Peter Docter: intervista al regista di Inside Out
Ha le fattezze di un gigante ma l’entusiasmo di un ragazzino, Peter Docter, l’uomo che ha la capacità di plasmare i sogni di grandi e piccini rendendoli reali, anche se solo per un paio d’ore, coadiuvate dalla magia del cinematografo. La maggior parte delle idee nascono da esperienze private, poi io le propongo a Lasseter e lui dice se svilupparla o meno – racconta la ‘leggenda’ della Disney-Pixar (regista, sceneggiatore, animatore e produttore).
Dopo essere entrato nella storia recente con capolavori quali Toy Story – Il mondo dei giocattoli (vincitore dell’Oscar nel 1996 per la migliore sceneggiatura), Monsters & Co. (Oscar nel 2002 come miglior film d’animazione e miglior sceneggiatura originale) e Up (Premio Oscar nel 2010, ancora per il miglior film d’animazione e la miglior sceneggiatura originale), adesso si accinge a catapultarci, ancora una volta, in un mondo magico, quello di Inside Out, al cinema dal 16 settembre.
Peter Docter: leggi l’intervista esclusiva al regista di Inside Out
Rispetto agli altri cartoon della Pixar, Inside Out porta sul grande schermo una struttura differente e una storia più complessa, dettagliata e peculiare, ma anche più emozionante. Da dove arriva questa strabiliante idea?
È nata osservando mia figlia, che dà la voce alla protagonista Riley. Mi sono reso conto che in effetti è così, dopo aver compiuto 11 anni è cambiata, ha iniziato a chiudersi in se stessa.
Nel film l’animo umano nel quale si svolge l’azione viene rappresentato come una macchina. La rappresentazione è davvero stravolgente, ma avete anche messo in cantiere altre opzioni prima di giungere a questa?
Ci abbiamo ragionato a lungo… quando abbiamo sviluppato questa idea abbiamo iniziato a chiederci quale sarebbe stato il modo migliore di raffigurarla, considerando che non stavamo rappresentando la mente ma qualcosa di più astratto. Così abbiamo pensato prima do costruirlo come una scena teatrale, l’altra idea era quella di creare una nave con l’equipaggio e infine siamo arrivati alla rappresentazione che vedete nel film.
Immagino sia stato divertente inoltrarsi tra i meandri del pensiero e rendere tutto così onirico ma, prima di creare la sceneggiatura, vi siete documentati in modo da fornire un’immagine veritiera o vi siete lasciati guidare dalla fantasia?
Beh si ci siamo divertiti un sacco! Abbiamo cercato di leggere e studiare il pensiero Freud, Jung e altri, ma di fatto nessuno sa per certo come funziona l’essere umano, motivo per il qual ci sono tutte queste teorie molto diverse tra loro. Abbiamo fatto delle ricerche e cercato di capire come si apprendono e dimenticano le cose. Per la riproduzione del sub inconscio ci siamo ispirati ad una versione più pop di Jung; poi ci è venuto in mente di rendere i sogni come delle autentiche sceneggiature dal budget illimitato.
E la pubblicità che ogni volta ritorna?
(Ride) Ci abbiamo provato e riprovato fino a creare un motivo pessimo, che però funzionava!
Gioia, Rabbia e altri personaggi hanno caratterizzazioni che ricordano qualcosa, o qualcuno….
Ovviamente ho preso ispirazione da altri cartoni Disney, che per noi sono un punto di riferimento. In in ogni modo con questo film ci siamo allargati perché i personaggi hanno qualcosa che gli altri non hanno.
Alla fine del film si comprende che non può esserci gioia senza la tristezza. Questo messaggio è molto interessante.
I nostri personaggi sono delle caricature e a tal proposito Lasseter disse che se la nostra ida fosse stata giusta saremmo riusciti a realizzare la nostra versione dei 7 nani. Per quanto riguarda il messaggio che traspare, è chiaro che tutti noi vorremmo avere una vita felice, ma non è così perché poi nella vita ci sono dei momenti difficili, dai quali cerchiamo di allontanarci, ma che sono inevitabili.
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Dato che hai citato i 7 Nani, ricordo che durante la creazione molti furono scartati. È stato così anche per le emozioni?
Devo dire che abbiamo fatto riferimento a diverse emozioni, all’inizio ce n’erano molte di più, tra cui la speranza, l’orgoglio, etc… Poi ad esempio abbiamo pensato di accorpare la speranza a Gioia e abbiamo anche pensato che 5 fosse il numero perfetto, anche perché gli studiosi dicevano ognuno la sua; chi 3, chi 7… Ogni personaggio è caratterizzato da un colore, ma Gioia è di fatto la più colorata (da notare i suoi capelli blu, che rappresentano il percorso che ella compie, in cui alla fine si accorge dell’importanza di Tristezza), ciò per dimostrare il suo essere versatile e poliedrica. È un personaggio a tutto tondo!
I tuoi lavori coinvolgono gradualmente tutte le fasi della vita: 2 anni di età in Monsters & Co., 8 in Up e adesso siamo giunti all’adolescenza. Vuoi per caso esaminare l’essere umano?
Quello che facciamo alla Pixar è fatto delle nostre emozioni e per me la cosa più bella che mi sia capitata è quella di essere diventato genitore. Però i figli stanno crescendo, quindi forse rimarrò senza lavoro!
Avete pensato a come potrebbero reagire i bimbi più piccoli alla visione? Riusciranno a capire le emozioni e il passaggio dall’infanzia all’adolescenza?
Ottima domanda! In effetti a metà strada, quando avevamo già metà delle creazioni, ci siamo chiesti se non fosse troppo complesso, ma i ragazzini non solo l’hanno capito, hanno saputo spiegare il film anche meglio di noi! Il figlio di un mio collega, ad esempio, il giorno dopo aver visto Inside Out, ha avuto una reazione pazzesca. Aveva infatti paura di tuffarsi in piscina, mentre il giorno dopo si è fatto coraggio e si è tuffato. Quando il padre gli ha chiesto perché lui ha risposto “Perché prima avevo messo alla guida la paura”. Questo spiega come i bambini imparino a leggere le emozioni priam di qualsiasi altra cosa, prima di imparare a leggere e a scrivere.
Ultima domanda: il topo porto nella nuova casa è una strizzata d’occhio a Ratatouille?
Volevamo creare un luogo poco ospitale e il tipo calzava a pennello, ma non è morto, sta fingendo!