morgani, salernitana, con un percorso artistico vario e variegato alle spalle, è una dei due protagonisti del nuovo film di Salvatore Metastasio e può vantare numerose partecipazioni ad opere teatrali, cinematografiche e televisive.
Se risaliamo al 2004 la troviamo infatti in numerosi film sia indipendenti che di genere, come Nella Notte – Night Vampires di Giovanni Pianigiani, Multiplex di Stefano Calvagna, P.O.E. Poetry of Eerie di Domiziano Cristopharo, In Nomine Satan di Emanuele Cerman, Freddy Hotel e Il Resto con i Miei Occhi di Massimiliano Amato.
Ora, con Il Guardiano del Ghiaccio di Metastasio, Giulia Morgani compie anche il suo primo step al cinema come sceneggiatrice, per questo fanta-horror presentato all’ultimo Trieste Science + Fiction Festival.
Com’è nato questo progetto con Salvatore Metastasio?
“In due parole? Beh avevo tanta voglia di cambiare, sia a cinema che a teatro ultimamente mi sentivo un po’ congelata dietro alcuni ruoli un po’ ripetitivi, stantii. Quando rifai la stessa cosa troppe volte, ti viene voglia di fare qualcosa di diverso, di tuo…io volevo tanto fare qualcosa che parlasse del labirinto della mente, in particolare mi affascinava molto la possibilità di mostrare la realtà delle malattie mentali.
Il tutto era anche parte di un momento della mia vita non troppo felice, per cui mi sono detta che buttarmi a capofitto in questa avventura era la cosa migliore da fare.
Ero tentata di chiudere con la recitazione, per cui mi ero detta che se proprio dovevo chiudere e dire basta, almeno lo avrei fatto a modo mio…”
Com’è stato il modo tuo?
“Ho cominciato a scrivere il soggetto, poi la sceneggiatura assieme a Salvatore (visto che nessun voleva aiutarci) e mai prima d’ora mi era mai passato per la testa di cimentarmi in un’avventura simile, si insomma…di scrivere qualcosa.
Avevo scritto qualche corto in passato, quando pensavo di voler fare la regista, ma mai qualcosa di così complicato e difficile.”
Come ti sei preparata a questo personaggio, così difficile, atipico e fuori dagli schemi?
“Praticamente mi sono fatta internare…”
Giulia Morgani dice di aver realizzato Il Guardiano del Ghiaccio attingendo a piene mani da alcuni casi di bipolarismo e schizofrenia
Prego?
“Ti spiego, perché messa così magari fa paura! Io non volevo andare nei cliché, volevo rappresentare la realtà di chi è rinchiuso dentro un incubo ad occhi aperti, di chi ha perso il contatto con la realtà…
Ho scoperto che è molto facile farsi internare in un reparto psichiatrico, basta dire di sentire le voci o cose così, solo che poi ti riempiono di psicofarmaci, il che non era esattamente di mio gradimento.
Sono stata aiutata da questo dottore che ha preso in simpatia il mio progetto e mi ha fatta entrare nel reparto, e devo dire che mi sono confrontata con una realtà difficile e problematica, ma sorprendente nelle sue sfaccettature.”
In che senso? Parlacene meglio.
“Beh, è un mondo non esente da una forte teatralità, molti cercano costantemente un pubblico, l’attenzione… come studio per il ruolo devo dire che è stato a dir poco stimolante confrontarmi con il mondo di chi soffre di queste patologie.
Poi mi sono anche basata sui tanti reperti video inerenti i casi più estremi di bipolarismo e schizofrenia.”
E parlando della location de Il Guardiano del Ghiaccio Giulia Morgani dice:
“[La location] è la prima cosa che abbiamo selezionato. Si può dire che è stata la location a far nascere la sceneggiatura, è una cosa un po’ atipica lo so, ma è la verità.
Eravamo andati per una vacanza, per sciare, e invece poi ci siamo trovati a tu per tu con un panorama così suggestivo, così unico, che le idee sono nate da sole. Volevo scrivere di qualcosa, ma non sapevo di cosa. Quella montagne solitarie ed innevate hanno fatto nascere l’idea de Il Guardiano del Ghiaccio”
Dal punto di vista tecnico, avete creato un film claustrofobico, che si svolge in piccoli spazi angusti, in un labirinto di cunicoli e stanze oscure…
“Con Il Guardiano del Ghiaccio creare la sensazione di sbilanciamento, di claustrofobia, far vivere un vero e proprio trip allo spettatore, portarlo per mano dentro l’incubo che alberga nelle menti dei personaggi.
Il tutto è stato ottenuto con una troupe ristrettissima, pochissime persone, per un film che non ha un genere, una regia, ma passa da un elemento all’altro.”
A chi si ricollega il film? Intendo sia per il cinema che per la letteratura ovviamente…
“A livello letterario e teatrale Il Guardiano del Ghiaccio deve sicuramente molto ai lavori di Artaud, sopratutto a tutto ciò che è connesso a quando era rinchiuso in manicomio, dei labirinti della sua mente, però c’è anche molto di William Blake. Abbiamo cercato di creare un cortocircuito tematico che mischiasse decadentismo e romanticismo, rappresentati rispettivamente da me e dal personaggio di Claus.
Poi si sarà notato sicuramente quanto mi sono ispirata a Che Fine ha Fatto Baby Jane, sia per i costumi che per il tipo di personaggio, una sorta di terrificante eterna bambina instabile.
Anche Shining, sopratutto per la location, per questo albergo maledetto e diroccato, che porta alla pazzia chi vi si trova dentro.
Alla fin fine il mio personaggio fa molta pena, perché dietro i suoi vaneggiamenti è chiara la sua volontà, il suo desiderio di essere amata, il suo sentirsi sola.”