Meryl Streep presenta Florence: ‘È stato entusiasmante prepararsi a stonare’
Alla Festa del Cinema arriva Florence con Meryl Streep, una delle più amate interpreti della storia della settima arte, premiata tre volte dall’Academy, interprete di eccezionale talento per registi come Fred Zinnemann,Woody Allen, Sydney Pollack, Robert Zemeckis e Clint Eastwood.
Il film è ambientato nel 1944, a New York: l’ereditiera Florence Foster Jenkins è tra le protagoniste dei salotti dell’alta società generosa, appassionata di musica classica, Florence, con l’aiuto del marito e manager, l’inglese St. Clair Bayfield, intrattiene l’élite cittadina con incredibili performance canore, di cui lei è ovviamente la star.
Quando canta, quella che sente nella sua testa come una voce meravigliosa, è per chiunque l’ascolti orribilmente ridicola. Protetta dal marito, Florence non saprà mai questa verità. Solo quando Florence deciderà di esibirsi in pubblico in un concerto alla Carnegie Hall, senza invitati controllati, St. Clair capirà di trovarsi di fronte alla più grande sfida della sua vita.
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Ho una domanda di natura politica, quale messaggio darebbe a Donald Trump in questo momento?
M: Non credo di potermi pronunciare apertamente circa il sessismo della campagna di Trump. Lui sta facendo un ottimo lavoro per conto suo perchè non credo che la sua campagna sappia cosa tirarne fuori in realtà. Dobbiamo solo aspettare una ventina di giorni quando Hillary Diane Rodham Clinton diventerà Presidente degli Stati Uniti!
Il tuo personaggio viene protetto dalle critiche delle recensioni con amore da Hugh Grant. Ti è mai capitato di essere protetta da qualche recensione negativa? Quando esce un film, quale recensione di un critico leggi per prima?
M: Non leggo le recensioni perchè non sai mai se tendono un’imboscata dolorosa, specialmente in questi ultimi tempi considerando che molto del giornalismo e intrattenimento attuale cerca sempre di attaccarti per l’aspetto fisico o l’età. Io sì sono stata protetta contro le critiche dalle persone che mi vogliono bene.
Tu sei un simbolo, un mito e una leggenda per tutte le generazioni di spettatori. Senti il peso di questa responsabilità? Come credi di onorarla?
M: Grazie! Si avverto l’obbligo di smantellare un certo edificio quando arrivo al lavoro il primo giorno perché con gli altri attori c’è un artificio che mi precede e di certo non aiuta il mio lavoro. Anche Hugh mi ha detto che aveva paura di lavorare con me ma io credo che mi ha detto questo per farmi sentire bene. È un problema divertente perché alla fine anche a me capita di dimenticarmi le battute, spostarmi nella direzione sbagliata e questo tende a rasserenare gli altri colleghi.
Il suo personaggio ha cuore e generosità però è stonata invece tu sei molto intonata e una dimostrazione sono i film che abbiamo visto. Quanto è stato difficile avere accanto un coach per imparare a stonare? Un’attrice è più brava, da giovane o in età matura?
M: In età matura si migliora sempre di più. Sì, mi sono preparata a cantare nel miglior modo possibile. È stato entusiasmante prepararsi a stonare. Al mio fianco ho avuto un coach del Metropolitan Opera House che mi ha insegnato a cantare. Io e lui ci siamo divertiti tantissimo sopratutto le ultime due settimane di riprese. Il momento in cui sono riuscita a farlo ridere, ho capito di esserci riuscita.
Allo scorso Festival di Berlino hai elogiato il film italiano “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi. In Italia lo consideriamo un possibile candidato per gli Oscar nonostante sia stato molto criticato per la sua natura documentaristica. Quale è la sua opinione a riguardo? Continuerà il suo sostegno per Fuocoammare con l’ Academy?
M: Assolutamente sì! Sono molto orgogliosa che la giuria di Berlino abbia umanamente espresso la sua opinione. Non è stata una scelta controversa il fatto di far vincere un documentario. Io credo che l’opera sia veramente unica. Questa è l’unica volta dove veramente veniamo toccati e sentiamo delle storie personali. Nel film di Rosi, attraverso gli occhi di un medico, capiamo quello che succede in questa piccola isola. L’orrore mostrato ci fa entrare in questa tragedia e ci propone la ricetta per uscire da molti problemi del mondo. L’ Academy lo ha già visto e io credo che abbia un’ottima opportunità.
Per Florence la musica diventa una ragione per sopravvivere. Alla luce di una quarantennale carriera cinematografica le chiedo, cosa significa fare cinema oggi?
M: Significa la stessa cosa di quando ho iniziato per la prima volta. Forse la memoria a breve termine perchè alla fine non percepisco nessun calo di entusiasmo, amore nei confronti della recitazione. Amo la recitazione, amo i miei personaggi. In Florence ho dovuto raccontare la storia di questa donna, l’ho dovuta difendere e mostrarvi cosa conosco di lei. Ovviamente, questo avviene per ogni personaggio che interpreto.
Dopo gli Oscar conquistati e la fama che precede ogni tuo film, tecnicamente parlando, quanto è difficile nascondersi in un personaggio recitandolo senza prevaricarlo? Nell’ arco della tua carriera, hai mai pensato di passare alla regia?
M: No, non ho mai avuto la necessità di diventare un regista. Ammiro coloro che riescono a recitare e dirigere, io ho sempre voluto recitare. Amo l’oggettività e un meta punto di vista più globale. L’immergermi in un personaggio non lo percepisco come un lavoro, immagino di venire da un modo diverso e avere un’altra vita. Riesco a provare e sentire emozioni differenti ma è una dote che ho fin da bambina quando provavo a imitare per esempio mia nonna disegnando le rughe sul viso per cercare di assomigliargli. Quella curiosità è stato l’inizio di un qualcosa. Quando inizi a immaginare il dolore di qualcun’altro, comprendi qualcosa di più anche sul tuo di dolore sentendoti anche più sollevata. Sicuramente in questo c’è un aspetto egoistico.
Attualmente vi è una giovane attrice che pensi possa avere in futuro una carriera simile alla tua?
M: Credo di aver aperto la strada ad alcune attrici che pensano di poter avere una carriera anche dopo i quarant’anni. Oggi vi sono molte più opportunità, per esempio la televisione ha aperto nuove porte. Di attrici che ammiro ve ne sono molte ma non posso dirle tutte, ne dirò una sola: Alba Rohrwacher. Io credo che lei sia incredibilmente speciale.
Florence è un personaggio che vive in un’ illusione. Può l’illusione un movente per andare avanti e sconfiggere per esempio la morte? Nella tua vita hai mai pensato di saper fare qualcosa e invece alla fine hai fatto ridere qualcuno perché non riuscivi a farla?
M: Sì. I film stessi sono un’illusione e se non lo fossero nessuno di voi sarebbe qui oggi. Credo che l’illusione sia bellezza ed arte che si trasforma al fine di comunicare qualcosa. Quindi si l’illusione è molto importante. Io sono pessima in molte cose e purtroppo non abbiamo tempo per poterle esaminare tutte. Sono mamma di quattro figli quindi se mi dimentico di non saper fare qualcosa, ci sono loro a ricordamelo!
Nella tua carriera hai interpretato personaggi incredibili, ma c’è mai stato un ruolo che hai invidiato in particolar modo a una tua collega?
M: Certamente. Sweet Dreams” di Reisz, interpretato perfettamente da Jessica Lange ne è un esempio. Jessica Lange è stata sorprendente ma io non ho mai perdonato il mio caro amico Reisz per aver dato il ruolo a lei e non a me.