L’uomo del labirinto: Donato Carrisi, Toni Servillo e il cast tra paure e curiosità [VIDEO]
Abbiamo intervistato Donato Carrisi in occasione dell'uscita de L'uomo del labirinto, il film tratto dal suo romanzo. Con lui anche Toni Servillo, Valentina Bellè e Caterina Shulha
Dopo il successo de La ragazza nella nebbia Donato Carrisi torna in cabina di regia con L’uomo del labirinto, trasposizione dell’omonimo best seller. Abbiamo intervista il regista insieme a Toni Servillo e alle attrici Valentina Bellè e Caterina Shulha, ma tante curiosità sono emerge anche durante la conferenza stampa in cui l’autore ha presentato il film, al cinema dal 30 ottobre 2019, insieme al cast e ai produttori.
Per questo noir anni ’70 Carrisi si serve ancora una volta di Toni Servillo, ma per elaborare questo thriller psicologico un gigante come lui non basta, serve anche un attore di respiro internazionale: Dustin Hoffman, che lo scrittore di Martina Franca riesce a convincere molto facilmente a giocare il ruolo del profiler: gli è bastato narrargli la storia e dire che “c’era Toni Servillo”, ha detto durante la conferenza stampa. Dopotutto Hoffman “aveva visto La ragazza nella nebbia e aveva letto alcuni miei romanzi, quindi è stato semplice. Inoltre non l’ho chiamato per fare un cameo, ma un ruolo da protagonista. […] Gli ho anche detto che sarebbe stato faticoso”. Continuando a parlare dell’attore il regista ha raccontato di come è stato perennemente partecipe durante tutte le riprese, del feeling creatosi con Servillo, del suo rimorso per aver detto di no a Fellini e dell’abbraccio con Servillo che, dice sempre Carrisi: “mi dispiace non potervelo far vedere, ma l’ho filmato e mi emoziono al solo pensiero”.
Tuttavia, se per Hoffman è stato un piacere recitare con l’attore partenopeo, Servillo ammette che l’onore è stato suo perché, per un attore della sua generazione, il collega è un mito, “sono grato al destino per avermi dato questa possibilità”.
Donato Carrisi, Toni Servillo, Valentina Bellè e Caterina Shulha: intervista video al regista e al cast de L’uomo del labirinto
E mentre Hoffman non era presente in sala, Toni Servillo si e non ha lesinato dettagli e sensazioni provate durante le riprese: “ho trovato affascinante i vari livelli di labirinto che ci sono. Questa città immaginaria con un caldo minaccioso e biblico”. L’attore ha parlato di questi labirinti mentali elaborati da Carrisi e del fatto che non era molto convinto di tornare a lavorare col regista in questo secondo film. In La ragazza nella nebbia infatti interpreta un detective un po’ amorale, per certi versi l’opposto rispetto al Bruno Genko di quest’ultimo noir “un detective chandleriano, neanche troppo capace… che cerca di riscattarsi cercando di svelare il mistero. E nel farlo entra in contatto con ambienti malsani […] c’è un’inquietudine morale nel mio personaggio”.
Donato Carrisi su Toni Servillo: il suo Genko non prende vita nel film, ma morte
Il regista dice che quando ha raccontato a Servillo Genko gli ha detto che era un uomo che già aveva un piede in un’altra dimensione, quindi “a lui può accadere di vedere cose irreali […] Per la prima volta il personaggio non ha preso vita ma morte nel film”. Carrisi racconta anche che a un certo punto il montatore si è accorto che Servillo ha iniziato a inclinarsi nonostante non gli fosse stato chiesto di assumere quell’atteggiamento: “è stato provato all’idea di dover affrontare la morte del suo personaggio”.
Continuando a parlare dell’elaborazione del film Carrisi ha spiegato che nella creazione di una nuova storia parte sempre da una sua paura: “quella del labirinto è la mia claustrofobia” – dice – “ma non era sufficiente, così ho recuperato anche la paura del buio (la protagonista si muove in corridoi in cui la luce si accende man mano che si muove) […] Noi seppelliamo le nostre paure dietro porte di ferro, ogni tanto una di quelle porte si apre e torna a farci visita. Visto che noi siamo tutti adulti crediamo di averle superate e invece no, sono fatte di carne e ossa”.
Ma perché Donato Carrisi ha deciso di trasporre proprio L’uomo del labirinto? “L’avevo scritto per ultimo ed era ancora vivo dentro di me”. Un film che gioca sulle citazioni, sulla mancanza degli specchi “rubata” a un caso di cronaca avvenuto in Argentina in cui era stato considerato un aggravante il fatto di aver privato la vittima (una ragazza rapita) degli specchi. “Se vi tolgo lo specchio vi tolgo la possibilità di guardarvi con i vostri occhi, possiamo fare a meno dello specchio? Possiamo sopravvivere alla nostra mente?”.
Ma perché il cattivo ha la testa di un coniglio in L’uomo del labirinto?
“Mi riporta all’infanzia”, risponde Carrisi, “Alice nel paese delle meraviglie e Harvey… volevo creare questa specie di Minotauro per rievocare le mie paure. Era un’operazione un po’ da matti. Quanto ho raccontato la storia ai produttori non era facile darmi retta e darmi i soldi e quando finalmente ho visto il film ho pensato ‘oddio che ho fatto?’. E loro erano shockati quanto me […] doveva essere qualcosa di estremamente nuovo e diverso rispetto a me, non rispetto al panorama”.
E sul lavoro di Valentina Bellè? L’attrice ha detto abbastanza nella nostra intervista video. Carrisi l’ha elogiata molto ma soprattutto ha sottolineato il fatto che “non si possono scrivere storie senza donne”.