Gideon Raff su Now and Then: “Non mentire, ma reprimere aspetti della vita”
Disponibile a partire dal 20 maggio 2022 sulla piattaforma Apple TV+, Now and Then è una serie che promette di intrigare e conquistare con un viaggio lungo otto episodi lungo il viale dei ricordi, che unisce presente e passato per dare senso a tanti misteri e avvenimenti tragici. Un thriller e un cold case, ma anche una riflessione lunga 20 anni che (forse) può far riavvicinare vecchie amicizie. In occasione dell’uscita della serie, abbiamo intervistato Gideon Raff, regista e produttore della serie.
La prima domanda è quasi d’obbligo per Now and Then: come avete deciso di optare per il bilinguismo inglese/spagnolo? È stata una scelta di produttiva o artistica?
“È stata totalmente una scelta artistica e non è stata una scelta mia. Ramon, Gema e Teresa (i creatori della serie) volevano esplorare la vita degli immigrati latinoamericani a Miami e la lingua ha un ruolo centrale in questo. Quando mi sono unito al progetto, Now and Then era già un prodotto bilingue e questo è uno degli aspetti che mi hanno conquistato, perché la lingua è cultura e si impara molto a proposito dei personaggi anche solo dalla lingua che usano, dai diversi modi di parlare e questo mi ha subito affascinato molto.”
Passato e presente si intrecciano continuamente nella serie: come avete costruito questa struttura in cui le due dimensioni hanno un fitto dialogo?
“L’idea era di informare il presente attraverso il passato. Anche le esperienze emotive vissute dai personaggi nel presente, a causa del ricatto, li riportano indietro a un tempo passato, con il loro punto di vista specifico e individuale sui fatti accaduti. Non li considero nemmeno flashback, si tratta proprio di un’altra linea temporale e volevamo rappresentare anche visivamente le differenze di prospettiva sulla vita: quando hai 20 anni sei ingenuo, vuoi conquistare il mondo ed è diverso da quando hai 40 anni. Esteticamente nel passato si vede molto il cielo, abbiamo usato molto i colori pastello, mentre nel presente abbiamo usato colori più saturi e immagini più claustrofobici, anche con riprese più lunghe.”
In Now and Then osserviamo diversi segnali dell’influenza sociale sulle nostre vite quotidiane (video virali, l’importanza di avere una buona immagine pubblica). Come crede che la dimensione sociale possa influenzare la politica di alto livello e la vita individuale?
“È una domanda importante. Per me, come per i protagonisti della serie, quando sono cresciuto non esistevano i social network, questo mondo così veloce a diffondersi, a giudicare e a perdonare. Anche quando Pedro vede il video virale si rende conto di non conoscere più il mondo che lo circonda e di muoversi in una realtà nuova per lui. Ovviamente i social media hanno un’enorme influenza sulla politica e sui costrutti sociali del mondo, nel bene e nel male.“
Gideon Raff, regista e produttore della serie Now and Then
L’omertà e il bisogno di mantenere i segreti hanno un ruolo fondamentale nella serie: nella vita reale pensa che sia sempre un crimine o a volte è necessario non svelare tutta la verità?
“Certamente talvolta è necessario, ma per i protagonisti della serie non si tratta neanche di mentire, quanto di reprimere o negare alcuni eventi per continuare a vivere, guardandoli adesso da una prospettiva diversa da quella di 20 anni fa. Noi tutti lo facciamo: i ricordi sono flessibili, ci sono cose che non vogliamo ricordare ma a volte capita che emergano comunque. Non si tratta di mentire, quanto di reprimere aspetti della vita.”
Anche il concetto di amicizia è messo a dura prova in Now and Then: come avete scelto di rappresentare questi tradimenti e queste dinamiche relazionali?
“Questa è una cosa interessa del mondo creato da Ramon, Gema e Teresa: ci sono amicizie precedenti all’incidente, a seguito del quale le dinamiche cambiano e dopo 20 anni nessuno vuole più essere amico degli altri, anche se sono costretti a riunirsi. Questo crea dinamiche interessanti riguardo a come le persone si sentono nei confronti di una certa persona, rispetto a 20 anni fa. Questo aspetto lo vivo anche io nella mia vita: quando incontro il mio migliore amico delle superiori, con cui passavo 20 ore al giorno, percepisco ricordi ed emozioni, ma non è più la stessa persona. È una dinamica molto strana e molto interessante. Anche la relazione tra i detective riflette questi elementi, pur trattandosi di un rapporto tra mentore e allieva.”
Now and Then offre anche una sorta di dialogo tra diverse generazioni di attori: è stato più stimolante lavorare con i giovani più inesperti o con gli adulti, con già esperienze internazionali?
“Vuoi che scelga chi preferisco? (ride, ndr) Prima di tutto è stata una vera sfida trovare il cast adatto, soprattutto la parte giovane, dovendo trovare persone che potessero essere credibili come controparte al cast adulto: per esempio per Manolo Cardona dovevamo trovare un ragazzo che potesse assomigliare a lui e che potesse parlare come lui, magari anche proveniente dallo stesso posto. Ci sono dinamiche diverse per lavorare con i due gruppi di attori, ma è stato illuminante e divertente in entrambi i casi. Sono state molto interessanti anche le dinamiche tra loro, che hanno passato molto tempo insieme per definire ogni dettaglio dei personaggi: è stato divertente vedere un personaggio prendere forma attraverso due diversi attori.”
La serie ha una struttura piuttosto universale: in che modo il mondo contemporaneo si innesta in Now and Then?
“Volevamo dare fondamenta reali al racconto rappresentato. I fatti potrebbero accadere a un qualsiasi gruppo di amici ovunque nel mondo, ma c’è qualcosa di veramente unico in Miami, essendo un grande meltin pot, dove diverse culture, anche latino americane, si incontrano. Ma nella serie c’è anche l’America, non solo la cultura sudamericana, e questo è un aspetto peculiare di Miami.”
Qual è il focus principale della serie?
“Da un punto di vista tematico, chiaramente è “Chi è stato?”, ma per me la parte più importante è anche il confronto tra come guardavamo la vita da giovani e come ci approcciamo adesso. È l’aspetto che mi ha toccato maggiormente anche leggendo la sceneggiatura, si tratta di una condizione umana universale, che parla di ottimismo e di speranza per noi stessi e per il nostro futuro, di come proviamo a mantenere un approccio al mondo quasi infantile anche quando siamo più vecchi. Molte produzioni basate sul quesito “Chi è stato?” sono divertenti e ricche di suspance, ma qui c’è qualche livello interpretativo in più che rivela qualcosa anche di noi stessi.“