Peter Jackson su The Beatles: Get Back, così ho messo a nudo l’umanità dei Fab Four
La nostra intervista a Peter Jackson in occasione del lancio di The Beatles: Get Back, nuova docuserie sui Fab Four distribuita su Disney+, in tre parti, il 25, 26 e 27 novembre 2021.
The Beatles: Get Back è la nuova docuserie di Peter Jackson sui Fab Four disponibile su Disney+ in tre parti distribuite il 25, 26 e 27 novembre. Il regista de Il Signore degli Anelli e King Kong ha condensato, in quasi 8 ore di girato, più di 150 ore di riprese inedite dei Beatles, realizzate in occasione del lancio di un film e uno show televisivo che non sono mai giunti alla luce. In questi episodi il pubblico tocca con mano lo sviluppo di Let it Be (quando ancora si chiamava Get Back), la preparazione del Rooftop Concert (l’ultimo concerto della band che si è tenuto sul tetto dello loro studio di registrazione a Saville Row, a Londra) e molto altro ancora.
Abbiamo partecipato alla conferenza stampa di presentazione di The Beatles: Get Back in compagnia di Peter Jackson stesso che inizialmente è stato intervistato da Matt Everitt e poi ha risposto a qualche domanda dei giornalisti. Di seguito trovate alcuni estratti dell’incontro, dove sono stati approfonditi diversi aspetti della docuserie.
The Beatles: Get Back – le varie storie raccontate dalla docuserie
Matt Everitt ha esordito chiedendo a Peter Jackson il motivo per il quale era l’uomo giusto per fare questa incredibile operazione di restauro con The Beatles: Get Back. La risposta del film-maker ha messo in evidenza quanto sia un grande appassionato della band e che solamente un fan poteva mettere mano su questi materiali per selezionarli al meglio. “Sono l’uomo giusto perché sono un fan dei Beatles. Non li ho ascoltati negli anni ’60, ma intorno al ’72 e 73′ ho iniziato a conoscerli, tra l’altro i primi LP che ho comprato erano proprio dei Fab Four. In generale è stata un’esperienza strana, ci ho lavorato gli ultimi 4 anni della mia vita, analizzando più di 150 ore di materiale inedito e mi sembrava di stare origliando delle conversazioni come fossi un agente della CIA. Essendo un fan dei Beatles ho colto molte sfumature e compreso alcune piccole cose, era necessario esserlo per decifrare tutto il materiale originale.”
Effettivamente, come sottolineato da Everitt, all’interno di The Beatles: Get Back si raccontano tante storie. Peter Jackson ne ha parlato in maniera più approfondita. “Innanzitutto la storia di The Beatles: Get Back riguarda in particolar modo il regista stesso di tutto il materiale originale, Michael Lindsay-Hogg che ho dipinto nella docuserie quasi come un personaggio. Il suo lavoro è rimasto in un caveau per 52 anni e metterci mano per me, da fan dei Beatles, è stato realmente sconvolgente. Ad ogni modo non si racconta solo la storia dello sviluppo di Let It Be, ma anche la genesi delle tracce di Abbey Road oltre ad alcuni brani che avrebbero suonato i Fab Four da solisti. E ovviamente c’è molto altro.”
Nonostante l’autore neozelandese sia un grande amante del gruppo di Liverpool si è sentito di muovere una critica nei loro confronti, spiegando che, se si vede la docuserie, emerge in modo palese il fatto che fossero molto disorganizzati e che pesassero molto sulla loro entourage che ha fatto un gran lavoro dietro, soprattutto aiutandoli nella ricerca della location del concerto, visto che su questo frangente erano davvero molto indecisi.
The Beatles: Get Back – I Fab Four come esseri umani
L’aspetto più curioso di The Beatles: Get Back è che emerge un lato intimo e sincero di Paul McCartney, Ringo Starr, John Lennon e George Harrison che non ci si aspetterebbe mai di vedere. Nonostante i 4 fossero consapevoli delle riprese in corso (d’altronde loro stessi avevano pagato la troupe per riprenderli), qualche volta cercano di mascherare le loro conversazioni suonando sopra con i loro strumenti, ma Jackson è riuscito a togliere il velo dietro tutto questo. “Abbiamo usato un software di IA che ci ha consentito di isolare il rumore degli strumenti e sentire le loro parole. Grazie a questo, ovviamente, abbiamo la possibilità di conoscere i Beatles intimamente, senza nessuna costruzione: sono loro al 100%. È davvero straordinario, anche perché solitamente nei filmati di repertorio loro non sono sinceri al massimo, soprattutto se si tratta di conferenze stampa o tour promozionali, mentre in questo caso li abbiamo messi a nudo. Un altro punto fondamentale è che ho visto per la prima volta i Beatles come 4 esseri umani diversi e non come una singola entità, con tutte le loro difficoltà e difetti, come 4 ragazzi comuni.”
Con l’opera, inoltre, come indicato da Matt Everitt, si assiste anche al processo artistico di creazione di alcuni iconici brani del gruppo, un incredibile regalo che la serie offre al pubblico. Il regista ha ammesso di essere rimasto colpito dal fatto, come nel caso dell’ideazione di Get Back, che ci fosse molta istintualità tra loro e poca preparazione, che ha consentito la scrittura e la composizione di alcune delle canzoni più famose della storia della musica.
The Beatles: Get Back – la tecnica dietro la docuserie
Dietro The Beatles: Get Back c’è un lavoro mastodontico di montaggio e restauro, sia sonoro che estetico. Gabriele Lingiardi, di BadTaste.it, in particolare ha chiesto a Peter Jackson come è realmente avvenuto il processo di restyling. “È stato più complicato farlo con la mia opera precedente, They Shall Not Grow Old, un documentario sul centenario della prima guerra mondiale, con il quale ho lavorato con riprese vecchie di 100 anni con una pellicola granulosa e diverse velocità di camera. In quel caso già avevamo sviluppato un tool di restauro che abbiamo applicato anche adesso, su un materiale che originariamente era molto grezzo. La sfida maggiore è stata lavorare con il suono: abbiamo sviluppato un software che ho già menzionato prima che ha isolato le varie tracce sonore sia gli strumenti veri e propri che le voci e questo ci ha consentito di distinguere e differenziare il tutto. Ovviamente, come dicevo prima, ciò ci ha consentito di lavorare sulle loro conversazioni private che loro non volevano fossero ascoltate. Da qui viene fuori la vera narrativa di The Beatles: Get Back, così seguiamo la storia dell’opera attraverso la loro esperienza diretta.