Intervista a Massimiliano Rossi, protagonista di Indivisibili: “Gomorra mi ha dato la fama, anche se…”
Con Indivisibili di Edoardo De Angelis Massimiliano Rossi conferma la predilezione per un certo tipo di cinema che definisce di “poetica sociale”. Gomorra La Serie, invece, ha rappresentato una gran bella opportunità, ma anche un limite. Dietro all’attore napoletano c’è tutto questo, ma anche molto teatro e una laurea in Giurisprudenza.
Appena rientrato da Venezia 73, dove ha trionfato con Indivisibili, Massimiliano Rossi si è raccontato a Cinematographe in un’intervista che, partendo dal suo recente lavoro a fianco al regista Edoardo De Angelis, va a ritroso in direzione di Gomorra La Serie e poi in avanti verso il film diretto da Lorenzo D’Amelio
Direi di partire da Indivisibili, il film di Edoardo De Angelis – presentato, applaudito e premiato a Venezia 73 – in cui interpreti Peppe, il padre di Viola e Dasy (interpretate da Angela e Marianna Fontana), un uomo rude e problematico. Quali sono le caratteristiche vincenti del tuo personaggio e del film?
Ho già lavorato con Edoardo De Angelis (in Mozzarella Stories) e conosco le sue convinzioni e il suo modo di intendere un film. Peppe è un personaggio definito, inquadrato in convinzioni che sono chiare dal primo momento che compare nell’opera e che man mano vengono spiegate e motivate. È un personaggio completo e complesso, l’ho capito dalla prima lettura della sceneggiatura. La storia è ovviamente incentrata sulla famiglia delle due ragazze, ruota tutto intorno a loro e alla loro unicità. L’elemento vincente è quello, secondo me.
Dunque in Indivisibili sia tu che il regista subite un’evoluzione tangibile?
Certo, c’è stato un percorso. Dei progressi. Mozzarella Stories era strutturato in modo diverso, si incrociavano molti più elementi, molti più personaggi. Io, per quanto mi riguarda, da Mozzarella Stories a Indivisibili sono solamente invecchiato.
Nel mezzo, però, c’è stata Gomorra La Serie.
Gomorra ha rappresentato forse solamente la notorietà. Un qualcosa che sinceramente non ho mai cercato e inseguito. Nel caso poi di un lavoro come Gomorra c’è anche il rischio di un’etichetta, di un personaggio che ti rimane addosso e da cui è difficile distaccarsi. La serie è stata una grande possibilità, come ce ne sono tante nella vita.
La tua carriera di attore – principalmente teatrale – è legata alla tua città: Napoli. Quali sono i limiti e quali invece le maggiori possibilità per un attore di formazione teatrale?
Il mio lavoro come attore è legato a Napoli, ma non solo al teatro di matrice napoletana. Io credo che la formazione teatrale possa essere di grande aiuto alla duttilità di un attore. Fare teatro mi ha sempre reso una persona con un mestiere e questo mestiere è recitare. Mi ha abituato a dei tempi. Inoltre un attore di teatro è fondamentalmente un interprete emotivamente caldo.
Sappiamo che sei anche laureato in giurisprudenza e abilitato alla professione di avvocato. C’è un nesso tra l’avvocatura e la recitazione?
Sì, sono entrambi modi per incarnare dei racconti. Al pari di chi fa la giornalista – come te che racconterai questa nostra chiacchierata – o come se avessi fatto realmente l’avvocato, ciò per cui ho studiato.
Credi che lo studio sia importante?
Moltissimo. Come attore ho studiato tanto e fatto tanta pratica. Esattamente come gli avvocati. Edoardo (De Angelis) fa studiare moltissimo per un ruolo. Per Mozzarella Stories nel 2011 ho dovuto allenarmi due mesi in piscina.
Una domanda personale: che sogni avevi da ragazzo?
Sicuramente desideravo fare ciò che mi piaceva. Non ho mai pensato, però, alla carriera come priorità esclusiva, alla fama neanche. Certamente non la nego, ma non la venero. In questo lavoro il successo è importante ma, ripeto, non era e non è il mio sogno. Il mio sogno rimane la possibilità, e spero la capacità, di incarnare racconti di vita.
Quali registi piacciono a Massimiliano Rossi come spettatore?
Come spettatore mi piace molto vedere i film di François Truffaut. In Italia, ad esempio, attualmente mi piace De Angelis – e non lo dico perché sono interprete del suo ultimo film – Anche Perez è un film particolare e meritevole. Prediligo una poetica non banale, più intimistica. Non amo il cinema che dipinge un’Italia superficiale e insoddisfatta. Quel cinema mi annoia, preferisco riflettere sulla società contemporanea attraverso il cinema.
Dati questi presupposti mi sembra di capire che ci sono delle linee ben precise per quanto riguarda quelle che saranno le tue scelte future. Dove ti vedremo?
Dopo la promozione di Indivisibili, uscirà al cinema Qualcosa di nuovo, l’ultima commedia di Cristina Comencini con la bravissima Paola Cortellesi e Micaela Ramazzotti. In questo film ho un piccolo ruolo che mi ha divertito moltissimo: un batterista. Poi prenderò parte a un progetto più impegnativo, attualmente in fase di pre-produzione: un film che gireremo in Campania. Posso dire che non sarà una commedia ma qualcosa di inusuale e particolare, sarà diretto da Lorenzo D’Amelio e prodotto da Luca Vaglia, giovanissimo produttore. È un film che promette bene, interessante perché le storie legate al territorio con realismo sono belle, secondo me.