Ralph Spacca Internet: i registi e i voice talent parlano del film, tra tecnologia e umanità
Rich Moore e Phil Johnston sono i registi di Ralph spacca internet, di cui ci parlano insieme ai doppiatori italiani e alla cantante Francesca Michielin.
Rich Moore torna all’Arcade e alla sala giochi e lo fa facendosi affiancare dal collega Phil Johnston, che nel primo film Ralph spaccatutto veniva accreditato solo alla realizzazione del soggetto e della sceneggiatura, e ora anche alla regia del seguito Ralph spacca internet. Sei anni dopo, il pupazzone dalle mani giganti, pronto a demolire ogni cosa, si presenta in un cartone animato che mostra la tangibilità della rete e la usa come base su cui sviluppare una storia di rapporti e persone. Un’amicizia che non ha bisogno di wi-fi per trovare la giusta connessione. A parlarcene sono proprio i due registi americani, ma a dare la loro opinione sul film e sulla propria esperienza legata a quest’ultimo sono anche i doppiatori italiani del film: Serena Rossi, Nicoletta Romanoff, Mélusine Ruspoli, Salvatore Aranzulla, LaSabri e Favij e la cantante del brano Il mio posto a Slaughter Race Francesca Michielin.
Uno si aspetta che internet sia sempre intoccabile, un universo che non è ricollegabile a qualcosa di reale, da quale spunti siete partiti, dunque, per rappresentarlo?
Rich Moore: “L’idea che avevamo era quella di personalizzare internet e nasce come continuazione del nostro aver rappresentato il mondo dei videogiochi nel primo Ralph spaccatutto. Abbiamo reso visitabile per i personaggi la sala giochi e abbiamo permesso loro di muoversi lì dentro. Con internet c’era dunque l’intenzione di seguire la stessa direzione, solo che ci sembrava molto più complicato perché lo ritenevamo un mondo astratto. Ma, dopo aver parlato con alcuni esperti, abbiamo capito che non era così. Internet è molto tattile e lo abbiamo capito dopo aver visitato diversi server che sono connessi con migliaia di cavi. Abbiamo progettato internet quasi come fosse una città antica, tipo Roma, con un centro da cui partire e che si espande poi a sfera.”
Phil Johnston: “Con il nostro production designer abbiamo studiato proprio Roma e la sua struttura a lasagna. Come tante vecchie città, abbiamo messo nella parte centrale le cose che esistevano da prima e poi da lì abbiamo proceduto in espansione.”
La Disney anche è un continuo mondo in espansione, dove pensate si potrà ancora spingere con l’immaginazione?
R.M.: “Le cose sono cambiate in maniera inimmaginabile nel mondo dell’animazione. Ora possono mettersi in atto cose che prima non erano nemmeno concepibili. Mai mi sarebbe capitato di pensare che sarebbe stato possibile un film come Ralph spacca internet, men che meno quando sei anni fa uscì il suo predecessore. Stanno avvenendo dei cambiamenti epocali. Da una parte è eccitante, ma non posso negare che faccia anche paura. Ma è ciò per cui Walt Disney ha messo in piedi la sua azienda, unire arte e persone con idee tecniche che non si erano mai viste prima.”
In Ralph spacca internet c’è però non solo l’aspetto puramente tecnologico, ma avete deciso di puntare anche molto sulla componente emotiva dei due personaggi. Come mai questa scelta?
P.J.: “Internet è qualcosa di enorme che sarà già cambiato milioni di volte da quando abbiamo cominciato quest’incontro. Ci serviva quindi qualcosa di solido nel racconto, che facesse fronte a questo aspetto. È così che abbiamo reso l’amicizia, che è un concetto universale, il punto centrale del film. Non volevamo che la parte umana venisse sopraffatta da internet, se la storia avesse funzionato sapevamo che il motivo sarebbe stato da ricercare nell’equilibrio tra le due parti.”
Fare parte della Disney deve essere non solo eccitante, ma porta con sé un certo carico di tensione, come se, stando lì dentro, tutti si aspettassero sempre qualcosa da te. È una cosa che affrontate con tensione?
R.M.: “C’è un gruppo immenso di circa seicento persone che viene gestito da noi, il che può sembrare molto difficile perché ognuno ha un proprio punto di vista, ma la verità è che loro arrivano dopo, quando noi abbiamo già dato inizio al lavoro partendo dalle idee. Per Philp e me la produzione inizia circa sei mesi prima, anche un anno. Questo perché ci chiediamo cosa vogliamo dire con il nostro lavoro. È il cargo che trasporterà poi la merce dell’opera e che noi diamo agli spettatori. Questo è quello che speriamo, emozionare con una storia che parla al cuore del pubblico.”
P.J.: “Cerchiamo di non pensarci. Pur avendo un grande lascito dietro e portandogli grande rispetto, cerchiamo di guardare avanti. Spesso i nostri personaggi sono i più disastrati all’interno del loro mondo ed è così che noi ci vediamo all’interno della Disney.”
Una delle migliori sequenze del film è, ovviamente, quella delle principesse. Come avete deciso di strutturarla?
R.M.: “È stato così strano, erano davvero delle icone. Come se avessimo preso la Judy Garland de Il mago di Oz o la Marilyn Monroe de Gli uomini preferiscono le bionde o la Anita Ekberg de La dolce vita. Un’attrice che ha preso parte al film mi ha chiesto se sapevamo quanto eravamo fortunati. Nel film avevamo messo insieme principesse che avevano affiancato la crescita della madre, poi della sua ed ora di sua nipote. Una cosa simile non sarebbe potuta capitare in nessun altra casa. Noi, inizialmente, l’avevamo preso come un gioco, non capivamo quanto potesse essere importante ed in effetti lo è stato sia per il pubblico, sia per i realizzatori che che avevano modo di rapportarsi a questi classici e renderli attuali. Lo dico sempre: il progresso viene dai posti più strani. Questa volta Raph è riuscito a sdoganare la solita figura della principessa.”
P.J.: “Per quella scena poi siamo stati salvati dalla nostra capo animazione. Prese le bambole delle principesse e le mise in cerchio, così che noi potessimo capire come disporle nella scena. Insomma, uomini adulti che giocavano con le bambole!”
Rich Moore e Phil Johnston: “Sapevamo che per non farci sovrastare da internet dovevamo creare una forte storia umana.”
Per i voice talent: come è stato rapportarsi con il mondo del doppiaggio e quale tipo di affetto vi lega alla Disney?
Serena Rossi: “È stato bello tornare alla mia Anna, mi manca tanto, anche se tra poco sta per tornare. Fa ridere vedere queste principesse insieme in una stanza, sono la nostra infanzia in fondo, quella che dai genitori è passata a noi ed ora vivono i nostri figli. Il doppiaggio è un lavoro davvero difficile, ma sono contenta di fare in qualche modo parte della famiglia Disney. Poi sono tanto legata alla Disney, non solo perché principalmente doppio le favole, ma sono anche mamma di un bambino che metto a vedere i grandi classici Disney dall’inizio alla fine. È incredibile, poi, che quando sei adulto scovi una cosa nei cartoni animati che può essere tutt’altra rispetto a quando eri bambino.”
Nicoletta Romanoff: “Adoro che le principesse nel film scoprono il pigiama e capiscono che è quello il loro vero amore. Ed è bello mostrarle in un momento in cui sono offline e sono solamente delle semplici amiche. È stata divertente la parte del doppiaggio, poi devo dire che ho un rapporto molto stretto con la Disney. Avendo quattro figli e ognuno a diversa distanza l’uno dall’altro si può dire che sono sempre rimasta sul pezzo. Ancora oggi quando sento la musica di Tarzan mi viene da piangere perché è la canzone che ascoltavamo insieme con il mio primo figlio. Poi quando mi è nata la prima femminuccia ci siamo sbizzarrite e l’ho portata all’EuroDisney per lo stand delle principesse. Ero molto più gasata io ovviamente.”
Mélusine Ruspoli: “Sono cresciuta con la Disney, i miei mi facevano vedere i cartoni in inglese così che io lo imparassi. Ma oltre a quello mi hanno trasmesso anche tanti valori e mi hanno insegnato a sognare, per questo li farò vedere ai miei figli. Io presto la voce a Jasmine e mi sento molto vicina a lei perché come me vuole spingersi oltre e conoscere il mondo. E poi, anche io come lei, sono una principessa, ma moderna. In fondo, comunque, siamo tutte principesse.”
Salvatore Aranzulla: “È incredibile Ralph spacca internet, è la prima volta che in un cartone animato vengano riproposti in questa maniera dei siti. È sorprendente, tanto quanto il risentire la propria voce mentre guardi un cartone animato.”
Favij: “Il personaggio mio e de LaSabri ci rappresentano benissimo. Questo perché siamo realmente noi e poter lavorare su un tipo di personalità che ti appartiene ti agevola molto. In più, sono un grandissimo fan della Disney e ho visto quella del doppiaggio come una responsabilità notevole, ma di cui alla fine sono soddisfatto.”
LaSabri: “Il film sa rappresentare internet per quello che è e riesce a trattare tanti temi senza renderli scontati. Poi, con Favj abbiamo fatto quello che facciamo anche nella vita. Il mio rapporto con i cartoni animati? Calcolate che li ho tatuati addosso.”
Francesca Michielin, oramai sei un habitué della Disney. Com’è ritornare sempre su questi lavori?
“È stata una nuova esperienza ed è stata divertente, ma anche tosta. Non è facile rispecchiare il senso del testo durante l’adattamento, bisogna saper rispettare il senso che altri gli hanno dato. È un pezzo che rispecchia il film, parla dell’importanza dell’amicizia, ma di come si debba anche lasciar andare le persone.”
E il tuo rapporto con la Disney?
“È molto bello, il film che da piccola mi ha segnata particolarmente è stato Mulan, perché era una tipa cazzuta ed io da grande volevo essere esattamente così. Quindi è stato bello crescere con lei come esempio, una donna che invece di essere salvata, ha salvato lei la Cina.”