Radu Jude su Bad Luck Banging or Loony Porn: “Sarebbe ridicola la censura applicata al mio film”
Radu Jude è il regista di Bad Luck Banging or Loony Porn, vincitore dell'Orso d'oro alla 71ª edizione del Festival di Berlino. Interessandoci ai suoi retroscena e ad argomentazioni stimolanti, siamo riusciti ad addentrarci nei temi e nelle riflessioni che il film riesce a scatenare.
Disponibile da venerdì 16 Aprile sulla piattaforma Mio Cinema, Bad Luck Banging or Loony Porn è la storia di una insegnante di scuola a Bucarest, Emi (Katia Pascariu), una presenza molto stimata e affermata, che si ritrova a dover mettere in discussione tutto il corpo docenti dopo la pubblicazione di un suo video che la ritrae alle prese con suo marito a letto. Diviso in tre atti e con molteplici svolte inaspettate, la sua struttura e il suo contenuto sono stati una scelta azzardata e discussa alla Berlinale. Tra confronti accesi, immagini di repertorio e un’ottica satirica e molto asciutta per mettere a soqquadro una folta schiera di persone ipocrite e bigotte, il film sente la necessità di arrivare a scuotere le fondamenta di una società stressata e colta da una pandemia ancora in corso.
Breve retrospettiva su Rade Jude: un cinema senza filtri
Radu Jude è un regista che rappresenta una realtà e una storia senza applicare modifiche nelle riprese, senza abbellimenti di sorta. Nel proseguire oltre i limiti della cinepresa, Jude ricerca la verità più autentica e assoluta e riflette sulla necessità di fare un cinema politico o, per meglio dire, fare politicamente il cinema. La voce che lui contiene deve essere sprigionata, e ci parla della condizione estrema di chi voglia intraprendere questo tortuoso percorso; una strada scoscesa che porta più facilmente al fallimento o ad essere condannati in pubblico. La Romania viene portata sul grande schermo con particolare maniacalità e un impegno ossessivo nell’individuare dettagli scenici e squarci che definiscono prima il mondo e poi un individuo, una comparsa o un protagonista. Le riflessioni sul peso delle immagini e sulla loro presunta realtà sta alla base di un cinema affrontato a viso aperto, con contraddizioni e limiti imposti da un collettivo colmo di collera.
Ci troviamo di fronte ad uno sfondo incerto, ricco di preoccupazioni che si tramutano in invettive e critiche spietate, che siano da salotto, da bar o finemente argomentate per mettere al tappeto persone e gruppi specifici. La società odierna, con una morale traballante ed esposta a tutto tondo nel film, si tinge di rosa con cartelli di avvertimento e didascalie che preannunciano una fine ingloriosa destinata a tutto il cast.
Oltre i limiti dei monitor e degli obiettivi: intervista a Radu Jude
Abbiamo raccolto una serie di considerazioni dal regista di Bad Luck Banging or Loony Porn, nei riguardi del cinema politicamente corretto, della censura, della pornografia libera e gratuita, con particolare attenzione rivolta alla struttura narrativa del film.
Ha dovuto fare i conti con menzogne e bugie che si svelano attraverso il suo cinema. Bad Luck Banging or Loony Porn è il suo ultimo provocatorio film che colpisce ad un sistema alimentato dal disprezzo e dall’individualismo. Siamo curiosi di sapere che reazioni ha suscitato in Romania.
“L’uscita per ora è stata programmata fra tre settimane. C’è una versione non completa del film e piratata al momento e molte persone hanno visto quella che sta circolando. Difficile prestare attenzione a critiche su di un film incompleto e senza il mio intervento in post-produzione. Per quanto riguarda invece una riflessione sulla Romania e sulla società che la compone, ho messo in evidenza una mia opinione, una mia prospettiva della Romania post-totalitarismo e dei suoi rapporti con il mondo occidentale. In verità posso ammettere che è difficile rappresentare la società in tutte le sue sfaccettature e nella sua totalità. Ho voluto inquadrare una città spogliata di un governo assolutista e riprendere le sue dirette conseguenze.”
L’oscenità e la critica ad essa. Qual’è la vera oscenità al giorno d’oggi e fin quanto ci possiamo spingere con questo concetto?
“Innanzitutto, dobbiamo dare una definizione di che cosa sia osceno e cosa no. Si mette in discussione una scena di sesso fra due attori che accettano queste dinamiche di fondo, e la scena viene ancora disprezzata. L’abuso di potere per opprimere le scelte altrui è la vera oscenità, lo spettro di quello che è osceno però è veramente ampio. Non c’è stato nessun problema ad esempio con gli interpreti di Bad Luck Banging, e Katia (la protagonista) è una grande professionista. Sento di aver dato tutto per la realizzazione di un progetto che mi ha tenuto decisamente attivo nella selezione degli atti, nella resa e nell’esposizione di miei pensieri che dovevano essere chiari e comprensibili. In alcuni paesi il film sarà oggetto di censura, e non ho voce in capitolo. Con la mia produttrice abbiamo detto che sia ridicolo invece proiettare film con un uomo e una mitragliatrice che ammazza un mucchio di persone in cinque minuti. Nelle scene che verranno censurate, applicherò probabilmente uno schermo nero con un codice QR integrato.”
Soffermiamoci sul modo di seguire la protagonista per le vie di Bucarest, molto accompagnatorio. Con la macchina da presa vola sempre alto e ci fa vedere gli enormi cantieri, i centri commerciali, ma anche un popolo caotico e in subbuglio. Sembra che lei abbia preso spunto dal Cinema Verite. Ci spieghi questa scelta.
“Io sono cresciuto con il cinema che riuscivo a vedere alla Cinematheque di Bucarest. Sono un discepolo del neorealismo italiano, con Roberto Rossellini come esempio che ho sempre tenuto in considerazione e che ha costituito la mia base cinematografica. La maniera di seguire la protagonista, alternando scene di finzione con la realtà, rientra perfettamente nella tradizione del neorealismo e della Nouvelle Vague, una sorta di Germania anno zero (1948, Roberto Rossellini). Dal quartiere all’esposizione delle storture, delle cose brutte, e anche le tensioni e i problemi pratici delle grandi città del mondo. Riesco a far vedere quali sono i valori alla base della città, che siamo noi che l’abbiamo fatta. Dopo trent’anni dalla Rivoluzione e dalla fine della dittatura, siamo in democrazia e questo è quello che abbiamo fatto. Nel mio film l’ho voluto mostrare e dimostrare, la maniera quasi incivile con la quale trattiamo la nostra città, anche con una differenza di classe molto forte. L’individualismo acceso e sfrenato è un seme piantato da una società creata da noi stessi.”
La pornografia online è libera e gratuita. Nel suo film viene trattato anche il virus e la pandemia. Sono rappresentazioni dirette di nuovi obblighi e indicazioni severe alla quale dobbiamo attenerci e ancora abituarci. Cosa significa aver fatto un film così forte su cosa stiamo vivendo attualmente?
“Per il rapporto fra virus e pornografia, prima vi voglio citare una lettura molto interessante di Giorgio Agamben, ovvero L’invenzione di un’epidemia. Tratta della dittatura medica e del rapporto che le persone hanno con questo nuovo ordine mondiale, regolato da restrizioni e da regole ferree che stiamo tutt’ora rifiutando. In Romania infatti è sempre una lotta far indossare la mascherina ma ritornando al discorso di prima, il collegamento fra pandemia e video hard, è avvenuto per caso perché le riprese erano iniziate a inizio Febbraio dell’anno scorso, prima dell’emergenza e dello stato di allarme. Sulla pornografia online, il vero problema è che si è perso il confine fra gratuito e la sfera privata. Per me è molto inquietante, anche guardando sul web foto mie, della mia quotidianità, diventate di dominio pubblico e soggette a pettegolezzi e critiche infondate.”
Perdere credibilità. Che cosa o chi ha perso credibilità oggi?
“È difficile rispondere a questa domanda. Dobbiamo, prima di citare persone, chiederci che cosa vuol dire oggi perdere la credibilità. Ho messo questo argomento nel film per far certamente nascere delle discussioni accese ma costruttive. Accettazione, inclusione, la pressione che c’è all’interno del gruppo alla quale appartieni. È un punto critico che volevo mettere in evidenza, questi rapporti influenzati dall’internet e in un ambiente in cui vieni sempre accusato, la maggior parte delle volte senza un motivo sensato. Qualcosa di dannoso e pericoloso, perché appena si hanno delle idee che dissentono leggermente si viene derisi o bannati. La minima differenza di opinione viene subito sottolineata e si arriva a dei commenti molto violenti. Questa divisione di gruppi ideologici è molto rischiosa. Ecco dove va a perdersi la credibilità, a volte per tenerci al sicuro, per proteggerci nella maggior parte dei casi dagli aggressori digitali e muniti di una tastiera affilata come un coltello.”
Una domanda sulla struttura narrativa. Il film è diviso in tre capitoli e abbiamo molteplici finali. Una destrutturazione calcolata o una scelta mirata per aumentare la carica parodistica della tua opera?
“Questa scelta stilistica ha a che vedere con l’insoddisfazione verso la maniera in cui spesso i film di finzione sono un po’ strutturati e organizzati. C’è il dominio della drammaturgia programmata, contro la quale non ho nulla ma non funziona per raccontare tutte le storie. Ci voleva qualcosa di diverso, ma come sono arrivato a questa struttura ha dell’incredibile. Stavo prendendo appunti e stavo tracciando una storia lineare. Mi ero imbattuto però in un libro di pittura, con una serie di schizzi preparatori in primo piano. Questi schizzi li trovavo molto più affascinanti e moderni che il quadro finito. Volevo assolutamente questo stile riprodotto in un mio film, non qualcosa di finto e perfezionato al dettaglio. Ho voluto optare per questa destrutturazione, così il film non è più soltanto la storia della protagonista ma un ampliamento di idee, riflessioni e critiche composte e mai scombinate.”
Possiamo considerare il tuo film un film femminista? Ti ritrovi con questa catalogazione?
“Il femminismo ha tantissime ramificazioni e tante definizioni. Non posso definirmi un regista che va adottando questa prospettiva, non sono veramente impegnato in questo fronte, sia politicamente che socialmente. Sono veramente vicino a tutti questi temi ma sarei un presuntuoso nel considerarmi un cineasta che tratta del femminismo in maniera limpida e chiara nella mia modalità di racconto.“