I Fratelli Coen presentano The Ballad of Buster Scruggs: ‘ispirati dalla cultura italiana’
Presentato stamane al Festival del cinema di Venezia 2018 The Ballad of Buster Scruggs, nuovo film dei Fratelli Coen, ispirati dalla cultura classica cinematografica italiana
C’era grande attesa per la conferenza stampa dei Fratelli Coen, in concorso a Venezia con il loro western The Ballad of Buster Scruggs, girato quasi interamente presso la regione del Nebraska Panhandle, e in diversi territori del New Mexico, dove già avevano ambientato True Grit e No Country for Old Men.
Creato per essere inizialmente una miniserie, è stato poi via via modificato fino a diventare il lungometraggio che approderà su Netflix il 16 Novembre prossimo.
Più a suo agio con telecamere ed interviste, è stato Joel a rispondere per primo ai tanti addetti ai lavori che, dopo la visione di questo western ad episodi, non potevano fare a meno di chiedersi da dove fosse arrivata l’ispirazione che ha condotto i due fratelli a volersi cimentare con un’opera tanto particolare e diversa dalle loro precedenti.
“Il progetto, l’idea che vi era alla base, è in realtà connesso con la nostra cultura cinematografica, con i film che abbiamo amato” ha dichiarato Joel Coen “in particolare quel Bocaccio 70 di Visconti che per noi resta uno dei film ad episodi migliori mai fatti”.
“In generale” ha precisato Ethan Coen “abbiamo sempre amato i western certo, ma anche i film italiani degli anni 60, con la loro capacità di parlare in modo così completo ed esaustivo di più storie, di più personaggi ed universi tenendoli connessi e ad un tempo separati, frutto del lavoro di più registi e più menti”.
I fratelli Coen hanno voluto poi sottolineare l’importantissimo apporto della fotografia di Bruno Delbonnel, che utilizzando una camera digitale ha fatto di The Ballad of Buster Scruggs il primo film digitale di sempre mai diretto dai due cineasti.
Joel Coen ha voluto poi sottolineare quanto questo film gli abbia permesso di sviluppare aspetti estetici e tematici che per esempio in True Grit non erano riusciti ad esaltare, dato la totalmente diversa ambientazione dei due film.
“Gli spaghetti western? Si certo, importanti nel nostro percorso, ma per quello che riguarda questo film non hanno avuto quella centralità che magari ci si poteva aspettare. Del resto il western, almeno dal nostro punto di vista, è ancora oggi soprattutto ancora ad una dimensione prettamente hollywoodiana, classica, ed era su quella che volevamo concentrarci”.
Tim Blake Nelson, da parte sua, ha voluto sottolineare la straordinaria importanza che hanno avuto nello sviluppo della storia e del linguaggio cinematografico ad essa connesso, le diverse location nel Nebraska e del New Mexico.
“Ogni luogo doveva rappresentare la storia del western, essere al centro di un film in continuo movimento e transizione.
Un’altra cosa che, almeno per il mio personaggio, era fondamentale era infatti il collegarsi con tutta una serie di film western dove la componente musicale era preponderante, da quelli di Gene Autry a qeulli con Elvis Presley”.
Sempre Nelson ha poi voluto far capire come in ogni episodio il linguaggio cinematografico sia dovuto cambiare, mutare, e con esso anche la recitazione, che vede nei sei episodi un alternarsi continuo tra diversi personaggi e caratterizzazioni.
“Solo per la mia canzone iniziale bhe…normalmente qualsiasi altro regista l’avrebbe fatta in una sola location. Invece Ethan e Joel hanno deciso di farne tre versioni, in tre posti diversi, con una meticolosità quasi maniacale, per essere sicuri di ottenere il risultato che si erano prefissati…”
Bill Heck (la guida Billy Knapp in uno degli episodi di The Ballad of Buster Scruggs) ha confessato di aver sempre sognato di interpretare un personaggio in un film western, “ma” ha aggiunto “confesso che negli Stati Uniti tutti vogliono interpretare un personaggio o comunque essere parte di un film western. Io ho visto molti film western, forse per questo durante l’audizione ero così rilassato”.
I fratelli Coen hanno infine voluto rivendicare la “semplicità” dietro lo script di The Ballad of Buster Scruggs, il loro non essersi concentrati in modo eccessivo o intenzionale su possibili confronti o homage verso la lunga tradizione del western crepuscolare o alternativo degli anni 70, quanto concentrarsi piuttosto su un paragone o un’ispirazione visiva, più legata ai grandi classici se si vuole.