Io sono Vera: Beniamino Catena racconta la magia del film e quella pericola scena delle api
Beniamino Catena racconta i retroscena e la magia dietro Io sono Vera, il film dalla trama intricata girato tra Italia e Cile.
Io sono Vera è un film particolare, di cui risulta insidioso e fuorviante raccontare la trama, e di questo il suo regista e creatore è perfettamente cosciente, soprattutto dopo aver esperito direttamente con quanta semplicità è stata accolta l’idea del pitch del film dalla produzione cilena probabilmente più incline a realizzare un’opera vicina al realismo magico sudamericano rispetto a quelle nostrane. Così nasce il connubio tra No.Mad Entertainment, Macaia Film, Atomica e 17 Films che hanno permesso al regista di coronare il suo desiderio di girare un film sulle congiunzioni astrali nel posto più adatto sulla Terra: il deserto di Atacama con i suoi celebri osservatori. Dopo aver diretto e realizzato tanti titoli per fiction tv, Catena arriva con il suo lungometraggio pronto a far valere il proprio punto di vista, un’interessante visione del mondo che, come lui stesso dichiara, racconta tutto il mondo, comprimendo in pochi personaggi, Vera in primis, molteplici vite (età, culture, origini) che riescono a comunicare tra loro grazie a un respiro più ampio.
Come raccontato nell’incontro stampa da Marta Gastini, che interpreta la protagonista Vera (cresciuta), il corpo ricopre un ruolo fondamentale nel processo di ritrovamento di se stessa, tanto che buona parte della sua preparazione a livello attoriale si è concentrata proprio su questo aspetto. Cercare di comprimere più storie in un unico corpo, da rendere il più “ibrido” possibile, come fosse esso stesso in cerca del suo posto nel mondo. Lavoro diverso ha invece riguardato Davide Iacopini che interpreta Claudio, che ha vestito i panni di un personaggio che si comporta come da primo giudice di stesso, portandolo a isolarsi dal mondo, come alle prese con i suoi demoni interiori.
Io sono Vera: “Volevo raccontare un evento magico vissuto con il realismo dei sentimenti”
Come più volte ribadito dallo stesso Catena, Io sono Vera ha l’intento di proporre una suggestione visiva tale da rendere l’assenza della parola e, soprattutto, gli sconfinati orizzonti dei paesaggi un vero e proprio personaggio del film. Che sia l’orizzonte azzurro del mare ligure o quello arso del deserto di Atacama cileno, il cielo assume centralità nelle inquadrature e nel racconto, come unico reale punto di contatto tra personaggi così apparentemente lontani tra loro. L’intenzione era appunto quella di sublimare un’esperienza drammatica e misteriosa e raccontarla quasi sotto forma di fiaba, per rendere giustizia a un evento surreale (a tratti persino magico) e narrarlo attraverso il realismo dei sentimenti. Anche in questi aspetti l’idea stessa del film si allontana dalle forme più classiche del film di fantascienza, cercando invece una via più intima e sentimentale, ma non per questo meno convincente. E il fatto che esistano in effetti vari modi di fare fantascienza è riconosciuto anche dal successo riscosso in vari festival e rassegne di genere che non hanno mancato di premiare il film.
Nelle affezionate parole con cui Beniamino Catena parla del suo Io sono Vera emergono anche episodi singolari e della magia che si respirava durante le riprese, soprattutto quelle sudamericane, in cui spesso la troupe ha dovuto ricorrere a bombole di ossigeno in spalla per evitare di perdere i sensi. E proprio dal deserto cileno arrivano alcune registrazioni di suoni atmosferici, realizzate dal regista stesso, che i Marlene Kuntz hanno rielaborato per realizzare la colonna sonora del film. Marta Gastini ci svela invece che le api che le ricoprono il corpo in una delle scene più importanti del film sono state inserite in post-produzione, a ulteriore conferma di come sia possibile conciliare linguaggi filmici diversi come il dramma con gli effetti speciali.