Intervista a Jesus Garcés Lambert, regista di Caravaggio – l’Anima e il Sangue
Un incontro fortuito che apre la strada a una scelta di vita; due stili differenti ma accomunati da una stessa ricerca di autenticità e poi l'arte, tanta e mai troppa, che si spoglia di materialità per divenire musica! Jesus Garcés Lambert ci racconta la sua "storia d'amore" con Caravaggio in occasione dell'uscita del film Sky, al cinema dal 19 al 21 febbraio!
“Avevo 17 anni la prima volta che ho sentito veramente la potenza del racconto attraverso le immagini ed è stato proprio davanti a un quadro di Caravaggio”. La dichiarazione di Jesus Garcés Lambert, regista del nuovo progetto cinematografico prodotto da Sky e Magnitudo Film, somiglia molto a una testimonianza di fede. L’incontro con l’arte di Michelangelo Merisi gli ha letteralmente illuminato la strada e ritrovarlo dietro la macchina da presa per Caravaggio – l’Anima e il Sangue è, forse, un piccolo segno del destino!
L’autore messicano, che abbiamo già visto all’azione con Viaggio nel cinema in 3D – Una storia vintage, ha dimostrato più volte il suo impellente bisogno di mettere in mostra l’autenticità. La macchina da presa sembra per lui un vero e proprio terzo occhio, che cerca di sviscerare ciò che l’occhio nudo non potrebbe captare. Per fare ciò, nel caso specifico di Caravaggio – l’Anima e il Sangue, Lambert si è servito del formato Cinemascope 2:40 e dell’8K, di cui ci ha già spiegato i dettagli.
Oltrepassando però la componente tecnica – che certo è uno dei pregi del film in arrivo nelle sale con Nexo Digital dal 19 al 21 febbraio – ci interessa molto addentrarci nella sinuosa sintonia che un regista contemporaneo può intraprendere con un artista vissuto secoli prima. Già, perché a detta di Jesus Garces Lambert, la visione della Vocazione di San Matteo (facente parte del Ciclo di San Matteo e custodita presso la Cappella Contarelli) l’ha coadiuvato verso una precisa scelta di vita professionale.
”[…] vedere personaggi cosi ritratti mi ha spinto a cercare a tutti i costi la verità in tutto quello che da quel giorno ho ripreso, da qui la scelta di servirmi del documentario come mezzo espressivo”.
Continuando a parlare di ciò che lo lega “stilisticamente” al Caravaggio, il regista ha tenuto a precisare che il suo legame col Merisi non è dettato dallo stile bensì dal “tipo di ricerca creativa e cioè lo sforzo di riportare emozioni, di toccare il divino che c’è in ognuno di noi.
Ad esempio abbiamo scelto di utilizzare non attori ma persone, che non avevano avuto altre esperienze di recitazione simili, ma che portavano dentro sé momenti di vita simili a quelli della nostra storia e loro, una volta sul set, sotto le mie indicazioni, hanno donato momenti di grande verità… è stato molto emozionante”.
Parlando del magnifico uso di luci e ombre prediletto dal Caravaggio, come ritroveremo questa dualità all’interno del film?
“I soggetti all’interno dei quadri di Caravaggio sono contornati di vita e di morte, una lotta continua tra le tenebre e la luce che io ho voluto esaltare dal punto di vista grafico concependo insieme al team grafico di Sky delle animazioni dove la luce è viva e si muove, i soggetti prendono forma solo con il passaggio della luce, le inquadrature sono come quelle di uno sguardo molto ravvicinato. La maestria della pittura del Caravaggio cosi è messa in primissimo piano grazie al lavoro eccezionale di tutti.”
Ma la particolarità di Caravaggio – l’Anima e il Sangue sono anche i monologhi evocativi, che Jesus ci introduce come segue:
“Caravaggio è, mi azzardo a dirlo, il più contemporaneo dei grandi maestri… chi di noi non ha riconosciuto un’emozione, un dolore, un pensiero, un’inquietudine, un turbamento, nei personaggi che ritrae? Caravaggio è un pittore che ti entra nella pelle, nei pensieri, nella pancia ed è stata proprio questa l’idea del film: fartelo sentire profondamente. Così lo spettatore viene trasportato nei diversi momenti della vita di Caravaggio, attraverso delle scene evocative che svelano uno stato d’animo dell’artista,: l’amore per le donne, la paura, il dolore, la gioia. Situazioni messe in scena che potrebbero sembrare astratte, perché ambientate in un luogo senza tempo ma che i protagonisti rendono talmente emotive e senza filtri che disarmano lo spettatore e lo trasportano in un luogo pieno di sensazioni riconoscibili. Ed è solo così che Caravaggio può essere capito.
Anche la voce in queste evocazioni ha un ruolo importante, uno speaker tradizionale sarebbe stato fuori luogo. Era importante avere qui una voce che portasse con sé un bagaglio di esperienze e sensazioni. Manuel Agnelli, cantante che in tutta la sua carriera artistica ha avuto come obbiettivo quello di fare musica di qualità è stato la mia prima scelta e ha dato una bellissima svolta all’interpretazione dei testi”.
Infine, alla domanda su quale sia la sua opera preferita, Jesus Garces Lambert ci stupisce concedendoci una visione dell’arte fuori dagli schemi.
“I quadri di Caravaggio per me sono come quei brani musicali” – dice – “ogni volta che li ascolti ti raccontano qualcosa su un momento particolare della tua vita. Inizialmente il mio quadro preferito era La Vocazione di San Matteo, dopo vennero Amor Vincit Omnia e Giuditta ed Oloferne.
Oggi, dopo mesi di lavoro in cui ho analizzato a fondo i suoi quadri per cogliere le sue esperienze e le sue emozioni, direi che i miei quadri preferiti sono quelli che Caravaggio ha dipinto nella fase finale della sua vita. La Decollazione di San Giovanni Battista, per esempio, mi ha tolto il fiato non appena l’ho vista, entrando nella cattedrale di Malta. È un’opera pittorica dotata di una forza narrativa incredibile e l’utilizzo dello spazio all’interno del quadro mi ha portato in un mondo profondo, dove potevo immaginare tutta la vita che Caravaggio ha vissuto fino a quel giorno. È un’opera importante che nel film, guidati dal prof. Strinati, ci accompagna direttamente all’ultimo atto, ovvero il finale”.