Intervista a Coralla Ciccolini
Avete visto il film Italo uscito nelle sale il 15 Gennaio? Bene, altrimenti correte al cinema. A trasformare la storia del meticcio Italo Barocco in una sceneggiatura è stata Coralla Ciccolini, autrice televisiva ed ora anche sceneggiatrice. Ama il suo lavoro televisivo che conta successi come Sfide rotocalco sportivo della seconda serata di Rai 3, ha firmato la fiction di successo del canale History Channel La Banda della Magliana – La Vera Storia, show che si è impostato come record di ascolti di tutto il gruppo Fox e per la fiction ha scritto le 24 puntate de Il Cielo su Torino. Al cinema è approdata con Alessia Scarso – regista di Italo – scrivendo il cortometraggio Disinstallare un Amore e il mockumentary Ci Vorrebbe un Miracolo di Davide Minnella. Abbiamo raggiunto Coralla Ciccolini per un’intervista che vi riportiamo di seguito.
D: Italo si sta rivelando un piccolo successo, incassando nel primo week end quasi 400.000 euro. Come è entrata a far parte del progetto e cosa l’ ha convinto a scrivere la sceneggiatura?
R: Tre anni fa Alessia Scarso, la regista, mi parlò di Italo, un cane, a suo dire, degno di diventare uno degli eroi a quattro zampe del cinema. All’inizio volevamo raccontare la sua storia con un cortometraggio, ma dopo aver scritto la sceneggiatura mi resi conto che quella di Italo era una storia così universale, a tal punto esemplare da meritare di più: “straripava” dalle pagine, chiedeva più tempo per essere raccontata… Insomma ci voleva un lungometraggio per spiegare quel piccolo miracolo che Italo aveva fatto a Scicli. Ne parlammo con Roberta Trovato, la produttrice del nostro primo cortometraggio, e lei ne fu subito entusiasta e, a ripensarci oggi, anche decisamente folle: quel giorno, noi tre, decidemmo insieme che la nostra opera prima sarebbe stato un film con protagonisti un cane e un bambino!
D: Scicli è il luogo dove si svolge tutta la storia, come è stato “vivere” in un borgo siciliano settecentesco e quanto della presenza di Italo si sente in paese e tra la gente.
R: Scicli non è semplicemente un bellissimo borgo siciliano del settecento, non è solo un paesino in cui ci si conosce tutti e si vive come in un’unica grande famiglia. Perché se è vero che dopo tre giorni che sei qui ti senti come uno del posto, c’è da dire che Scicli ha un respiro molto più internazionale di quello che si pensa. La scuola degli artisti di Scicli di cui Pietro Guccione (che ha fatto un cameo nel nostro film) è uno degli esponenti più noti, ha reso il paese un centro d’attrazione per artisti da tutto il mondo, facendo fiorire gallerie d’arte contemporanea, mostre d’ogni tipo e incrementando la vita culturale del posto. Una delle rassegne nate in questo contesto, di cui parliamo anche nel film, riguarda proprio la figura di Italo. Alcuni anni fa gli artisti della zona furono invitati a rappresentare Italo nei loro lavori, le litografie che seguirono vennero utilizzate per una raccolta fondi contro il randagismo. Se questa è la presa che Italo ebbe sugli artisti, vi lascio immaginare quanto fu amato dalla gente del paese… Tutta la troupe è stata accolta da un calore, da un’amicizia e da una voglia di aiutarci che mai avevo provato prima.
D: Il film è uscito con la possibilità di utilizzare l’applicazione MovieReading, per portare in sala persone disabilità visive ed auditive, una bella iniziativa, come siete arrivati ad utilizzare l’applicazione?
R: Non mi sono occupata dell’aspetto tecnico dell’operazione ma so che l’idea nasce da quello che il film rappresentava per noi. “Italo”, a un livello più profondo, è una storia che riguarda la discriminazione e il rapporto con l’altro. Il giovane protagonista Meno (Vincenzo Lauretta), è messo al bando dal gruppo dei pari, ma per crescere dovrà scontrarsi e confrontarsi con loro, imparando tutti qualcosa in più sull’amicizia. Lo stesso Italo, all’inizio, e’ un randagio inviso alla comunità, solo col tempo riuscirà a farsi amare da tutto il paese. Insomma, in un film che lotta contro ogni forma di discriminazione, ci sembrava doveroso dare una possibilità in più a chi, a causa di disabilità visive e auditive, rinuncia ad andare al cinema. Un mio amico mi ha raccontato di aver visto in sala un’anziana signora non vedente in compagnia del suo cane, commossa alla fine del film. Questa, di tutte, mi sembra la scena più toccante.
D: Parliamo un po’ della sua carriera, hai iniziato come autrice televisiva, si è occupata principalmente di serie doc e factual per Rai, Mediaset e Sky, successivamente è approdata al cinema proprio con Alessia Scarso, come cambia ed evolve il lavoro da autrice tv a sceneggiatrice e in quale si rispecchia di più?
R: Amo il mio lavoro, e il mio lavoro è raccontare storie, non importa se siano per la televisione o per il cinema. In tanti anni, infatti, ho avuto la fortuna di scrivere programmi per la Tv molto narrativi: da Sfide, che racconta il lato epico dello sport, a Emozioni, biografie di cantanti italiani e non solo, fino a Sconosciuti, vite straordinarie di persone assolutamente ordinarie. Molte delle storie che ho raccontato in televisione avrebbero tutte le carte in regola per diventare la trama di un film; certo ci sono tecniche di scrittura molto differenti da un mezzo all’altro, ma il gusto di calarsi dentro una storia, visitarla in ogni suo angolo e poi restituirla al pubblico, quel sapore per me è sempre lo stesso. L’unica differenza significativa e’ il tempo: per scrivere un buon film ci vuole un anno e forse non basta, nello stesso arco di tempo in tv si possono realizzare decine di puntate di ottima fattura.
D: Cosa le riserva il futuro? Rimarrà in tv o si darà al cinema? Qualche progetto di cui può parlarci?
R: Amo scrivere per la televisione e non la lascerei mai per fare solo cinema, così come non trascurerei nuovi progetti per il grande schermo per fare solo tv. Credo inoltre che certe distinzioni, oggi, e in futuro ancor di più, tenderanno ad essere sempre meno nette. I mezzi espressivi dell’audiovisivo sono sempre più ibridi, i prodotti sempre più cross-mediali, fare dei distinguo non mi sembra molto utile.
D: Cosa può dirci per conoscere meglio Coralla e non la Ciccolini?
R: Coralla è una persona che pensa che la Ciccolini non esista, è sempre e solo Coralla.