Intervista al regista Alex Proyas su Gods of Egypt, Il Corvo e Paradise Lost
Con Gods of Egypt ormai nei cinema, il nome di Alex Proyas è tornato sulla bocca di tutti. Il regista, noto per lavori come Il Corvo e Io, Robot, in quest’intervista ci racconta quanto del suo lavoro ormai sospeso Paradaise Lost è stato riutilizzato in Gods of Egypt, il processo della scelta del cast, le cose imparate dalle prime proiezioni, di come la prima versione del film fosse lunga quasi 3 ore e molto altro ancora. In più, Proyas ha anche detto cosa ne pensa del remake de Il Corvo e dei momenti memorabili che ha vissuto filmando Dark City, e anche cosa è accaduto alla sua versione di Dracula Year Zero.
Se non siete familiari con il film, Gerard Butler è nel cast di Gods of Egypt nei panni di Set, la crudele divinità che, dopo aver usurpato il trono, spedisce il regno in un’era oscura fino all’arrivo di un giovane mortale di nome Bek (Brenton Thwaites) che, dopo aver richiesto l’aiuto del potentissimo Dio Horus (Nikolaj Coster-Waldau), guiderà una ribellione contro lo spietato regnate. Le altre stars di questo film sono: Elodie Yung, Abbey Lee, Geoffrey Rush, Chadwick Boseman e Courtney Eaton.
Alex Proyas a tutto tondo: da Gods of Egypt al possibile remake de Il Corvo
Int: Ciao Alex! L’ultima volta che ci siamo parlati era il 2009 e stavi filmando Segnali dal Futuro con delle camera digitali, un po’ in anticipo sui tempi.
Proyas: È vero. Oggi le usano tutti invece. Non sono più in anticipo sui tempi, ora siamo tutti in viaggio sullo stesso treno.
Int: Sì. È interessante perché stavo rivedendo le vecchie interviste e penso che allora te stessi usando la RED. Era nel periodo del 4K e tu parlavi del fatto che le cose non potevano che migliorare in quel campo.
P: Sì. Beh, noi abbiamo continuato a usare RED cameras, ne abbiamo usata una chiamata Epic per God of Egypt che è veramente eccezionale. Ne abbiamo testate diverse ma questa è risultata la migliore di tutte. E quindi, continuano ad avere il mio voto di preferenza.
Int: Se non mi sbaglio, e qui entriamo proprio in domande tecniche degne dei più appassionati, penso abbia usato le nuove lenti Panavision nel film. È vero?
P: Sì, lenti per dettagli incredibili. Abbiamo impiegato questa tecnica nel film quando gli Dei sono ingranditi e sono alti tipo 30 metri di più degli umani. Molte volte abbiamo ottenuto quel risultato con due telecamere che riprendevano affiancate ma con lenti differenti, ricomposte poi in postproduzione. Qualche volta però abbiamo ingrandito la stessa immagine con la risoluzione della Epic e anche delle lenti Panavision, siamo stati in grado di riusare una stessa immagine più di una volta, il che ha funzionato molto bene. La chiarezza delle lenti è stata di particolare importanza in questo progetto.
Int: Dando un’occhiata su Twitter, si può dedurre che molte persone siano interessate a sapere cosa ne sia stato di Paradise Lost visto che era un progetto che stavi chiaramente seguendo, prima di dedicarti invece a Gods of Egypt. C’è qualche tecnica o elemento che avevi pensato di utilizzare in Paradise Lost che hai invece finito per utilizzare in Gods of Egypt?
P: A dire il vero, sì. Anche solo al livello concettuale di storia, le vicende di Horus e Set non sono poi tanto dissimili dalla parabola giudeo-cristiana che parla della relazione tra Michele e Lucifero. Per quel che riguarda me, sono rimasto immediatamente colpito dalle similitudini ed eccitato dalla storia di Gods of Egypt. Ma a livello tecnico e visuale, dal punto di vista di un film maker, sì ci sono molte cose che avevamo sviluppato per Paradise Lost e che ci siamo portati dietro, per così dire, rielaborandone alcune parti per Gods of Egypt. Paradise Lost era stato concepito come un progetto completamente realizzato in Motion Capture. Non completamente, ma per la maggior parte un progetto realizzato in Motion Capture. Così c’eravamo focalizzati molto per creare immagini credibili di angeli e demoni in Paradise Lost. In Gods il tutto è più basato sul Live Action, ma ci sono parecchi “crossover” tra i due progetti.
Int: Molti fan saranno stati sia interessati che frustrati in questi anni nel vederti arrivare vicino alla conclusione di un progetto, per poi vedertelo scivolare via. Hai mai sentito che la stessa cosa sarebbe potuta accadere a Gods o c’è stato un momento in cui hai pensato: “oh, aspetta un secondo, questo finirà per approdare a qualcosa.”
P: (ride) Beh, non si può mai sapere oggigiorno. Tutto è possibile. Purtroppo, il clima in cui noi film maker ci muoviamo è lo stesso per tutti, non solo per me, e molti registi si ritrovano a dover fare i conti con la frustrazione provocata dall’indecisione o dalla paura di Hollywood di portare a termine un progetto. Quando stavo girando Paradise Lost, ci stavo lavorando già da più di un anno. Ogni volta che mi trovavo nel mio ufficio nei Fox Sudios in Australia, spesso pensavo tra me “Non riesco a credere che mi stiano permettendo di fare questo film,” perché concettualmente era un film su larga scala. E come si è visto, non me lo hanno lasciato fare. (ride) Sono arrivati ad un certo punto, siamo arrivati ad un punto in cui sentivo che il budget non era sufficiente per il progetto. Eravamo semplicemente alle soglie del punto di non ritorno e tutti hanno avuto dei ripensamenti, che alla fine hanno condotto alla cancellazione del film. Gods è un film molto più commerciale, è molto in linea, il modo in cui ho deciso di affrontare il progetto è molto simile alle linee guida di film come I Predatori dell’Arca Perduta e L’uomo che Volle Farsi Re, film classici del passato che adoravo da bambino. Stavo provando ardentemente e spudoratamente a ricreare quel tipo di film classico all’antica. Il progetto è stato molto più commerciale agli occhi degli Studios ed è per questa ragione che il loro supporto è arrivato fino alla fine. Ma come ho detto, non si può mai sapere. Non si può mai sapere con i film in questi giorni, è solo l’aria che tira oggi.
Int: Che cosa hai imparato dalla proiezione di prova ad amici e familiari che ha possibilmente influenzato il film finito?
P: Non molto, il film è andato molto bene e alla gente è piaciuto sinceramente. Non posso dire di aver cambiato molto sulla base del test di proiezione che abbiamo fatto. Un film come questo, è in pratica un processo di raffinamento per via di tutti quegli effetti visivi che, in pratica, ti fanno essere in perenne inseguimento della conclusione della scena in tempo per la proiezione, in modo tale che il film poi abbia un senso coesivo. Perciò, fino alla fine, in pratica la gente guardava un insieme di scene non concluse. Alcune preview sono un insieme di scene live action perché non abbiamo scene abbastanza complete per essere viste, ma questo film è andato piuttosto bene, ed ero molto emozionato per questo. Per quel che mi riguarda, gli spettatori che lo vedranno lo ameranno, vedranno una grande e divertente avventura. Speriamo di convincerli di questo e di farli entrare in un modo di film fantasy originali che, fino ad ora, hanno avuto difficoltà a conquistarsi spettatori.
Int: Questo ci porta alla selezione del cast. Ovviamente, c’è bisogno di alcuni attori per far funzionare il film e mettere insieme il denaro. Ti va di parlaci un po’ del cast e di quale nome ha aiutato di più per incassare soldi a livello internazionale?
P: Quello che abbiamo è gran bel cast, credo. Penso che sia Gerard Buttler che Nikolaj Coster-Waldau siano degli attori meravigliosi, Gerard soprattutto sembra quello che ha reso il progetto più interessanti a livello finanziario per gli investitori. Ma, voglio dire, Geoffrey [Rush] è anche lui un attore eccezionale ,ovviamente, e ha valorizzato molto il cast. Penso che ci sia veramente un bel gruppo di persone coinvolte e come un tutto portano grande interesse verso il film.
Int: Parlaci un po’ della prima versione contro quella definitiva del film finito. Quanto durava la prima versione?
P: È un film davvero epico per quel che riguarda la storia e penso che la prima versione che abbiamo messo insieme durasse ben più di tre ore. Andava molto bene. Molte prime versioni sono molto più lunghe del prodotto finale. Qui, oltre ai soliti motivi per rendere la versione finale più corta, c’erano anche gli ovvi motivi del costo degli effetti visivi e, come detto prima, la maggior parte del film è costituito da questi. Un costo che a livello di budget non sempre ci si può permettere. Abbiamo dovuto lavorare sodo per ridurre sensibilmente la lunghezza del film alle standard due ore circa di film con la quale ci siamo trovati alla fine. Ma spero che alcune delle scene che abbiamo dovuto eliminare possano essere recuperate un giorno, se mai ci sarà una versione director’s cut magari. C’erano parecchie scene buone che abbiamo dovuto lasciare indietro.
Int: Assolutamente. Quando dici che la prima versione era lunga tre ore, questa era come una assembly cut? O era più una cosa del genere “Oh! Potrei mostrare questo.”
P: Oh, no. Non credo veramente nelle assembly cut, perché mentre stavamo facendo il film, già tagliavo scene mentre procedevamo. Quindi, arrivati al periodo di produzione, stavamo raffinando il film parecchio, quindi quando arrivava il momento di girare la sequenza ci ritrovavamo con qualcosa che di solito è considerato assemblato, ma che era una versione abbastanza buona che già ci dava l’idea del ritmo del film. In pratica, abbiamo lasciato stare l’assembly cut e saltato il processo completamente. Probabilmente c’è stata una versione di 2 ore e 45 minuti circa davvero eccezionale, che però, come ho detto, era semplicemente poco pratica.
Int: Sono certo che c’è stata una fase di pre-visualizzazione. Hai fatto una pre-visualizzazione di tutto il film?
P: Non di tutto quanto, abbiamo fatto tutte le scene complesse. Forse per il 70% del film è stata fatta una pre-visualizzazione. A differenza dei quanto avevamo fatto per Paradise Lost che era stato pre-visualizzato per intero.
Int: I fan forse sarebbero curiosi di vedere la versione di 2 ore e 45 minuti, forse c’è un modo per inserirne una copia in Blu-ray con una versione cinematografica mista con delle parti in pre-visualizzazione.
P: Sì, penso sarebbe possibile. Il problema sarebbe, ovviamente, che nel farlo sarebbe privo di significato mettere una scena che non è graficamente all’altezza del resto del film, potrebbe risultare difficile da guardare. Forse ai fan andrebbe bene, ma preferirei utilizzare il tempo per finire effettivamente alcune scene chiave scartate piuttosto che vedere un gran miscuglio di parti grezze. Come ho detto, c’era una versione, e ce ne sono state molte altre prima della versione finale. Ce ne sono state parecchie che potevano essere pratiche da finire con più tempo. So che c’erano alcune scene a cui ero particolarmente affezionato che abbiamo dovuto eliminare. Ma vedremo, al momento è un po’ tutto prematuro almeno fino a che non sapremo come andrà il film a livello commerciale. Fino ad allora, non sappiamo che cosa potrebbe accadere.
Int: Ora che sono in contatto con te devo chiedertelo, che cosa ne pensi di chi sta tentando di fare un remake de Il Corvo? È qualcosa che aspetti con ansia o sei più dell’idea di aver concluso con il film?
P: Sai, sono andato avanti e credo… personalmente credo che sia una cosa non necessaria. L’ho detto tantissime volte, ho completato il film originale in onore di Brandon [Lee] e questo è l’unico motivo per cui l’ho fatto. Sono felice di averlo fatto per questo motivo. Penso che quel film sia il suo lascito e personalmente non ho tempo per stare dietro a gente che vuole riaccendere quel film in altri modi. Così per me questa è una di quelle situazioni in cui credo che sarebbe carino se Hollywood lasciasse le cose come sono e che lasciasse che il film sia il lascito di Brandon Lee.
Int: Lo sai? Da quanto visto fino a ora, forse lo sarà.
P: (ride) Sì beh, so che ogni tanto di sente dell’uscita di un remake che poi, alla fine, non approda a niente.
Int: Parliamo di Dark City. In molti lo hanno amato. Sei sorpreso che in quest’epoca di remake nessuno abbia cercato di rifare Dark City?
P: Lo sai? Non particolarmente. Nel corso degli anni abbiamo avuto discussioni a proposito di TV show e sequel, ma niente di quei dibattiti ha mai mosso in avanti qualcosa. Niente mi sorprende. Se qualcuno ne annunciasse un remake, neanche quello mi sorprenderebbe. A Hollywood è come un gioco di questi tempi quello di rifare tutto. Potrebbe andare in entrambe le direzioni e comunque non ne sarei sorpreso.
Int: Posso farti una domanda riguardante Dracula Year Zero? Sei stato legato al progetto per un po’, ma hai mai visto la versione che poi è stata rilasciata?
P: Um, devo essere sincero. Non ho mai visto il film per intero. Ne ho visto qualche pezzo su un aereo credo, o qualcosa del genere, quindi non posso davvero fare commenti sul film. È molto diverso dalla versione del mio script. Il motivo per cui ero stato coinvolto nel progetto è perché credevo che lo script fosse fantastico, era più una rielaborazione di un personaggio iconico, ma non so se poi sono riuscire ad ottenere quel risultato alla conclusione del film.
Int: Volevo chiederti della tua versione di Dracula, dove volevi approdare con il materiale?
P: A quel tempo era una questione di budget con lo studio. La mia idea era quella di prendere possesso del personaggio di Dracula. È uno dei personaggio più usato nella storia dei film. Sentivo che potevamo ricavarne qualcosa di veramente epico, ma, sfortunatamente, tutte le nostre conversazioni erano tutti sul tagliare scene, fare delle scene di battaglie meno drammatiche, fare un progetto con un budget più basso e alla fine è tutto questo che mi ha fatto decidere di abbandonare. Pensavo che non si potesse fare quello che dicevano per quel particolare script e che tutto il progetto andasse portato ad un livello più alto.