Nanni Moretti si confessa a Roma: fra ricordi, aneddoti e una nuova battaglia con il cancro
Il resoconto dell'incontro dello straordinario Nanni Moretti con il pubblico della dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma
In una Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica gremita di cinefili e celebrità, ha avuto luogo un memorabile incontro ravvicinato fra il pubblico della Festa del Cinema di Roma e Nanni Moretti, che a differenza di quelli dei giorni scorsi è stato interamente autogestito dall’ospite. Il Maestro italiano ha deliziato la platea con un fiume di aneddoti, ricordi, impressioni e confessioni, concedendo ai presenti tutto se stesso e la sua personale concezione di cinema.
Dopo uno spassoso collage di scene tagliate ed errori sul set del suo ultimo film Mia madre, Nanni Moretti ha aperto l’incontro parlando del suo primo approccio al cinema, quello da spettatore:
Ho cominciato tardi, intorno ai 15 anni. La mattina andavo a scuola, il pomeriggio al cinema e alla sera a giocare a pallanuoto. Ho cominciato a vedere i grandi classici e il cinema d’autore internazionale e italiano: Polanski, Skolimowski, Bertolucci, Pasolini, Bellocchio,Olmi. Quei registi rifiutavano il cinema e la società che avevano ricevuto in eredità e cercavano di prefigurare un nuovo cinema e un nuovo mondo. Quando andavo al cinema c’era il partito di Antonioni e quello di Fellini. Io ero per Fellini.
Dopo una serie di brevi sequenze del suo primo mediometraggio Come parli frate?, parodia de I promessi sposi, Nanni Moretti ha poi parlato delle sue prime esperienze sul set:
Mi ricordo che nel settembre del ‘72, al termine dei miei studi, il mio amico giornalista Pietro Veronese mi chiese in che facoltà sarei andato. Io arrossendo risposi che non avrei fatto l’università e arrossendo ancora di più gli dissi che avrei voluto fare del cinema. Arrossendo sempre di più gli dissi che avrei voluto fare l’attore e il regista. Ai registi chiedevo di fare l’assistente volontario, stando in un angolo senza fare niente, solo per imparare. Poi aggiungevo che se c’era una piccola parte potevo anche fare l’attore.
Nanni Moretti ha poi parlato del suo rapporto con la recitazione:
Io non mi preparo immedesimandomi nel personaggio con fotografie o altro. Io mi immedesimo nell’idea del regista. Cerco di capire cosa il regista vuole comunicare con il mio personaggio e lo faccio. Non mi piacciono gli attori che si immedesimano nel personaggio fino a scomparire come persone. Kieslowski mi aveva proposto un ruolo per La doppia vita di Veronica, ma in quel periodo non stavo bene: pensavo di essere depresso invece avevo un tumore. Fui costretto a rifiutare e mi dispiacque molto. Quando sono solamente attore cerco sempre di tacere sulle inquadrature, magari vado a monitor a controllarmi, ma non di più.
In seguito, Nanni Moretti ha parlato di un altro aspetto della sua carriera, la produzione:
30 anni fa uscì il mio film come produttore, Notte italiana di Carlo Mazzacurati, seguito un anno dopo da Domani Accadrà di Daniele Luchetti. Spesso i registi che diventano produttori lo diventano per sottomettere re registi meno potenti di loro, tipo Coppola con Wim Wenders. Altre volte invece diventano produttori per produrre sottogeni della loro filmografia, altre ancora come per dire “io ci ho provato, ma non c’è un vero ricambio per noi”. Io invece ho cominciato a farlo per il piacere di lavorare con persone con cui mi trovavo bene e per restituire parte di quello che avevo ricevuto. Non mi piaceva però produrre film alla Moretti, volevo produrre cose diverse dalle mie. Io penso che i dialoghi e i confronti fra regista e produttore siano importanti, ma non davo fastidio durante le riprese, concentrandomi più sulla scrittura, sul cast o sul montaggio. I miei suggerimenti non erano però mai da regista o attore, ma da spettatore.
Dopo due estratti di questi ultimi film da lui citati, Nanni Moretti ha parlato delle sue vicissitudini come giurato dei più importanti Festival del mondo, fra cui Cannes e Venezia:
Per me le giurie sono sempre state molto piacevoli. Io personalmente come giurato non ho mai ricevuto nessuna pressione di nessun tipo. Mi sembra anche che come giurati non fossimo influenzati da quello che leggevamo sui giornali o dall’accoglienza in sala. Quello che contava erano i nostri gusti. Io non sono per le decisioni all’unanimità. Se una giuria cerca l’unanimità si premia il film medio, perché si deve trovare un compromesso.
Nanni Moretti ha poi mostrato alcuni filmini da lui girati nel corso delle varie riunioni di giuria, che ha così commentato:
Il più simpatico che ho incontrato in giuria è stato Tim Burton: sempre allegro e sempre a ridere. L’unica volta che non l’ho visto ridere è stato durante la colazione dell’ultimo giorno, perché aveva fatto degli incubi sul voto. A Cannes nel 1997, Mike Leigh voleva votare, io ho fatto una riunione lunga 2 ore, dalle 9 alle 11, solo sulla Palma d’Oro. C’è una legge elettorale a Cannes: per i primi due turni, ci vuole la maggioranza assoluta, dal terzo turno in poi basta la maggioranza relativa. Io volevo dare la Palma d’Oro ad Abbas Kiarostami per Il sapore della ciliegia, altri a Shohei Imamura per L’anguilla. Sono partito 1 contro 9 e siamo arrivati a 5 a 5, con premio dato ex aequo.
Nanni Moretti ha poi parlato dei premi da lui ricevuti nei Festival:
Mi è capitato per Caro Diario e La stanza del figlio di tornare a Roma ed essere convocato per Cannes, senza sapere per che cosa. Quando vinsi per Caro Diario e La stanza del figlio non sapevo assolutamente nulla. Durante la cerimonia di premiazione a Cannes nel 2001 si aspettava Laetitia Casta. Io sono stato preso dall’ansia e sono uscito dalla sala, mi si avvicina un signore con i capelli bianchi che si accende una sigaretta, era David Lynch, in concorso con Mulholland Drive. Gli passo accanto e lui mi dice “Nanni, un giorno o l’altro io ti ammazzerò”. Se l’avessero detto i Coen mi avrebbe fatto ridere, ma sentirlo dire da Lynch è stato un po’ inquietante.
Nanni Moretti ha poi parlato della sua attività come esercente al Cinema Nuovo Sacher, a cui ha anche telefonato, fra l’ilarità generale, per chiedere dettagli sulle proiezioni serali in tempo reale:
Il mio momento più bello al Nuovo Sacher è stata la proiezione di Heimat 2: tredici lungometraggi in uno. Ogni due settimane cambiavamo con l’episodio successivo, con replica dei precedenti la domenica mattina. Quando Reitz venne a Roma lo chiamai al telefono, ma riuscii a dirgli solo “Mille grazie!” e lui “Mille prego”. Devo dire che il pubblico non è sempre innocente. Alcune volte ci sono film che valgono, ma il pubblico li rifiuta. Per esempio per Una vita, c’era sempre una scusa per non vederlo.
Nanni Moretti ha poi mostrato un filmato che dimostra al tempo stesso tutta la sua esigenza come regista e tutta la bravura di Margherita Buy, che nonostante le continue indicazioni da parte del regista riesce a rimanere in parte e a interpretare una scena di rara intensità al telefono. Il regista ha poi commentato dicendo: “Io con uno così matto non ci lavoro più, infatti 15 anni fa mi sono dimesso da attore protagonista”.
In chiusura, Nanni Moretti ha concesso al pubblico il momento più toccante e intimo della serata, ovvero la proiezione di un corto di 8 minuti dal titolo Autobiografia dell’uomo mascherato. Nel corso del filmato, vediamo Moretti indossare la maschera in diverse situazioni della sua vita e della sua sala cinematografica. Nella fase finale, scopriamo che questa maschera è una sorta di rete protettiva da lui usata nel corso di una radioterapia per la cura di un tumore, da cui è stato nuovamente colpito dopo 20 anni. Uno struggente, generoso e autobiografico colpo di scena finale, che continua il processo di analisi di se stesso già portato avanti dal Maestro in molte sue pellicole (Caro Diario e Mia madre su tutte). Emblematico il gesto finale di Nanni Moretti, con i pugni alzati a dimostrare tutta la sua tenacia e l’auspicio di una definitiva sconfitta di questo terribile male.