Il primo giorno della mia vita: intervista a Paolo Genovese e al cast [VIDEO]
Un dolore accomuna i cinque protagonisti di questo film, Il primo giorno della mia vita. Un dolore forte a tal punto da spingerli ad una stessa risposta emotiva, corrispondente al desiderio della morte, per poi rendersi improvvisamente conto che è possibile, partendo da essa, trovare – o ritrovare – la felicità. Una ricerca emotiva dunque è alla base del nuovo film di Paolo Genovese, che passando per il road movie, il cinema corale e il dramma prova a raccogliere e indagare le ragioni della sofferenza e del dolore che ciascun personaggio conserva e subisce. Ecco cosa ci hanno svelato Paolo Genovese, Margherita Buy e Sara Serraiocco, Toni Servillo e Valerio Mastandrea durante le interviste video.
L’attesa trasposizione cinematografica del successo letterario Il primo giorno della mia vita, edito da Einaudi nel 2018 e scritto da Paolo Genovese, che ne è anche regista e sceneggiatore insieme a Paolo Costella, Rolando Ravello e Isabella Aguilar, è finalmente giunta nelle sale cinematografiche italiane, distribuita e prodotta da Medusa Film in compagnia di Lotus Production e Raffaella e Andrea Leone.
Il primo giorno della mia vita, scritto e diretto da Paolo Genovese, cui dobbiamo uno dei film probabilmente più sinceri, sadici e chirurgici sulla relazione tra identità pubblica, privata e social – dunque sul forte contrasto tra ciò che mostriamo e raccontiamo di noi e ciò che invece releghiamo alla tastiera, alle chat archiviate, alla memoria privata e così via – qual era Perfetti Sconosciuti, è tornato per sorprenderci ancora.
Paolo Genovese infatti, adattando ancora una volta una sua opera narrativa e scandagliando la realtà quotidiana più immediata e perciò destabilizzante, regala tanto ai fan del romanzo, quanto al pubblico più generalista un film incredibilmente emotivo, riflessivo, amaro, malinconico e coraggioso, che pur di scavare a fondo nel dolore dell’anima non si ferma laddove apparentemente sembrerebbero esserci soltanto il nero della fine e poi il vuoto e la rassegnazione, scoprendo la possibilità d’esistenza di una lontana ma raggiungibile luce in fondo al tunnel.