Prisma: dalle storie vere all’identità fluida. Cosa abbiamo scoperto parlando con Ludovico Bessegato e Alice Urciolo
Gli autori e il cast di Prisma, serie Amazon Original, parlano di identità, sessualità fluida e molto altro. Sulla piattaforma streaming dal 21 settembre 2022.
Prisma è una serie TV in 8 episodi, una realizzazione Amazon Original, disponibile sulla piattaforma dal 21 settembre 2022 e scritta da Alice Urciolo e da Ludovico Bessegato, che partecipa anche in qualità di regista. La serie, ambientata a Latina e non per caso, racconta l’identità, le aspirazioni, gli orientamenti sessuali e il modo di stare al mondo di un gruppo di ragazzi e ragazze di oggi. Con Mattia Carrano, Lorenzo Zurzolo, Caterina Forza, Chiara Bordi, LXX Blood, Matteo Scattaretico e tanti altri, la storia è prima di tutto la cronaca del rapporto tra due gemelli, Andrea e Marco. Entrambi interpretati da Mattia Carrano, impegnati in un profondo percorso di scoperta di sé che finirà per coinvolgere anche chi gli sta intorno.
Nicole Morganti, Head of Italian Originals, Amazon Studios, sa che Prisma è scottante attualità. “Con questa serie ci siamo proposti di raccontare una realtà locale. Abbiamo voluto andare oltre, c’era questa voglia di innovare su un argomento caro a tanti streamer, cioè il mondo dei giovani. Ma per arrivare a questo punto era necessario dargli voce. Noi parliamo di diversità e normalità, di come l’identità di genere sia materia fluida, di quanto sia importante accettarsi, di come ciò che tendiamo a considerare diverso sia in realtà normale. Abbiamo provato a scardinare le regole per quella che, in fondo, è una serie neorealista“.
Il protagonista Mattia Carrano qui si sdoppia, recita per entrambi i gemelli e ovviamente la cosa ha richiesto un certo impegno. “È stata una sfida emozionante interpretarli entrambi. La parte più impegnativa, le scene in comune. Dovevo prima recitare tutta la scena con Andrea e poi, di corsa, dovevo entrare in Marco. Questa, senza dubbio, la sfida più grossa. Io e Ludovico ci abbiamo lavorato tantissimo“. Tra l’altro l’inganno è riuscito, in tanti hanno pensato che a recitare fossero davvero due fratelli. “So che c’è stato” prosegue Carrano “qualcuno che, dopo aver visto al montaggio qualcosa della serie, ha detto che il ragazzo che interpetava Andrea era più bravo dell’altro!“.
Si parte da Skam Italia per arrivare a Prisma, con uno spunto di vita vissuta a fare da ispirazione
Ludovico Bessegato non nasconde i dubbi che lo hanno occupato, soprattutto all’inizio, quando ancora non era chiaro se l’idea di affidare al più che esordiente Carrano non uno, ma ben due ruoli, fosse, diciamo così, sostenibile. “Forse, tra le tante sfide che ci siamo trovati davanti, quella dei protagonisti era una delle più complesse. Trovare un attore esordiente come Mattia, che aveva 21 anni al momento di cominciare e non aveva fatto mai niente, dargli due ruoli, non è stato facile. Tra l’altro i gemelli nella serie si toccano, si spingono, si abbracciano. Gestire una situazione del genere è difficile per un attore esperto, figuriamoci per lui. Lì per lì non sapevamo se avrebbe funzionato, eravamo preoccupati. Mesi dopo, al montaggio, viste le scene incastrate, ci siamo accorti che la cosa reggeva“.
Charo che il punto di partenza, per qualunque discorso applicato a Prisma, vale per Ludovico Bessegato come per Alice Urciolo, è sempre e comunque l’esperienza su Skam Italia. Un riferimento stimolante. “Dopo tanti anni passati a realizzare Skam Italia” comincia Bessegato “c’era, da parte mia e di Alice, la voglia di misurarci con qualcosa di più grosso. Skam è stata una grande palestra che ci ha permesso di rifare la migliore serie teen di sempre, Skam Norvegia. Ereditavamo uno stile unico e personaggi fantastici. Dopo aver fatto per tanto tempo questo esercizio, mi sono detto, vediamo se riusciamo anche noi a fare una cosa del genere. Anche per sentirci meno debitori verso uno show molto bello ma pesante, come tipo di eredità. Prisma è diventato la cosa più importante per me negli ultimi tre anni. Girare una serie così richiede un’enorme dose di ambizione. Ci siamo presi il tempo di osservarne la complessità. Abbiamo avuto grandi risorse. Le riprese sono durate 15/16 settimane, un tempo soddisfacente, abbiamo potuto usare tanta musica, il che richiede uno sforzo produttivo importante. Abbiamo avuto in sostanza tutto il necessario per tirare su una cosa splendida. Ci siamo riusciti? Non lo so, ma so che questa è la serie che volevamo fare. Vedemo se è anche quella che qualcuno ha voglia di vedere“.
Lo spunto di Prisma lo porta Alice Urciolo, roba di vita vissuta. “Io e Giovanna Cristina Vivinetto ci siamo conosciute ai tempi dell’università, tanti anni fa. Ha pubblicato un libro di poesie che si chiama Dolore Minimo. Lei è presente nella serie con il libro, dove tra l’altro si parla della sua transizione, del suo viaggio. Giovanna è una donna transgender e mi ha colpito il modo in cui raccontava questo percorso. C’è molto di Giovanna nel personaggio di Mattia e nella sua esperienza. Ha un gemello, per esempio. C’è questo tema del doppio che è interessante, l’idea di un personaggio fatto in un certo modo con al suo fianco un personaggio simile che però va più incontro a quello che richiede la società. Nello stesso tempo Prisma si chiede anche: cos’è un uomo e cos’è una donna, di questi tempi? Cosa ci aspetta da una ragazza, oggi? C’è un po’ questa indagine sui ruoli di genere. Lo sfondo della serie è l’Agro pontino, non un luogo qualunque, se pensiamo a come il fascismo avesse eletto il patriarcato a motivo portante della società. Era importante parlare di certi temi in un posto così“.
Prisma racconta di un’identità fluida e dinamica, proprio come quella di Latina
Parlando di identità, fluidità e sessualità, Prisma deve necessariamente confrontarsi con il problema della rappresentazione. I ruoli sono stati affidati ad attori o ad attrici appartenenti al grande spettro Lgbtqia+ o no? Risponde Ludovico Bessegato. “La verità è che è illegale, in un colloquio, chiedere conto a una persona del suo orientamento sessuale. Poi ci sono attori che fanno degli statement specifici e altri che invece no. In Prisma ci sono personaggi che si definiscono e personaggi che non si definiscono. Noi parliamo della non definizione, anche perché identità e genere sono fattori dinamici. I personaggi hanno un mucchio di sfumature, non so se dipenda dal fatto che gli attori sono semplicemente bravi o si sentono rappresentati. Sono un po’ come il vero prisma, questa figura geometrica che, se ci passa la luce attraverso, riflette così tante gradazioni”. Sulla scelta del protagonista esordiente precisa che “abbiamo provinato qualche coppia di gemelli, anche molto interessanti, ma non è andata. Era necessario che a interpretare Marco, che è una promessa del nuoto, ci fosse qualcuno col fisico giusto e qui Mattia era perfetto col suo passato di pallanuotista. Per fortuna esistono agenzie che non si limitano a curare profili affermati ma fanno anche dello scouting“.
Mattia Carrano non ha un gemello preferito. “Li sento entrambi vicini. Ci ho lavorato molto. È normale che Andrea abbia un po’ di paura a svelarsi, d’altronde riceve poche informazioni sulla questione e l’ambiente dove vive è quel che è. Nella vita le cose vanno così, c’è chi ha paura e chi ne ha di meno“. Chiara Bordi ci tiene a precisare che andrebbe contro tutto quel che Prisma rappresenta, parlare di lei come della ragazza con la protesi. “La verità è che io ho la protesi e Mattia è biondo, tutto qui. All’inizio è stato emozionante lavorare alla serie. Non credo Carola vada vista come il personaggio con la protesi, c’è molto di più di questo. Affronta tutta una serie di rapporti con le persone, è una comunissima ragazza di sedici anni con il suo carico di sfide“. Caterina Forza porta un bel carattere e vulnerabilità non del tutto sopite nel suo personaggio, Nina. “Interpretare Nina è stato difficile ma emozionate, il suo modo di essere è simile al mio e a quello di persone vicine a me. Penso alla tendenza a sfogare le emozioni in rabbia, anche per via dell’età. Grazie all’amicizia con Andrea, Nina distrugge il muro che la nasconde e mostra la sua dolcezza“.
Nel dibattito tra pensiero conservatore e progressismo, Prisma sceglie da che parte stare e non si nasconde. Tuttavia, Ludovico Bessegato, che invidia alle giovani generazioni una libertà in materia di orientamento e sessualità che prima non c’era, mette in guardia dai rischi di un’eccessiva politicizzazione della materia. “Non ci nascondiamo, raccontiamo temi e personaggi ben precisi, ma questa è una serie che deve stare in piedi anche domani. Mi sottraggo all’idea di aver fatto una serie ideologica. Puntavamo piuttosto al romanzo di formazione, neanche la definirei una serie teen. Prisma parla delle cose di cui parlano i ragazzi oggi, delle loro priorità. Ma una serie da sola non cambia la testa alle persone. Skam si fa da anni, piace molto, ma i sondaggi sono quelli che sono“.
Sullo sfondo particolare, non è che si giri così spesso a Latina e dintorni, per concludere sempre Bessegato. “Latina non la conoscevo, Alice me l’ha presentata, era, credo, l’agosto del 2019. Mi ha colpito perché non assomiglia a niente che avessi mai visto in Italia, cioè la città standard con i negozi, il corso, il centro e la periferia. Latina è diversa, non ha un vero e proprio centro, c’è questo strano e altissimo grattacielo. Poi, è vero, giriamo nelle serre: Latina non ha il suo hinterland, nelle serre ci lavora la comunità Sikh più grande in Europa dopo quella inglese. Nei dintorni abbiamo Sabaudia, il Circeo. Devo dire che, secondo me, quelli che l’hanno raccontata in passato non hanno colto tutte le sue potenzialità. Cambia anche nome tre volte, anche lei molto fluida“. Tutto torna.