L’orto americano: Pupi Avati e Filippo Scotti svelano dettagli e curiosità sul film [VIDEO]
La nostra videointervista a Pupi Avati, autore de L’orto americano e Filippo Scotti, interprete protagonista del film. In sala dal 6 marzo
Gotico Padano. Per qualcuno un sottogenere, per molti altri una derivazione linguistica dell’horror. Di fatto, un genere a sé. Contenitore stilistico di tracce e tematiche certamente compatibili con quelle proposte dal cinema horror, eppure ancora una volta estranee, poiché atipiche e fortemente personali. Lo sa bene Pupi Avati, che il gotico padano lo ha generato e plasmato nel corso di quarant’anni e più di carriera. Se è vero che tutto è cominciato con il cult senza tempo La casa dalle finestre che ridono, è altrettanto vero che tutto è destinato a proseguire con l’ottimo L’orto americano e perfino a proseguire.

Avati appare ringiovanito, pur mantenutosi classico e ancora una volta fedele a sé stesso e ai suoi linguaggi. Qualcosa di estremamente raro guardando al panorama del nostro cinema ultimo, non soltanto horror, non soltanto di genere. Un cinema quello di Pupi Avati con uno sguardo costante al passato, seppur filtrato e osservato da una sensibilità del tutto aderente all’oggi. Un cinema familiare ancora una volta, in compagnia del fratello Antonio – produttore del film – e del figlio Tommaso, con il quale ha firmato la splendida sceneggiatura di quest’ultima fatica registica.
La nostra intervista videoa Pupi Avati e Filippo Scotti, rispettivamente autore e interprete protagonista de L’orto americano
L’interprete protagonista Filippo Scotti si inserisce nel solco, immergendosi senza mai risparmiarsi nel nero e nella spirale infernale di un film che osserva i mostri, denunciandone la presenza – il giovane scrittore darà inizio ad una vera e propria indagine e ricerca -, senza mai svelarli, non del tutto, non a fondo. Alcuni sono suggeriti, altri svelati. Eppure ancora una volta resta il misterico e i titoli di coda non sono altro che l’inizio. Lo spettatore non potrà far altro che domandarsi ancora e ancora: quanti mostri celati, quanti?
Un vero e proprio marchio, inalterato verrebbe da dire, eppure moderno, radicale e perfino provocatorio. A partire da un lavoro sull’inquadratura e la fotografia estremamente simbolico ed evocativo, che nasce nell’espressionismo tedesco e giunge fino a David Lynch, inevitabile riferimento di un cinema così cupo, angosciante, fantasmatico e seducente.
L’orto americano è in sala a partire da giovedì 6 marzo 2025, distribuzione a cura di 01 Distribution.