Gli Sdraiati: intervista a Francesca Archibugi, Claudio Bisio e il resto del cast
Le nostre interviste video alla regista de Gli Sdraiati, Francesca Archibugi, e al cast: Claudio Bisio, Antonia Truppo, Ilaria Brusadelli, Gaddo Bacchini.
Traendo liberamente spunto dal romanzo di Michele Serra, la regista Francesca Archibugi porta sul grande schermo, insieme a Francesco Piccolo (co-sceneggiatore), Gli Sdraiati, il film con protagonisti Claudio Bisio, Antonia Truppo, Ilaria Brusadelli e Gaddo Bacchini, affiancati da Cochi Ponzoni, Donatella Finocchiaro, Gigio Alberti, Barbara Ronchi, Carla Chiarelli, Federica Fracassi, Gianluigi Fogacci, Sandra Ceccarelli, in uscita nelle sale italiane con Lucky Red dal 23 novembre in 300 copie.
Durante la presentazione del film abbiamo avuto l’occasione di intervistare la regista e parte del cast principale in modo da approfondire quanto è stato detto in conferenza stampa.
Gli Sdraiati è una commedia a tratti ironica con sfumature di drammaticità in cui a farla da padrone è il rapporto padre-figlio. Così, interpretati rispettivamente da Claudio Bisio e Gaddo Bacchini, Giorgio Selva e Tito sono, oltre a padre e figlio, due esseri all’opposto, bloccati nella loro incapacità di comunicare. Un rapporto all’estremo che non può non portare gli attori a parlare della loro esperienza di vita.
Partendo dal suo ruolo in Gli Sdraiati Claudio Bisio dice:
“[…] siamo adulti in un’epoca difficile. Sono stato figlio negli anni ’70 e mio padre era democratico… fumava la pipa, leggeva il giornale… se chiedevo qualcosa diceva si o no. Quando ero bambino non discutevo, quando sono cresciuto ho cercato di cambiare le cose. […] Adesso non riesco a dare leggi ai miei figli, non sarei capace a essere così autorevole e non ho neanche voglia di esserlo”.
E sempre l’attore ligure parla di come cambia il rapporto tra padre e figlio con la crescita di quest’ultimo, raccontando che prima con suo figlio aveva un rapporto molto più intimo e invece “da un certo punto in avanti non sono riuscito a toccarlo e questo per un padre è una mancanza di intimità. Per quanto riguarda i genitori separati , mi sono commosso vedendo me stesso nella scena in cui il figlio gli chiede perché mamma ha sbagliato e lui risponde che poteva perdonarlo”.
Circa la situazione estrema e il fato che non tutti gli adolescenti sono così Francesca Archibugi spiega: “Quando raccontiamo una storia raccontiamo sempre pezzi unici. Non tutti i padri sono così, non tutti i figli sono così. Abbiamo cercato di rendere più sapido e importante, di mettere più a fuoco questo duello che sentiamo tutti”.
Dal canto suo Gaddo si trova in linea con quanto detto dalla regista: “l’intento del film non è quello di dare un’immagine generale. Ci sono cose che non condivido e non credo che i miei coetanei farebbero”, dice, anche se avrebbe da “ridire sul titolo. A volte gli adulti non capiscono quello che facciamo noi”.
Il co-sceneggiatore Francesco Piccolo puntualizza che in questa storia a raccontare la sua versione è il padre e non il figlio, ecco perché vengono messi in risalto più i difetti dell’adolescente. “Ciò che abbiamo fatto è cercare di includere entrambi i punti di vista. Di fatto Serra parte come sprezzante rispetto ai figli per poi arrivare ai padri”.
A dire la sua anche Barbara Ronchi che nel film interpreta Annalisa, presunta nuova fiamma di Giorgio, una laureata in filosofia che si ritrova a fare la barista. “Non c’è una vita migliore di un’altra. La sdraiata apre la possibilità di un’altra vita”, dice sorridendo.
Francesca Archibugi: “Io li amo questi sdraiati non ho nulla contro di loro e spero di capisca”
La Truppo, che interpreta Rosalba, ex spasimante di Giorgio nonché ex donna di servizio in casa sua (quando stava ancora con la moglie), parla del suo personaggio dicendo che “forse lei è stata una sdraiata ribelle per poi ritrovarsi, attraverso la maternità che è una cosa spiazzante, a essere ciò che poteva nel suo piccolo […] I personaggi sono colti in un momento della loro vita e sono quei particolari che fanno la differenza”.
Francesca ha parlato poi di alcuni dettagli del film, come la scena in cui Tito e Alice guardano il cellulare nonostante sia un momento intimo; lei lo considera come un guardare fuori dalla finestra. Sul conflitto che mette in scena sostiene che sia fondamentale per la narrazione.