Gomorra 2 – Irene Maiorino racconta la sua Teresa (INTERVISTA)
Irene Maiorino, classe 1985, occhi grandi e sorriso spontaneo. Nata a Napoli, cresciuta a Cava de’ Tirreni, origini napoletane mescolate con quelle francesi della nonna materna. Diversi anni di formazione alle spalle, si trasferisce a Roma a 18 anni, si laurea al Dams e da lì esperienze teatrali, televisione e cinema. Ora in Gomorra – La Serie 2 è Teresa, un personaggio di cui vedremo lo sviluppo nella prossima puntata in onda il 31 Maggio su Sky Altantic Hd.
Arrivi ad un ruolo importante, di primo piano in una serie molto seguita ed attesa, ma hai avuto già modo di farti conoscere in altre realtà. Quando e in che modo hai capito che il tuo futuro era quello da attrice?
[Ride…] Non saprei, forse un momento preciso non c’è. Molto probabilmente quando sono andata via di casa, lì provi a credere che qualsiasi cosa sarà… sarà qualcosa! Anche solo il fatto di avere un istinto per il mestiere da attore, un istinto ragionato in questo caso. Io c’ho messo tanto per dire – anche solo a me stessa: “Faccio di questa passione il mio lavoro” e ci tengo a dire che fatico ancora tanto per questo, è necessario avere dedizione ed impegno. Io sono grata ai miei sacrifici e a quelli che hanno fatto i miei genitori per sostenermi soprattutto psicologicamente. È un lavoro complesso e voglio che Gomorra sia un inizio. Oggi ho la serenità di poter dire di aver messo un punto che rappresenta molto probabilmente un punto d’arrivo ma che deve anche essere un punto di partenza.
Ecco a proposito di Gomorra, cosa puoi dirci di Teresa, il personaggio che interpreti?
Non posso dire quasi nulla, c’è molta attesa, molte aspettative. Teresa sicuramente non userà armi di nessun genere, né fisiche, né di seduzione. Si differenzia dagli altri personaggi, anche femminili e dunque la sua unica arma è il cuore.
Il set di Gomorra – La serie è ormai collaudato. Come è andata? Come ti sei trovata con il regista e gli altri attori?
Mi sono trovata benissimo sia dal punto di vista professionale che da quello umano. Su ogni set è importantissimo che ci sia un’ atmosfera di serenità condivisa e di collaborazione. Sono arrivata quando già lavoravano da qualche settimana e la professionalità del cast tecnico è davvero di altissima qualità. La produzione ha supervisionato il prodotto in ogni fase del lavoro, insieme agli attori e ai registi. Quando si realizza un qualcosa che tende ad un grande realismo, come in questo caso, è fondamentale che ci sia questo buon funzionamento di tutti i reparti. In Gomorra è così. Il tutto condito con grande entusiasmo. Nella puntata in cui Teresa è in azione (il mio personaggio) ho lavorato prevalentemente con Lino Musella e con Marco D’Amore, con cui mi sono trovata davvero bene. La puntata è stata affidata a Claudio Giovannesi, anche lui una new entry della famiglia Gomorra (affianca nella regia Stefano Sollima, Francesca Comenicini e Claudio Cupellini), il quale provenendo dal cinema non ha mancato di condire con un’impronta cinematografica il lavoro. Inoltre, essendo anche il più giovane ed essendo anche lui nuovo all’interno del cast è stato davvero interessante cimentarci.
Gomorra – La Serie è un prodotto di grande successo, i diritti di distribuzione sono stati venduti in tutto il mondo. Alcuni setacciano il prodotto di essere poco educativo e controproducente per la realtà camorristico/mafiosa che realmente attanaglia alcune zone del nostro paese. Cosa ne pensi a riguardo?
Io credo che l’intento di Gomorra – La serie sia chiarissimo. Non c’è alcuna volontà di presentarsi come modello educativo, non c’è assolutamente l’esaltazione del male ma la pura e semplice narrazione. L’intento è stato ampiamente dichiarato nel prodotto e al di fuori di esso. Il lavoro sulla sceneggiatura lo dimostra, ovviamente resta finzione e narrazione di fatti reali. All’estero vengono trasmesse molte serie tv – penso a Breaking Bad ad esempio- in cui non viene proposto nessun modello educativo, in Gomorra avviene esattamente la stessa cosa. Non ci propongono modelli ma si racconta, con grande realismo, un fatto, una storia.
Qual è il rapporto con le tue origini, con la tua terra?
Ho un bellissimo rapporto, la mia città Cava de’ Tirreni è una culla situata in una posizione strategica, vicina al mare ma allo stesso tempo in mezzo alle montagne, ci torno ogni volta che posso. Sento molto stretto il legame con la mia famiglia in cui si mixano origini diverse con mio nonno napoletano e mia nonna francese e con provenienze culturali diverse, a metà tra arte e scienza.
Hai sperimentato vari aspetti del mondo dello spettacolo. Quale espressione artistica preferisci?
Ho solo assaporato il cinema ed è la mia più grande passione. Tutto è nato anche da un laboratorio con Daniele Lucchetti: mi piace molto lo studio dei dettagli. Quando frequentavo il Dams e ancora oggi sono prima di tutto una spettatrice, osservo moltissimo. Mi cattura il tempo sospeso del cinema, la dimensione altra che viene presentata e filtrata attraverso la macchina da presa. Ho voluto indagare questo aspetto mettendomi davanti alla macchina da presa. Il teatro, oltre ad essere fondamentale per la formazione a prescindere, rappresenta un sostegno alla conoscenza, degli altri e di te stesso.
Ultima domanda: dopo Gomorra dove vedremo Irene Maiorino?
Sto lavorando ad un progetto ma non posso svelare nulla, anche un po’ per scaramanzia…ma mi vedrete ancora.