Loretta Goggi e il cast di Glassboy parlano del film: “libertà a misura di bambino”
L'intervista al cast di Glassboy, l'ultimo film del regista Samuele Rossi, disponibile dal 1° febbraio in TVOD. "Un racconto di formazione ad altezza di bambino sul desiderio di libertà".
Vincitore del premio ECFA come Miglior Film Europeo per Ragazzi al PÖFF | Tallinn Black Nights Film Festival e presentato in anteprima nazionale come unico film italiano alla 50esima edizione del Giffoni, Glassboy è l’ultimo film del regista e sceneggiatore Samuele Rossi che si ispira alle vicende narrate nel romanzo Premio Andersen Il Bambino di Vetro di Fabrizio Silei. Distribuito da Solaria Film in collaborazione con Minerva Pictures il film sarà disponibile dal 1° febbraio sulle piattaforme on demand (Sky Primafila, Google Play, Infinity, Apple TV, Chili, Rakuten TV, The Film Club e Io resto in Sala).
Con Glassboy Samuele Rossi esplora con dignità e qualità il filone dello young movie, un film dall’ampio respiro che attraversa il gusto generazionale manifestandosi nel disarmante incanto dell’infanzia. Nel cast Andrea Arru nel ruolo del protagonista Pino, un bambino affetto da emofilia che vive isolato nella speranza di poter assaporare la libertà, Giorgia Wurth e David Paryla che interpretano i genitori di Pino, una squisita, ferrea Loretta Goggi nei panni della dispotica nonna Helena, Giorgio Colangeli, il medico di famiglia “Dottor Emo” e Massimo De Lorenzo nel ruolo del precettore Fidenzio. Nel team degli Snerd figurano gli esordienti Rosa Barbolini (Mavi), Stefano Trapuzzano (Ciccio), Gabriel Mannozzi De Cristofaro (Domenico), Mia Pomelari (Mei Ming) e Luca Cagnetta (Gianni), leader dei bulli Emanuele De Paolis e Stefano Di Via.
“Glassboy rappresenta la realizzazione di un mio sogno. Quando sono arrivato a Roma nel 2005 avevo il desiderio di produrre film per ragazzi, storie che non fossero solo recitate dai bambini, ma raccontate per i bambini. È un film internazionale dal sapore italiano che si apre verso orizzonti europei” dice Emanuele Nespeca, il produttore del film che ha seguito insieme al regista la gestazione della pellicola sin dagli albori del progetto.
Il cast di Glassboy parla del film
“Ho letto il libro di Fabrizio il 27 dicembre 2014, tempo che è servito per portare a termine con Emanuele una sfida coraggiosissima. Il tentativo si è trasformato nella volontà di dare dignità ad un genere che si presume sia solo di serie B, quando io vedo invece una grande risorsa e opportunità per riportare il pubblico adulto all’infanzia. Nella sua autenticità Glassboy riflette il desiderio di cambiare i paradigmi del settore, di affrancare il genere dal tetto di mediocrità cui viene spesso relegato. Abbiamo accolto questa sfida con coraggio e consapevolezza nella speranza di dar vita ad un film incisivo che mostrasse nella storia e nella sua estetica l’importanza della genuinità dell’infanzia”. Il film di Samuele Rossi è una summa dei riferimenti “attraversati e vissuti come spettatore”, dai Goonies ed E.T – L’extraterrestre a Stand by Me, da Hook all’universo Disney con Crudelia De Mon e il perfido maggiordomo Edgar, opere in cui l’infanzia veniva disegnata come l’unica possibilità di superare le fragilità. “Il libro è cambiato molto, lo abbiamo tradito con rispetto nella forma ma non nello spirito, nella sua forza drammaturgica, eredità delle fiabe ottocentesche. Con un’intuizione faticosa abbiamo inserito due personalità femminili, adattandolo ai nostri tempi e cercando di unire al meglio il linguaggio della realtà con quello della fiaba“.
Un “ritorno al fanciullino” anche per Loretta Goggi e Giorgio Colangeli, nel ruolo di nonna Helena e Dottor Emo. “Ho accettato senza aver letto la sceneggiatura. Credevo in Samuele, sapevo che tipo di produttore fosse Emanuele, mi piaceva l’idea di tornare a fare la TV dei ragazzi che facevo da ragazzina. Sceneggiati come Obiettivo Luna aiutavano gli adolescenti a crescere in maniera sana tenendo per mano la loro età e incoraggiando il loro spirito critico. L’Italia deve riconquistare il suo spazio nel cinema italiano, e il film ha una fisionomia così precisa da poterci riuscire” dice Loretta Goggi, e conferma Giorgio Colangeli, che del regista apprezza la competenza nel guidare e preparare l’attore con metodo e attenzione minuziosa. “Avevo motivi autobiografici per fare il film. Anche io come Loretta ho cominciato con il Teatro Ragazzi tra il ’74 e l’82, anni in cui il settore era fervido, ed ero fervido anch’io. Conservo ricordi bellissimi che Glassboy mi ha aiutato a rinfrescare. È un film che meriterebbe il grande schermo, ho immaginato una platea di bimbi a fare il tifo per le gare in bicicletta“.
Massimo De Lorenzo è il braccio destro di Loretta, ammaliato dai toscani d’eccezione Samuele ed Emanuele e dalla loro “ma’ʒia” (ci teneva alla pronuncia fedele!). “La sceneggiatura era scritta talmente bene che l’ho bevuta. A colpirmi subito è stata la chiarezza delle idee del regista e del piano di lavorazione, dal punto di vista produttivo è stata una grande sfida, mi sembrava inverosimile che fosse riuscito tutto così perfettamente. Il personaggio di Fidenzio non è molto drammatico, ma oscuro: ho accettato con grande gusto di fare qualcosa di inconsueto che difficilmente mi viene affidato“.
A colpire in Glassboy è il cast di esordienti che con una spiccata maturità espressiva riescono a sorreggere il “peso” di tematiche delicate. Abbiamo avuto l’occasione di intervistare Andrea Arru (Pino) e Rosa Barbolini (Mavi) la leader del team Snerd che nel mondo reale ha una passione per la regia di Quentin Tarantino e per Leonardo di Caprio.
Quali caratteristiche deve avere uno Snerd?
“Ho perso il braccialetto degli Snerd in Calabria. Ho chiamato subito Samuele per chiedergli di riportarmelo, ma non ci vediamo più da quasi un anno. Uno Snerd deve essere originale: io ho i capelli corti, Ciccio ha qualche chilo in più, Mei è un po’ secchiona. Dev’essere un outsider. Samuele mi ha dato l’occasione di vivere un tempo che non ho mai vissuto, un tipo di infanzia che non conosciamo ma forse stiamo perdendo” dice Rosa, un’attrice che già al suo esordio convince pienamente grazie allo sguardo vispo e all’incredibile magnetismo.
Andrea invece tra dieci anni si vede su un palco a presentare un film di cui è protagonista. Ci racconta dell’ultima scena girata in Glassboy, un tuffo liberatorio insieme ai colleghi, ormai amici, nella piscina olimpionica in cui è stato immerso un giorno intero per portare a termine il take. “Era come essere a casa. Samuele ci teneva tantissimo, tutti si sono trovati in famiglia“.
Con un’aura profetica, nella misura in cui il protagonista è un bambino malato e costretto in casa senza contatti con la realtà, il film di Samuele Rossi ci riporta con la mente alla drammatica situazione che adulti e bambini si trovano a dover vivere in questo periodo di reclusione a causa della pandemia da Covid-19. “La lotta per conquistarsi un posto nel mondo più diventare un modo per parlare ai ragazzi, aiutandoli a capirsi e a comprendere diversamente il futuro“.