Jake Gyllenhaal a Roma: “Sono affascinato dall’esperienza umana e dall’incoscio”
Dopo aver incontrato la stampa della Festa del Cinema di Roma, il meraviglioso Jake Gyllenhaal si concede al pubblico dando il meglio di sé.
Nell’imponente serie di incontri ravvicinati fra il pubblico della dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma e grandi star del cinema internazionale, a deliziare la platea è toccato a Jake Gyllenhaal, già a Roma per la presentazione del suo ultimo film Stronger. Il divo americano si è così sottoposto al tipico meccanismo di questi incontri, rispondendo ai quesiti del Direttore della Festa Antonio Monda sulla scia di spezzoni dei suoi più celebri film.
Jake Gyllenhaal ha esordito parlando di Donnie Darko, il film che l’ha imposto all’attenzione del panorama cinematografico mondiale:
Credo che sia diventato un culto perché ha più livelli di lettura: c’è la fantascienza e c’è una storia umana che va al di là delle convenzioni, e questo creda che riesca veramente a toccare profondamente. Penso che a suo modo sia stato un film antesignano e che abbia guadagnato il titolo di cult tramite il passaparola. Non si intraprende un percorso creativo se non si pensa che possa raggiungere più persone possibile. Io ci credevo, come in tutto quello che faccio. Ci metto il cuore e spero che venga apprezzato. All’epoca ero giovane, ma ho creduto fermamente in questa storia, che aveva dei tocchi universali e trattava di un tema delicato come il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, a differenza dei soliti film su festini e divertimento. Questo film era in sintonia con come mi sentivo.
A seguire è stato il turno di Jarhead, il film di Sam Mendes che ha visto Jake Gyllenhaal interpretare la parte di un soldato:
Non avevo esperienze militari, ma due amici d’infanzia che erano stati soldati. Sam Mendes ci ha tenuto due settimane in un addestramento militare che ripeteva una realtà simile a quella del campo, quindi ho vissuto un’esperienza analoga a quella del mio personaggio nel film, che monta e smonta l’M16 e ripete le litanie del suo corpo. Sam mendes da regista teatrale ci ha fatto fare prove per un mese, un’esperienza che non avevo mai fatto è che mi è servita tantissimo.
Jake Gyllenhaal ne ha approfittato per parlare delle sue preferenze in fatto di generi cinematografici:
Non ho preferenze, anche se forse per me sarebbe più facile se ne avessi. Sono affascinato dall’esperienza umana e dall’incoscio. Così come quando sogno ho esperienze diverse, anche nel cinema mi piace affrontare esperienze diverse.
Jake Gyllenhaal ha poi parlato diffusamente de I segreti di Brokeback Mountain, il capolavoro di Ang Lee in cui ha dato vita insieme al compianto Heath Ledger a una struggente storia d’amore fra due uomini:
Credo che lavorare con Ang Lee sia il sogno di tutti gli attori. Ho sentito che voleva fare un nuovo film e volevo farne parte. Avevo sentito già parlare di questa sceneggiatura, e quando l’ho letta mi sono commosso. Tutto si giocava sul trovare la giusta combinazione di attori. Alcuni avevano timore di questo film, e alla fine la combinazione giusta è risultata quella fra me e Heath. Io non ho mai avuto paure o remore, perché fin dall’inizio mi è apparsa come una storia d’amore è così l’ho approcciata, senza alcun pregiudizio. Il mondo dello spettacolo oggi ha un approccio diverso alle storie d’amore omosessuali, ne vediamo tante e in tanti formati. All’epoca non era così, almeno per quanto riguarda la cultura pop. Adesso non saprei definire la situazione negli Stati Uniti: l’attualità è caratterizzata da molta confusione, degrado culturale e paure. Questo non fa che confermare le mie posizioni e ciò in cui credo. Penso che siamo pronti ad accettare ciò che sappiamo essere giusto, e per giusto intendo l’amore fra due persone.
In seguito si è parlato di Zodiac di David Fincher. A tal proposito Jake Gyllenhaal ha rivelato un aneddoto su un suo dialogo con Mark Ruffalo in una scena chiave del film:
L’abbiamo girata tre volte prima di arrivare a questo risultato. Questo è il frutto della terza volta, e a quel punto non sapevo neanche cosa stavo dicendo, perché le battute cambiavano, io non sono capace a ripetere le stesse cose. Christoph Waltz su questo palco qualche giorno fa ha detto che l’improvvisazione è sopravvalutata. Io posso fare qualunque cosa, non credo nelle regole. Rispetto al massimo il testo, ma rispetto anche l’attimo, sia dei miei compagni sia del regista. Ho fatto dei film in cui non ho tralasciato neanche una parola della sceneggiatura e altri in cui il testo è stato abbandonato ed è stato mantenuta solo la sua essenza. Per me la parola chiave è la preparazione. La libertà sta accanto alla disciplina.
Successivamente, Jake Gyllenhaal ha così parlato del personaggio da lui interpretato ne Lo sciacallo – Nightcrawler:
Ho riflettuto molto su chi fosse questa persona e conoscevo molto bene la forza che l’animava, che emerge splendidamente nei dialoghi scritti da Dan Gilroy. Questi discorsi andavano pronunciati a un certo ritmo, come stilettate, come se non fossero nati sul momento, ma fossero frutti di un’attenta riflessione precedente. Tenevo lo sguardo fisso, come un animale che punta la preda. Io credo che i mezzi di comunicazione diano al pubblico ciò che vuole. Alcuni cercano la verità e altri meno, ma alla fine è la collettività che definisce ciò che si vede. Il protagonista del film è un risultato di questo desiderio.
Jake Gyllenhaal si è poi soffermato su Animali notturni e sul suo regista Tom Ford:
Credo che questo film sia una metafora di ciò che ti accade quando ti si spezza il cuore. Nel cinema di Tom Ford c’è la ricerca del valore estetico, ma dobbiamo riconoscere che se pensiamo a ciò che rende bello un film è per il 75% proprio l’aspetto visivo. Questa sua visione la troviamo prima nella moda e poi nel cinema, ma questo non inficia la profondità delle sue storie. Se pensiamo al motivo per cui ci attira il suo lavoro, in fondo non possiamo non riconoscere che la chiave è la sua sincerità.
Jake Gyllenhaal ha concluso l’incontro parlando di un film a cui è particolarmente legato, ovvero La strada di Federico Fellini:
La mia scelta è stata abbastanza semplice. Sono inevitabilmente legato a La strada, che ha un posto speciale nel mio cuore. Fu questo film a convincere mio padre che la sua strada era il cinema, e se lui non avesse sviluppato il suo amore per la settima arte probabilmente non lo avrei sviluppato neanche io. Mi ha affascinato tutto il procedimento che ha portato al film e la sua combinazione fra profondo dolore e commedia. Pensando a un regista del passato con cui avrei voluto lavorare dico mi viene in mente proprio Federico Fellini, mentre fra quelli in attività sceglierei Pedro Almodóvar.