Caravaggio – l’Anima e il Sangue. Il direttore artistico Cosetta Lagani “Un film dirompente”
Le location, la narrazione e la la consulenza scientifica del film Caravaggio - l’Anima e il Sangue, che porterà nelle sale il 19, 20 e 21 febbraio il genio italiano dell'arte.
È dedicato a Caravaggio il nuovo capitolo delle produzioni cinematografiche d’arte di Sky, titoli che hanno ideato un nuovo modo di raccontare il patrimonio artistico italiano al cinema, rendendolo ‘universale’. Ci racconta il progetto Cosetta Lagani, responsabile e direttore artistico di Caravaggio – l’Anima e il Sangue, il film prodotto da Sky e Magnitudo Film, al cinema solo il 19, 20 e 21 febbraio con Nexo Digital.
La produzione inerente la vita e le opere di Michelangelo Merisi si pone come nuovo tassello in un mosaico in perenne costruzione che ormai da qualche anno ci trasporta tra le viscere di opere e luoghi in cui hanno vissuto i grandi geni italiani. Ma perché stavolta si è deciso di fare un film su Caravaggio e in cosa si distinguerà rispetto a film, documentari e miniserie tv già prodotte in passato? Cosetta Lagani ha riposto alla nostra curiosità e anche ad innumerevoli altre, spiegandoci con dovizia di particolari cosa si nasconde dietro al film, i segreti inerenti le location e la sua opera d’arte preferita.
“Dal 2013 con Musei Vaticani 3D (seguito poi da Firenze e gli Uffizi, San Pietro e le Basiliche di Roma e Raffaello – il Principe delle Arti) abbiamo intrapreso questo nuovo filone produttivo, dialogo tra arte e cinema, che sperimenta e mette le tecnologie cinematografiche di ultima generazione (3D, 4K, 8K, Virtual Reality, Visual Effects) a servizio del patrimonio artistico italiano, offrendo un’esperienza di visione cinematografica totalmente inedita, immersiva, di forte impatto emotivo. Di conseguenza, anche il linguaggio narrativo necessitava di evolvere rispetto alla classica narrazione documentaristica: il racconto stesso è messo al servizio delle immagini, ci consente di ‘entrarci dentro’ e viverle con la massima potenza e con tutto il coinvolgimento emotivo che sprigionano attraverso le riprese in ultra definizione sul grande schermo.
Dopo la prima serie dedicata a luoghi e musei, con Raffaello – il Principe delle Arti abbiamo inaugurato il filone dedicato ai grandi artisti italiani, noti e ammirati in tutto il mondo. Tra questi non poteva mancare Caravaggio, forse l’artista più ammirato, controverso e contemporaneo. Ed anche molto ‘rock’ e attuale, in un certo senso. Entrando nel mondo di Caravaggio ci siamo infatti resi conto che esiste una vera e propria ‘Caravaggio-mania’ che parte dalle mostre a lui dedicate, tra cui l’ultima e bellissima Dentro Caravaggio, a Palazzo Reale (anche partner del nostro film), oltre che la mostra virtuale Caravaggio Experience, e poi fumetti, murales e tantissimi approfondimenti dedicati alla sua vita e alle sue opere. Anche il mondo dell’audiovisivo ha trattato molto Caravaggio, tra film, miniserie e documentari.
Proprio per questo ci siamo a lungo interrogati su come e in cosa potessimo differenziare il ‘nostro’ Caravaggio rispetto a tutto quanto già offerto, per arricchire quanto precedentemente fatto e raccontato sull’artista e garantire un’esperienza nuova, mai fatta, dirompente.
La strada che abbiamo trovato per raccontare l’ ‘Io Caravaggesco’ rompe davvero gli schemi, consente di entrare nell’animo e nei turbamenti di Caravaggio e coglierne appieno la sua personalità e contemporaneità, grazie a scelte narrative e visive innovative.
Ma l’innovazione delle scelte non è stata applicata solo al racconto dell’animo di Caravaggio, ma anche a quello delle sue opere. Con Magnitudo abbiamo optato per l’ultra risoluzione delle riprese in 8K (che permette di carpire dettagli dell’opera non visibili ad occhio nudo, di percepire la singola pennellata), mentre il team di grafici Sky ha impiegato evolute elaborazioni grafiche e di lavorazione della luce e delle ombre che enfatizzano la sensazione materica trasferita da tutte le opere di Caravaggio, che nel film sembrano prendere vita e corpo, si confondono con la realtà dando una percezione reale e quasi tattile. Un’esperienza visiva mai sperimentata prima, che lascerà senza fiato.”
Da quali fonti avete attinto per realizzare Caravaggio – l’Anima e il Sangue e a quali professionisti del settore vi siete affidati?
“Come tutti i nostri precedenti film, anche Caravaggio – l’Anima e il Sangue si avvale della consulenza scientifica e degli interventi di celebri storici dell’arte esperti di Caravaggio: il prof. Claudio Strinati, la prof.ssa Mina Gregori e la dott.ssa Rossella Vodret.
In particolare, per tutte le fonti e gli approfondimenti ci siamo affidati alle indicazioni del consulente scientifico del film, il prof. Claudio Strinati. Abbiamo naturalmente letto tutti i principali e più autorevoli testi sull’artista e le sue opere, ma soprattutto abbiamo ricostruito l’uomo Caravaggio, attraverso una ricerca documentale approfondita, ricercando, consultando, e anche riprendendo per il film, le centinaia di documenti che ci raccontano di lui, dei suoi guai, dell’uomo che è stato: documenti di processi, verbali, denunce, commissioni. Si tratta di documenti preziosissimi, custoditi nell’Archivio di Stato di Roma ma anche nell’Archivio Storico Diocesano di Milano e negli archivi contabili del Pio Monte della Misericordia a Napoli.”
Parlando delle location del film Cosetta Lagani ha spiegato:
“Per questo film siamo stati in 5 città, 15 luoghi museali tra Milano, Firenze, Roma, Città del Vaticano, Napoli e Malta. Il film tratterà circa 40 opere tra le più rilevanti della produzione di Caravaggio. Per le riprese abbiamo privilegiato i luoghi che custodiscono tutt’oggi le opere di Caravaggio nella loro destinazione originale per poterle ammirare nell’esatta collocazione per cui erano state realizzate, come le Basiliche di Santa Maria del Popolo, San Luigi dei Francesi e Sant’Agostino a Roma, Pio Monte della Misericordia a Napoli e la Concattedrale di San Giovanni a Malta. Ci saranno naturalmente anche le opere che oggi rappresentano il fiore all’occhiello delle collezioni di prestigiosi musei, come la Galleria Borghese, i Musei Vaticani, Palazzo Barberini, la Galleria degli Uffizi, la Pinacoteca di Brera, il Museo di Capodimonte. E poi gli archivi storici come l’Archivio Storico Diocesano di Milano e l’Archivio di Stato a Roma.
Non manca poi il ruolo della tecnologia, caratteristica anche questa dei nostri film, mai utilizzata fine a se stessa, ma sempre a ‘servizio di’. In questo caso, a servizio dell’arte.
Anche con Caravaggio viaggeremo nel tempo, sia in un contesto contemporaneo ed essenziale, dove abbiamo messo in scena la rappresentazione, attuale e contemporanea, dell’io Caravaggesco. Sia con una ricostruzione storica, anche in questo caso (come lo era stato per la parete d’altare pre-michelangiolesca della Cappella Sistina in Raffaello il Principe delle Arti) una ‘ricollocazione virtuale’ di una delle grandi opere di Caravaggio rifiutate e che verrà virtualmente riposta in quella che sarebbe dovuta essere la sua collocazione originale, restituendoci per la prima volta il grande impatto scenografico che avrebbe conferito a quella collocazione, se non fosse stata rifiutata e quindi rimossa.”
Ma il fiore all’occhiello di Caravaggio – l’Anima e il Sangue è una nuova modalità narrativa. Di cosa si tratta e quanto è importante per la buona riuscita finale dell’opera cinematografica?
“Su Caravaggio è già stato raccontato tantissimo. Per questo motivo ci siamo a lungo interrogati su come offrire sia narrativamente che visivamente allo spettatore un’esperienza nuova ed inedita, mantenendo l’approccio autorevole e allo stesso tempo emozionale ed innovativo che caratterizza i nostri film.
Da una parte c’è stata la scelta ‘tecnologica’ dell’8K e delle elaborazioni grafiche delle immagini, di cui ho raccontato, che garantiscono un’esperienza visiva inedita, assolutamente coinvolgente e di forte impatto. Sembra quasi che le opere ‘prendano vita e parlino allo spettatore’.
Per quanto riguarda l’aspetto narrativo, ritenevo che per questo specifico racconto la fiction ambientata all’epoca non fosse la scelta giusta. Ci voleva qualcosa di diverso, di più intimo. Entrare nell’animo e nella psiche di Caravaggio, esplorarne i turbamenti in stretta connessione con le sue opere, mettere in luce tutta la sua contemporaneità.
Partendo da questa scelta, abbiamo impostato con la sceneggiatrice l’idea del soggetto in cui l’io narrante caravaggesco (fuori campo) esprimesse gli stati d’animo di Caravaggio: non la sua vita, ma il suo vissuto interiore (i suoi turbamenti, le inquietudini ed ossessioni, la passione e l’ira) ricostruito in modo più fedele possibile anche attraverso le infinite testimonianze processuali che ci parlano di Caravaggio.
Dovevamo quindi a questo punto identificare una modalità visiva efficace per ‘mettere in scena’ questi moti d’animo, pensando continuamente all’assoluta contemporaneità e attualità di Caravaggio e al potente ‘io caravaggesco’ elaborato in sceneggiatura. Da qui l’idea: quella di rappresentare le sue emozioni in un contesto simbolico, essenziale, contemporaneo. Ne ho parlato con il regista che ha colto subito con entusiasmo la sfida ed ha trovato delle soluzioni visive davvero molto efficaci e che arrivano dritte al cuore.
Il risultato è quello che vedrete nel film: un modo assolutamente nuovo, inedito, potente di raccontare l’animo di Caravaggio e che, nonostante il contesto contemporaneo essenziale, è in realtà molto affine, simbolico e rappresentativo dell’artista e delle sue opere.”
Infine, è stato detto che nel film vedremo circa 40 opere di Caravaggio, tra di esse c’è anche la sua la preferita?
Quando gliel’abbiamo chiesto, la responsabile e direttore artistico di Caravaggio – l’Anima e il Sangue ha mostrato una leggera esitazione poiché, come asserisce, è “difficile fare una scelta dal momento che tutte le opere di Caravaggio hanno una grande potenza, sono capaci di ‘arrivare’ a tutti perché raccontano la realtà per quella che è, senza filtri ed edulcorazioni. Dovendo fare una scelta, opterei per l’opera che, in accordo con il distributore Nexo Digital, abbiamo scelto anche come poster del film, ovvero La Medusa. Quell’opera mi ha sorpresa e inquietata sin dalla mia prima visita agli Uffizi (una sindrome di Stendhal) e ha continuato negli anni ad essere la prima opera che andavo a vedere ogni volta che tornavo a visitare gli Uffizi. Il suo crudo realismo, l’espressione degli occhi, le serpi, il sangue e quella bocca bloccata in quell’urlo muto ma allo stesso tempo così assordante…”