Intervista a Riccardo Rossi: vi racconto la mia ‘prima volta’
Per l’attore (e da poco anche regista) Riccardo Rossi i genitori devono essere il porto sicuro in cui il figlio può sempre tornare in caso di tempesta. Lui, che di figli non ne ha, che col suo volto simpatico e la voce spiritosa ha lasciato nella tv, nel teatro e nel cinema italiano piccoli sorsi di meraviglia e allegria adesso, dopo 30 anni di carriera, ha finalmente trovato lo spunto ideale per cimentarsi nella regia.
Il risultato si intitola La prima volta (di mia figlia): una commedia divertente, che affronta uno dei tanti dilemmi dei papà. Ma come ti è venuto in mente? Osservando i miei amici. – ha risposto l’attore romano con una voce squillante – Io sono scapolo, invece loro si sono sposati, si sono fatti una famiglia, hanno divorziato, hanno avuto i figli che crescevano e io sono stato molto a guardarli e ho visto che a un certo punto arriva questo dramma perché, quando nasce la figlia femmina tutti ti fanno i complimenti ti dicono ‘meglio femmina!’: è più gestibile, è più carina, è più educata, non risponde male, va meglio a scuola… però poi purtroppo questa figlia cresce e quando arriva questa doccia di ormoni il padre non ci può fare niente. Quando cresce il padre, da quella meraviglia che era – il paparone mio, il mio papà, me lo voglio sposare – diventa invece un soprammobile.
Addirittura un soprammobile?
Eh si, poi viene rivalutato, ma dai 16-17 anni fino ai 20 è quello. Infatti a me il papà fa un po’ pena.
Quindi ha puntato a vedere le cose dalla prospettiva maschile?
Si, invece per capire la figlia ho voluto una sceneggiatrice, Chiara Barzini, in modo da avere un aspetto un po’… femminile!
In questo film c’è un cast spettacolare, oltre a te…
Si va be’ grazie – si mette subito da parte con prontezza, ammortizzando in un attimo la timidezza – ma no… Anna Foglietta e Stefano Fresi strepitosi, Fabrizia Sacchi che è una grandissima attrice e ‘mia figlia’ che è veramente molto molto brava; ha vent’anni ma è veramente una vera professionista!
Quasi tutte le scene si svolgono attorno a una tavola imbandita che rappresenta un’opportunità di unione familiare, un momento di condivisione. Però la condivisione che metti in atto è alquanto bizzarra non trovi?
A tavola si affrontano sempre argomenti importanti e secondo me è anche una cosa molto italiana, primo perché ci piace mangiare e secondo perché la famiglia italiana si riunisce a tavola. Ora qualcuno potrebbe dire: in tutte le famiglie; sì, ma in quella italiana c’è sempre qualcosa di più; penso anche al pranzo della domenica… insomma c’è più sacralità! Comunque a tavola si affrontano grandi argomenti!
Che tipo di papà saresti?
Difficile dirlo. Mi piacerebbe essere un padre apprensivo quel giusto ma, come diceva Marcello Bernardi (che è un noto pediatra italiano): i genitori devono permettere ai propri figli di prendere il largo nel mare aperto della vita, ma devono essere sempre pronti a diventare il porto sicuro in cui il figlio può tornare tranquillamente in ogni momento in caso di tempesta. Quindi i genitori devono essere sempre presenti quando il figlio ne ha bisogno ma non devono fare nulla per trattenerlo.
Cinematographe ha una sezione dedicata all’incontro tra cinema e cibo e, visto che hai partecipato anche al programma televisivo Cuochi e fiamme e che te la cavi bene in cucina, ti chiediamo: c’è un piatto che preferisci o un ristorante in cui adori andare?
Ormai tutti sanno che me la cavo abbastanza bene ai fornelli, ma il mio piatto cult è senza dubbio l’amatriciana.
Quella col guanciale di Amatrice dico bene?
Bravissima! Proprio così
Che progetti hai per il futuro?
Un nuovo spettacolo a teatro che farò a Roma a partire da marzo, mentre ancora nulla per il cinema.