Ipersonnia: Alberto Mascia racconta il suo film tra “infodemia”, Nolan e scene da non dimenticare
La nostra intervista ad Alberto Mascia, il regista di Ipersonnia. Prima di continuare la lettura, però, vi informiamo che potreste trovare degli SPOILER sul film, disponibile su Prime Video dal 30 gennaio 2023.
Dal 30 gennaio 2023 è disponibile su Prime Video Ipersonnia, il thriller di fantascienza prodotto dalla Ascent Film in collaborazione con NIghtswim e Rai Cinema e diretto da Alberto Mascia, con Stefano Accorsi protagonista affiancato da una lanciatissima Caterina Shulha, la cui sceneggiatura – scritta insieme a Enrico Saccà – ha vinto il Premio Solinas Experimenta. Il lungometraggio racconta una storia ambientata nell’Italia del futuro, in cui il sistema politico introduce una controversa riforma delle carceri che punta ad eliminare completamente la criminalità. Per conoscere meglio l’opera cinematografica, che si presenta come un coraggioso esperimento di fantascienza italiana, abbiamo intervistato il regista che ci ha svelato dettagli interessanti sul suo film.
Alberto Mascia su Ipersonnia: “Siamo bombardati costantemente da una tale mole di informazioni provenienti dalle fonti più disparate, che il rischio di smarrire il proprio senso critico è dietro l’angolo“
Gli effetti collaterali dell’ipersonno sono al centro del film, dove più di un personaggio prova ad opporsi a un sistema che brucia i cervelli. Una minaccia quanto mai attuale?
“Durante le ultime fasi di riscrittura della sceneggiatura mi sono imbattuto in una frase di Hannah Arendt: ‘Il suddito ideale del regime totalitario è l’individuo per il quale la distinzione fra realtà e finzione, fra vero e falso, non esiste più’. Mi è rimasta molto impressa e l’ho usata un po’ come chiave per cercare di caratterizzare il regime che raccontiamo in filigrana nel film: un sistema di potere che basa il proprio dominio sullo stato di incertezza che riesce ad imporre agli individui – una dinamica che abbiamo portato alle estreme conseguenze con il personaggio di David, che viene messo proprio nelle condizioni di non saper più distinguere fra realtà e allucinazione. Oggi, con quella che è stata definita “infodemia”, in un certo senso corriamo tutti un rischio analogo: siamo bombardati costantemente, in modo sia conscio che inconscio, da una tale mole di informazioni provenienti dalle fonti più disparate (e non necessariamente attendibili) che il rischio di smarrire il proprio senso critico è sempre dietro l’angolo“.
Il film infatti solleva riflessioni sul binomio tecnologia-responsabilità ma, forse, racconta anche una storia che potrebbe aiutare, e non solo intrattenere le persone; la storia di un risveglio definitivo e foriero di una nuova vita…
“Credo che questo dipenda molto dalla sensibilità dei singoli spettatori e dall’interpretazione che decidono di dare a Ipersonnia, che di per sé è un “testo” abbastanza aperto. Ci sono stati spettatori che mi hanno detto di aver apprezzato il finale “positivo”, nel segno del riscatto e della speranza; altri che mi hanno “rimproverato” il clima eccessivamente cupo… Credo che entrambi gli approcci siano legittimi, e questa ambiguità non dispiace“.
Quel che accade al protagonista e a chi gli sta intorno, per la struttura narrativa e le “memorie fittizie”, ci ricorda Inception. Christopher Nolan è uno dei suoi riferimenti?
“Sicuramente. Inception, ma anche Memento e tutto il suo cinema in generale, che affronta sempre tematiche per me molto affascinanti. Tra le tante cose che amo di Nolan, poi, c’è il suo coraggio nello scrivere e girare film talvolta davvero complessi, che richiedono visioni reiterate per essere compresi fino in fondo – cosa che non gli ha impedito di diventare (giustamente) un autore di culto. Spesso si sottovaluta il pubblico, che invece è prontissimo ad affrontare anche i rompicapo narrativi più complessi, a patto di vedere un buon film“.
“Spesso si sottovaluta il pubblico, che invece è prontissimo ad affrontare anche i rompicapo narrativi più complessi, a patto di vedere un buon film“
Per queste ragioni, Ipersonnia è un’opera prima incisiva, ma com’è nata l’idea iniziale?
“La prima stesura del film, che era molto diversa da quella a cui siamo approdati, risale a parecchi anni fa. La scrissi insieme ad Enrico Saccà per partecipare alla prima edizione del Premio Solinas Experimenta, che fra l’altro vincemmo, anche se all’epoca non riuscimmo a trovare una sponda produttiva, forse perché non ci eravamo assolutamente interrogati su che cosa richiedesse il mercato in quel momento: ci animava semplicemente il desiderio di provare a scrivere un film affrontando dei temi che ci stavano a cuore: gli stessi che avevamo amato in una serie di autori di cinema, ma non solo. Direi che sono state molto importanti anche le influenze letterarie, da Philip Dick a Jorge Luis Borges. Poi, negli anni, il racconto si è stratificato ed è “cresciuto” insieme a noi avvalendosi – nell’ultimo periodo – anche dei consigli preziosi di Stefano Sardo, story editor nonché produttore del film“.
C’è qualche punto dello script che avrebbe voluto sviluppare diversamente?
“Quella di Ipersonnia è una storia sicuramente ambiziosa e complessa, che allo stesso tempo è pensata per un grande pubblico, per cui non sempre è stato facile calibrare i pesi che la tengono in equilibrio. Posso però dire che, al netto della “potatura” di qualche linea narrativa (sia in fase di sceneggiatura sia di montaggio), il risultato finale assomiglia ragionevolmente a quello che avevo in mente…“.
Qual è la scena che ha amato di più girare, e perché?
“David si imbatte casualmente in un locale dove si sta esibendo Viola con la sua band, ed entra per rivederla suonare dopo tanti anni. È stata la prima scena che abbiamo girato, e per me è stato molto emozionante vedere finalmente i due protagonisti che prendevano vita, in un momento tanto emotivo della storia. Mi sono ritrovato improvvisamente catapultato nel mondo che avevo immaginato per anni, in una scena senza dialogo (cinematograficamente più “pura”), tutta basata sulla potenza espressiva di Stefano Accorsi e Caterina Shulha, sull’atmosfera densa a cui dà corpo la fotografia e sul bellissimo brano musicale scritto dai nostri compositori“.