Julia Messina racconta i suoi lavori e le sue aspirazioni: “Sono tutti pezzi di un puzzle”
Tra le interpreti di Belcanto, la giovane attrice ha anche preso parte a Fino alla fine, il film di Gabriele Muccino oggi distribuito da Prime Video.
La gavetta passa da piccoli ruoli e grandi occasioni, dall’opportunità di lavorare al fianco di artisti esperti al costo di sacrificare la propria visibilità su uno schermo, dalla messa alla prova del proprio talento, dalla versatilità, dallo studio; in queste premesse abbiamo trovato le solide basi per l’intervista a Julia Messina, attrice intervenuta ai nostri microfoni in occasione dell’uscita RAI di Belcanto – la nuova serie in 8 episodi, ideata da Mariano Di Nardo, Federico Fava e Antonio Manca e diretta da Carmine Elia – e dell’uscita Prime Video di Fino alla fine, il film di Gabriele Muccino, uscito al cinema lo scorso 31 ottobre. L’interprete nata a Grosseto il 19 maggio 1993, laureata con lode in Traduzione e traferitasi a Londra intorno ai 25 anni, approccia inizialmente l’arte passando per la musica, grazie alla quale riesce a permettersi gli studi accademici di recitazione. Si iscrive e successivamente si diploma, sempre con il massimo dei voti, alla LAMDA (London Academy of Music and Dramatic Art), che le permette di ottenere i suoi primi ruoli televisivi. Dopo le collaborazioni con la collega e amica Alessandra Gonnella e dopo il fortunatissimo esordio nella sesta stagione di The Crown, l’attrice inizia a muoversi tra le produzioni internazionali, facendo leva sulle proprie doti linguistiche derivanti, non solo dagli studi intrapresi, ma anche dalle origini (madrelingua inglese da parte della nonna materna). A queste seguono le partecipazioni alle serie TV Those About to Die e ACAB, che precedono i più attuali progetti Belcanto e Fino alla fine, dai quali siamo partiti per meglio scoprire questa ambiziosa attrice, ancora alle prese con i suoi primi passi.
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Julia Messina: il passato e il presente di chi, ai suoi primi passi, ha già partecipato a grandi progetti
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1. Chi è Julia Messina? Ti andrebbe di raccontarci qual è stato il tuo percorso? Quando hai scoperto di voler fare l’attrice?
“Io, in realtà, fino ad oggi ho fatto diverse cose e per molto tempo ho seguito un percorso parallelo alla recitazione: arrivando da una famiglia di non artisti, per motivi di salvaguardia economica, ho intrapreso un percorso scolastico che mi ha portato a conseguire la laurea in traduzione e, successivamente a seguire un corso, eppure continuavo a covare questa passione più performativa. Fino ai 25 anni questa l’ho coltivata cantando e, infatti, nel periodo universitario mi mantenevo facendo i live nei weekend, però l’interesse verso una prospettiva più teatrale, soprattutto in riferimento al teatro inglese, era molto alto. È stato poi, quando mi sono trasferita a Londra, che mi si sono aperte le vedute: è stata una di quelle situazioni per cui non ti rendi conto di poter fare concretamente una cosa finché non ti si crea attorno la possibilità di farlo. In Inghilterra ho trovato tutto molto più accessibile; per esempio, non ci sono limiti di età per entrare in un’accademia, a differenza dell’Italia. Ho quindi iniziato tardi perché ho scoperto la passione crescendo, scoprendo me stessa. Ho iniziato la LAMDA, che ho terminato nel 2021, prima di presenziare sui primi set”.
2. In questi ultimi 3 anni i lavori per te sono stati tanti e, alcuni di questi, anche molto importanti. C’è un progetto a cui sei particolarmente legata?
“Ovviamente sono legata a tutti ma in modi differenti. Da un punto di vista affettivo citerei probabilmente il cortometraggio girato con Alessandra Gonnella, ‘Now, kiss’, in cui sono protagonista, che abbiamo girato in parte alla mia accademia, la LAMDA. Poi ovviamente The Crown non si dimentica ma quella, più che altro, è stata una sorpresa: sono stata ingaggiata per l’episodio 3 della sesta stagione e la scena che mi era stata proposta era inizialmente uguale a quella del provino, e quindi io mi sono presentata tranquilla e sicura di me se non fosse che, a un’ora dall’inizio delle riprese, ho scoperto che al mio personaggio, Angela Repossi, era stato affidato un lungo monologo, poi tagliato fino all’osso, che ho dovuto improvvisare sia in francese che in italiano. È come se si fosse chiuso un cerchio, in quel momento ho capito perché l’universo aveva deciso di farmi laureare in francese”.
3. Belcanto è disponibile su Rai Uno a partire dal 25 febbraio. Cosa ti senti di dire in merito a questa serie e, soprattutto, in merito al personaggio che tu interpreti?
“Nella serie si parla di opera lirica, si parla di amore e di inganni, con numerosi colpi di scena e la centrale presenza della grandiosa Vittoria Puccini. Il mio personaggio si chiama Vera, un’amica d’infanzia della protagonista Maria, che la incontrerà nel secondo episodio. Anche in questo caso si tratta di un personaggio per cui era stata prevista una presenza più ampia e regolare all’interno della serie ma che, già in fase di sceneggiatura aveva perso molto spazio. Io, però, ho voluto farlo ugualmente perché credo fosse un’ottima opportunità: non vedevo l’ora di lavorare con Vittoria, con il regista Carmine Elia, con la Lucky Red, sono tutti pezzi di un puzzle”.
4. Qual è il tuo rapporto con il cinema in costume e con le opere storiche?
“Ho una particolare propensione per i ruoli in costume. Fino ad ora non sono andata tanto a cercarlo ma, più che altro, sono stata trovata. Ovviamente mi incuriosisce moltissimo anche la modernità ma, se dovessi esprimere io un desiderio futuro, mi immaginerei comunque qualcosa in costume”.
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Dal presente di Julia Messina Fino alla fine: “Ambisco ad ottenere più spazio”
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5. Su Prime Video è ora disponibile Fino alla fine, di Gabriele Muccino. Come avete percepito la distribuzione in sala? Dalla piattaforma ti aspetti qualcosa di diverso?
“La cosa più eccitante di questa produzione è il fatto che fosse girato in doppia lingua con tutte le scene, compresa la mia assieme a Sophie (Elena Kampouris), volute da Gabriele sia in italiano che in inglese. Il fatto che adesso il film sia in mano alle piattaforme mi fa ben sperare che si spossa aprire ad un pubblico più anglofono e non solo. Si tratta poi di un film molto piacevole, che si guarda volentieri in compagnia”.
6. Cosa significa lavorare con Gabriele Muccino?
“Per me lui è un maestro, i suoi film sono di ispirazione. Ho sempre sognato di conoscerlo di persona e, anche se anche in questo caso si è trattato di un ruolo comprimario, spero che mi abbia dato il là per un possibile altro suo progetto futuro, per una collaborazione più ampia. È sempre interessante lavorare con un regista di questa esperienza che pensa in maniera più internazionale”.
7. Sono molto interessanti le scelte di casting fatte per questo film; a differenza di altri suoi lavori, per i quali solitamente punta su volti molto noti, in questa occasione ha deciso di porre al centro del racconto giovani interpreti semi-sconosciuti. Che idea ti sei fatta di questa scelta?
“Io ho conosciuto di persona Elena e credo che in lei ci fosse proprio quell’energetica indole di cui il suo personaggio aveva bisogno. Penso che Gabriele abbia scelto i suoi interpreti basandosi unicamente sui personaggi che egli voleva creare e rappresentare, tutti personaggi estremamente definiti; una scelta artistica fatta per dare ragione alla sceneggiatura piuttosto che ad una ragione puramente commerciale”.
8. Hai altri progetti avviati di cui puoi svelarci qualcosa?
“Quest’anno sono uscita due progetti, forse tre, che ho girato alla fine del 2024 e che usciranno, quindi, durante la seconda metà del 2025. Sono entrambi internazionali: un film americano ambientato in Italia e una serie inglese, anch’essa girata qui da noi. La seconda parte dell’anno vedrà, quindi, dell’altro materiale di questo fruttuoso 2024, Successivamente, senza dubbio, proseguirà ‘Those About to die’ ma vedremo in che modalità e se il mio personaggio sarà ancora presente”.
9. Qual è, al momento, la tua più grande ambizione cinematografica? Ci sono attori o registi con cui sogni di collaborare in futuro?
“La mia ambizione, in questo momento, è quella di ottenere un ruolo con una presenza più costante e continuativa, che sia per la serialità o per il cinema e, in maniera molto spontanea, sogno di poterlo fare con qualcuno dei miei compagni dell’accademia. Vorrei, a prescindere, proseguire con i progetti internazionale e, in particolar modo, con quelli di carattere storico, in costume. Per quanto riguarda l’altra domanda mi viene in mente Marco Kreuzpaintner, regista di Those About to Die al fianco di Roland Emmerich, con il quale mi piacerebbe collaborare ancora ma, in generale, prima di rispondere preferirei esaudire l’altro desiderio”.
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