Il Testimone Invisibile: Stefano Mordini e il cast sulle differenze del remake
Tra dettagli e personaggi, Stefano Mordini e Riccardo Scamarcio, Miriam Leone, Fabrizio Bentivoglio e Maria Paiato parlano de Il Testimone Invisibile.
Thriller, boschi, un omicidio da risolvere e i minuti contati per giungere alla verità. Pochi gli elementi de Il Testimone Invisibile, che si moltiplicano nelle diverse letture possibili della pellicola del regista Stefano Mordini, che arriverà nelle nostre sale il 13 dicembre. Remake dello spagnolo Contratiempo di Oriol Paulo, il film con Riccardo Scamarcio, Miriam Leone, Fabrizio Bentivoglio e Maria Paiato mette i dettagli in primo piano per svelare il mistero, un’attenzione che cineasta e protagonisti hanno riservato alla costruzione dei loro personaggi e che connota sia il lavoro apportato sul set che quello mostrato sul grande schermo. Una tensione di cui ci parlano Mordini e gli attori stessi, senza svelare i retroscena più reconditi della pellicola e lasciando il piacere della scoperta allo spettatore.
Stefano Mordini, ne Il Testimone Invisibile i tuoi personaggi sono quasi pietrificati in un’immobilità assoluta. Come hai lavorato suoi corpi e le posture dei tuoi personaggi?
“Ho deciso di lavorare con gli attori sulla sottrazione della fisicità. I personaggi sono stati studiati e portati in scena attraverso un lungo confronto con gli interpreti. Non c’è stato nulla di improvvisato, il che è singolare per me, che solitamente lavoro molto di istinto.”
Torni alla collaborazione con Riccardo Scamarcio dopo Pericle il nero (2016), com’è lavorare insieme?
“Il lavoro che abbiamo svolto con Riccardo ricalca una sorta di continuità. È bello poter sperimentare insieme intorno ad un altro personaggio e un’altra storia. Quando poi ci siamo messi al lavoro sull’adattamento della sceneggiatura, mi sono accorto che questo poteva essere un ruolo assolutamente giusto per lui.”
Come puoi approfondite la frase di Shakespeare sul fatto che tutti interpretano un ruolo in relazione, appunto, al tuo film?
“I personaggi de Il Testimone Invisibile cercano giustizia e si assumono la responsabilità di arrivare fino in fondo al loro obiettivo. E, per questo, non vestono più i panni di loro stessi. C’è stata una lunga ricerca da fare su questi personaggi e i loro percorsi, ma nel complesso è stata una fase del lavoro molto divertente.”
Il Testimone Invisibile è il remake del film di Oriol Paulo uscito nel 2016. Quali sono le distanze e i collegamenti che accomunano o allontanano il film?
“Il plot del film è lo stesso, ma è nella messinscena che ho voluto enfatizzare il racconto per renderlo attinente con i luoghi dell’Italia e, così, valorizzandolo. Non ero mai stato impegnato in un remake, era la prima volta e devo dire che l’ho trovata un’interessante forma di studio. Adattare un film dall’originale è un’operazione che va svolta con grande rispetto e umiltà e, alla fine di tutto, mi ha dato molto sotto il punto di vista del bagaglio conoscitivo.”
E quali sono, invece, i riferimenti al genere che ti sei posto e hai inserito nel film?
“I riferimenti si rifanno a quelli del genere più classico. Invece di attingere dal polair ci siamo diretti più verso il giallo americano. Anche Hitchcock, ovviamente. Non abbiamo fatto un film con molti tagli, volevamo una geometria della storia che costruisse intorno ad essa una certa eleganza.”
Stefano Mordini e il cast de Il Testimone Invisibile: “Abbiamo lavorato con la stessa frequenza che si percepisce nel film”
Riccardo Scamarcio, anche tu hai visto questi riferimenti nel film? E quali sono le tue opere preferite del genere?
“Il thriller è un genere che mi piace molto. Lo ricerco spesso nel mio lavoro, anche se poi alla fine il fattore determinante per accettare o meno un ruolo è la fiducia che ho nei collaboratori. Ad una certa età non si è più disposti a mettersi in situazioni di arrembaggio. Ne Il Testimone Invisibile sentivo di potermi esprimere al meglio, grazie proprio ai vari elementi che vengono posti. Come il fatto dell’entrata in scena, per me, del caso, un meccanismo che la pellicola spiega bene. E c’è tutto un ottimo rapporto con il mistero. È un film che credo piacerà molto a chi è amante del genere. Per quanto mi riguarda, il mio thriller di riferimento è sicuramente Chinatown, ma anche tutti i film di Hitchcock, primo tra tutti Vertigo.”
Hai parlato di fato, quale pensi sia l’elemento primario che motiva i vostri personaggi, sia a livello di storia che di interpretazioni?
“Nel film c’è la scelta precisa di portare in scena i personaggi con una loro frequenza precisa, che è in fondo la stessa di tutto il film. C’è il rispetto per gli stilemi del giallo classico, un certo rigore con cui noi attori abbiamo dovuto lavorare. Il mio è un personaggio in balia di se stesso, che proprio all’apice della sua carriera ritira fuori degli scheletri che gli renderanno la vita complicata. Questo, insieme a tutti i personaggi, viene raccontato in un tempo compresso, che è stato poi funzionale per la costruzione delle scene.”
Cosa pensi della collocazione natalizia in cui esce Il Testimone Invisibile?
“Trovo che sia molto bello che il film esca il 13 dicembre. Va un po’ controcorrente rispetto al prodotto solito di questo periodo dell’anno. Siamo orgogliosi di portare in scena un cinema che va contro le commedie giganti che vengono presentate a Natale.”
Miriam Leone, con Mordini come è avvenuta la costruzione di questa fotografa, che sembra quasi impalpabile e assolutamente misteriosa?
“Devo dire che è già stato un privilegio entrare nel duo artistico Scamarcio-Mordini. Loro due sono veramente una coppia, guai a chi li separa. Girare insieme in Trentino, in un bosco molto suggestivo, ci ha uniti, cast e regista, con quest’ultimo che ci dirigeva davvero nel dettaglio, scoprendo sia le nostre luci che le ombre. È stato come camminare su di un filo. Può sembrare facile, ma non lo è. La regia, i posti, i costumi, tutto era studiato per essere reso al massimo. Bisognava sistemare i volumi così che il film risultasse armonico. E la bellezza del mio personaggio è proprio nella possibilità che mi ha dato di scomporre una persona in diverse parti. C’è una dualità che, alla fine, è sempre ciò che porta alla verità.”
E come pensi venga gestita questa componente di dualità all’interno del film?
“I doppi sono nel film fin dall’inizio. Vita e morte. Verità e ipotesi. Il Testimone Invisibile ti porta lì dove non ti aspetti e questo in genere è anche intrattenimento nel senso più stretto del termine. Nonostante abbia studiato il copione in ogni sua singola parte, quando ho visto il film per la prima volta mi ha molto sorpreso, era come se non sapessi cosa sarebbe accaduto da un momento all’altro.”
Il genitore di Fabrizio Bentivoglio e l’avvocatessa di Maria Paiato sono quasi agli antipodi. Da un parte, Bentivoglio, è il dolore della perdita, e dall’altra la Paiato è un’avvocatessa che ha la forza per imporre la verità. Come avete vissuto i diversi ruoli?
F.B.: “Il mio è un personaggio che deve fare i conti con ciò che è accaduto e ciò che resta. Ma è nell’autosufficienza che trova la maniera di farsi giustizia.”
M.P.: “La mia avvocatessa ha una portata enorme. È un avvocato potentissimo, bravissimo, che porta alla storia una funzionalità per la ricerca del dettaglio. Non è stato semplice, un ruolo così importante non mi era mai stato proposto. È il teatro il palco primo su cui mi esprimo ed è stata una componente che ho riportato nel film, come richiesto da Stefano stesso. È stato un regista che mi ha spronato a entrare nelle piccole cose, proprio come quando si sta sul palcoscenico, e non mi ha mai mollato. Anche a costo di crearmi qualche paura, ma alla fine mi sono sempre sentita accudita.”