Rami Malek a Roma per Bohemian Rhapsody: il mio Freddie Mercury, intimo e personale
Rami Malek e Gwilym Lee a Roma raccontano i loro Queen, tra aneddoti e difficoltà legate soprattutto alla miticità del gruppo. Il film è al cinema dal 29 novembre.
Si è svolto martedì 18 settembre a Roma l’incontro stampa con Rami Malek e Gwilym Lee, due dei protagonisti di Bohemian Rhapsody, il biopic sui Queen e il loro frontman Freddie Mercury, in uscita il 29 novembre.
Malek (Mr. Robot) interpreta il leggendario cantante, un ruolo sicuramente impegnativo:
“È stato estremamente difficile – ha raccontato l’attore statunitense – non voglio dire che sia stato un peso, ma sicuramente la natura mitologica di quest’uomo, un dio dal punto di vista musicale, può far immaginare quanto complesso sia stato per me interpretarlo. È stato importante rendere giustizia al retaggio che ha lasciato e per poterlo fare mi sono immedesimato in quello che Freddie Mercury era. Questo ha significato un anno e mezzo di lezioni di canto e di piano, non solo un coreografo ma anche un coach che mi insegnasse i suoi movimenti, e un insegnante per imparare il suo accento.”
Anche per Gwilym Lee, che nel film interpreta il chitarrista Bryan May, non è stato un compito semplice vestire questi panni:
“È una prospettiva che intimidisce quella di dover interpretare qualcuno che è amato da milioni di persone. Quando avevo la sensazione di essere travolto e di non riuscire a farcela cercavo di concentrarmi su ciò che potevo ottenere. L’appoggio da parte di Bryan May è stato fondamentale. La cosa che io dovevo cercare di fare era di imparare la chitarra e dare l’impressione di suonarla senza alcuno sforzo, come se lo facessi da tutta la vita. Un aneddoto buffo è stato quando il primo giorno sul set ero truccato e vestito come Bryan May e lui ancora non mi aveva visto. Quando ha bussato alla porta del mio camerino ed è entrato siamo rimasti a fissarci per un po’ in silenzio: c’era May di fronte a se stesso più giovane. Poi ha iniziato a sistemarmi la parrucca e questo la dice lunga su che persona sia: una persona che presta estrema attenzione al dettaglio. Ma non mi sono mai sentito giudicato da lui”.
Rami Malek su Freddy Mercury: tutti quanti conoscono la sua parte audace, in pochi quella intima e personale
“Tutti quanti conoscono l’aspetto audace, impertinente di Freddy Mercury – ha continuato Malek – io non credo che tutti conoscano, invece, la parte più intima e personale: io non sapevo, ad esempio, del suo rapporto con Mary, che fosse stato fidanzato con una donna. Ho cercato di trovare il punto in comune, l’elemento per identificarmi con lui. Ho pensato a questo giovane che era nato a Zanzibar, che era stato costretto a fuggire in Inghilterra con la sua famiglia a causa della rivoluzione. L’aspetto dell’immigrato che cerca la propria identità è una cosa che mi accomuna a lui essendo io americano di prima generazione di una famiglia che viene dall’Egitto.
Quale è stata la scena più difficile da girare di Bohemian Rhapsody? A tal proposito i due attori si trovano d’accordo!
“La prima sequenza girata è stata quella del concerto Live Aid – ha spiegato Lee – e Roger Taylor (batterista dei Queen) e May erano presenti dal primo momento sul set e hanno seguito ed esaminato la nostra esibizione. Poi Bryan è venuto da me e mi ha detto: “Mi sembra una ricostruzione molto accurata però non dimenticarti una cosa: io sono una rockstar!” Questo l’ho interpretato come se volesse dirmi che, a parte l’aspetto e i movimenti, ci dovessi mettere l’anima, quell’ego che viene fuori da una rockstar”.
Leggi anche come Rami Malek ha superato le crisi sul set
“Per ogni scena pensavo come si sentiva Mercury in quel momento – ha continuato Malek – ogni cosa era estremamente importante. Ricreare il concerto Live Aid forse è stata la parte più difficile, perché abbiamo voluto ricreare tutto nella maniera più precisa possibile. Io non mi fermavo mai, inquadratura dopo inquadratura, volevamo raggiungere la perfezione. Ho chiesto al regista e al direttore della fotografia di poter interpretare dall’inizio alla fine tutta la sequenza dell’esibizione: hanno creato tre gru con tre macchine da presa montate sopra, più altre macchine da presa, più un gruppo di fan dei Queen e abbiamo cominciato a cantare in sequenza tutte le canzoni come era successo nella realtà. C’era un crescendo di energia, ti sentivi la carica che veniva da dentro e ho avuto la percezione di cosa significasse per tutta la band quel momento. Anche il feedback del pubblico presente è stato importante, l’adrenalina che sentivo dentro mi faceva sentire sovraumano. Alla fine eravamo tutti distrutti, sdraiati sul palco per la stanchezza”.
Inevitabile la domanda sul licenziamento in corsa del regista Bryan Singer per le accuse di violenza sessuale da parte dell’attore Cesar Sanchez-Guzman, sostituito alla fine da Dexter Fletcher:
“Questa cosa si è verificata alla fine delle riprese – ha raccontato Gwilim Lee –ormai i nostri personaggi li conoscevamo molto bene, sapevamo dove volevamo andare ed eravamo come troupe assolutamente uniti. Non è stato un grande impatto per noi. Sono cose che possono succedere, siamo attori, siamo abituati a lavorare con vari registi, sappiamo qual è il nostro compito, ci siamo adattati”.