Azar Nafisi parla di Leggere Lolita a Teheran col regista e il cast: “è necessario raccontare questa storia”
Il regista, il cast e l'autrice di Leggere Lolita a Teheran spiegano l'importanza di raccontare questa storia ancora oggi.
Il regista Eran Riklis, il cast del film di Leggere Lolita a Teheran insieme all’autrice del libro Azar Nafisi hanno incontrato la stampa al Roma FF19. La pellicola racconta la vera esperienza della scrittrice iraniana dopo la Rivoluzione Islamica: da insegnante di letteratura inglese nell’università al seminario proibito con alcune delle sue ex studentesse, per leggere quei libri dichiarati impuri dal regime. Il romanzo è stato un best seller e ha raccontato molto bene la condizione delle donne in Iran. Una situazione che perdura ancora oggi, a giudicare da come la Repubblica Islamica sta sopprimendo chiunque cerchi di ribellarsi. Registi e artisti sono stati esiliati perché hanno avuto il coraggio di raccontare cosa stava accadendo in Iran.
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Anche Eran Riklis si aspetta ripercussioni? “Mi sento così triste per i registi e i tanti artisti che si mettono nei guai per quello che vogliono esprimere”, ha risposto il regista israeliano nella conferenza stampa al Roma FF19. “Vanno in prigione o altre conseguenze assurde. Ciò ci rende, come registi, molto furiosi. Pensiamo di vivere in un paese libero, senza avere restrizioni. La vita non ha limiti, né barriere. La vita è libertà, e così dovrebbe essere.”
L’autrice di Leggere Lolita a Teheran, Azar Nafisi: “Quel periodo in cui vivevo in Iran…”
Azar Nafisi, dopo circa vent’anni passati in Iran, tornò negli Stati Uniti nel 1997 per insegnare a Washington. In Leggere Lolita a Teheran ha raccontato la sua lotta per trasmettere la cultura agli studenti più estremisti, cresciuti sotto l’ombra del regime iraniano. “Ricordo una cosa che disse Henry James durante la prima guerra mondiale a un suo amico. ‘Senti, senti con tutto il tuo cuore.’ E quel periodo in cui vivevo in Iran, continuavo a ripetermelo”, ha raccontato in conferenza stampa, ripercorrendo la sua esperienza.
“Per tutte le volte che mi umiliavano, che dicevano come dovevo vestirmi o come dovevo parlare. Terminato Lolita ho percepito un senso di unione. I crimini erano ovvi. Hanno portato i morti nel paese. Ma nelle democrazie non metti le persone in prigione, non le torturi, non metti pallottole nei loro corpi. Ci sono pericoli nelle democrazie. Cosa dico in Leggere Lolita a Teheran è che la paura dell’Occidente è quella che chiamiamo l’atrofia della pausa, le coscienze dormienti. Ci svegliamo al mattino e non ci pensiamo che qualcuno stia morendo mentre parliamo ora. Quando guardavo il film c’erano delle parti di me stessa che non ho amato. Voglio dirvi cosa vuol dire sentire le cose… Ti fa venire voglia di cambiare.”
Leggere Lolita a Teheran, parlano le tre protagoniste: qual è stato l’impatto del romanzo sulle loro vite?
Ora più che mai è necessario raccontare questa storia: qual è stato l’impatto che il romanzo ha avuto sulle tre protagoniste? A prendere parola è stata Mina Kavani, interprete di Nassrin, una delle studentesse, che ha spiegato come Azar Nafisi abbia insegnato “la strade della libertà e della vita“ alle sue studentesse, che si erano perse. “Erano molto diverse tra loro, ma la letteratura le ha cambiate. Quando Azar parla, attraverso le sue parole, è proprio vero che attraverso la letteratura la vita delle persone può cambiare. Leggere Lolita a Teheran ne è un esempio.”
La parola è poi passata a Golshifteh Farahani, che interpreta Azar Nafisi nel film: “Arte, cultura e letteratura sono essenziali per le persone che mettono in pericolo la propria vita per continuare a leggere libri. Questo dimostra come, per noi, specialmente in un paese come l’Iran, la cultura è inesistente. Leggere è sopravvivere. Noi sopravviviamo. Noi siamo sopravvissuti alla nostra cultura per decenni. Guariamo e troviamo rifugio nella letteratura e nella cultura. Ed è così che restiamo ciò chi sia, nonostante il regime cerca di metterci l’uno contro l’altro. Nessun regime può rubare questo a noi iraniani. Noi come artisti dobbiamo continuare a tenere vivo questo fuoco, anche se vuol dire rischiare le nostre vite e quelle delle persone a noi vicine. Se gli uomini, i nostri mariti, i nostri fratelli, fossero andati contro l’imposizione e a supporto delle donne, forse avremo avuto un’altra vita. Ma non l’hanno fatto. Due anni fa, gli uomini l’hanno fatto, sono scesi in strada e sono morti. Questo dimostra che la rivoluzione oggi in Iran, c’è una rivoluzione femminista: gli uomini muoiono per le donne. Una donna che non indossa l’hijab in Iran dice no al regime, lo umilia e mette a rischio la sua vita. Con questo film l’ho capito meglio.”
Zar Amir, interprete della studentessa Sanaz, ha concordato con le colleghe, aggiungendo: “Credo ci sia una continua lotta e resistenza da parte di donne, generazione dopo generazione. Non solo in Iran, ma ovunque. Gli uomini in questo libro sono importanti perché supportano le donne, e lo vediamo anche nel film.”