Sabrina Impacciatore contro l’Italia misogina e su Muccino dice: meritava di più
Da Dissenso comune alla polemica di A casa tutti bene: Sabrina Impacciatore ci parla del suo rapporto con cinema e critica.
Sostenitrice del movimento Dissenso comune, impegnata nella lotta contro la violenza sulle donne e in linea con il dispiacere di Gabriele Muccino riguardo i prossimi David di Donatello. È Sabrina Impacciatore l’attrice che, durante il festival Fare critica tenutosi dal 19 al 23 febbraio a Lamezia Terme, ci racconta del suo attivismo femminista e, soprattutto, del rapporto con la critica cinematografica, tra quesiti e curiosità.
Sei ospite ad un festival di critica, quindi la prima domanda non può che essere una sola: qual é il tuo rapporto con questo settore?
“Il mio rapporto con la critica si fonda su di una grande curiosità. Amo molto leggere le recensioni dei film, soprattutto se sono opere che amo o ho amato molto e su cui voglio avere uno spettro di conoscenza maggiore possibile. Anche per vedere, poi, se il mio pensiero coincide o meno con il recensore. Cerco perciò di seguirla, nonostante a volte mi trovi in disaccordo. Perché, come anche a me può capitare di non aver notato alcune componenti, a volte mi domando come mai a chi scrive sfuggano degli elementi per me davvero importanti.”
Ci sono state delle polemiche in America riguardo l’attrice Brie Larson, la prossima Captain Marvel, che durante un’intervista si è lamentata che, solitamente, esiste sempre un unico punto di vista critico giornalistico, veicolato principalmente da uomini bianchi sopra i quarant’anni. Condividi questa necessità di una visione più ampia sulla critica?
“In generale ho sempre la sensazione che manchi qualcosa, a partire dal punto di vista. In più, poi, essendo una donna non posso che essere d’accordo, vedendo anche come per noi sia sempre più difficile raggiungere un obiettivo in questa società. Sono tantissime le donne che vengono scoraggiate e pochissime quelle che riescono a farcela. Mi manca uno sguardo diverso soprattutto perché mi accorgo che, il più delle volte, donne che hanno possibilità di esprimersi a buoni livelli di risonanza adottano sempre un punto di vista maschile. È come se, essendo in una posizione di potere, devi annullare la tua femminilità. Sembra che omologarsi sia l’unica soluzione. Mi piacerebbe che le donne avessero la libertà di poter rimanere il più possibile legate alla loro femminilità, in tutti i suoi risvolti più complessi.”
Gabriele Muccino, che ti ha diretto nel suo ultimo A casa tutti bene, ha scritto giorni fa un post di polemica sul suo profilo Instagram che riportava il suo sconforto contro critica e addetti ai lavori per i soli tre David di Donatello ricevuti dal film. Ti associ al suo pensiero o non condividi la maniera in cui ha gestito la situazione?
“Credo che più che con la critica, quello a cui si riferisse è il rapporto con il mondo del cinema in generale. A votare ai David di Donatello non sono solo critici e giornalisti, ma tutti gli artisti, i produttori, una giuria omogenea quindi. Ho apprezzato tantissimo la posizione di Gabriele, è un uomo coraggioso, istintivo e che ci mette la faccia. È un ambiente in cui molti si e ti autocensurano, impedendo di esprimere il proprio punto di vista. È una cerchia lavorativa piuttosto difficile e va ammirato per quello che ha fatto. Dichiarazione che, tra l’altro, condivido pienamente! Anche io sognavo una candidatura, ci avevo sperato questa volta. Quindi è una ferita abbastanza aperta che mi ha toccato in prima persona. Il film, poi, è obiettivamente girato con mani sapienti, in maniera magistrale, perché il modo che Gabriele ha di girare è unico, emotivo eppure mai gratuito. A casa tutti bene è un lungo affresco realizzato in maniera ispirata. Meritava più riconoscimenti. Avere un concerto composto da ventidue attori in scena e far vibrare con quell’armonia tutti insieme non è cosa da pochi. Credo che il film sia stato preso sottogamba e considerato meno di quanto meritasse, con un cast dove tutte le prove attoriali sono eccezionali. E mi dispiace che altri non si siano schierati, è stata un’occasione persa.”
Sabrina Impacciatore: “Condivido il pensiero di Gabriele, è un uomo di istinto e coraggioso”
Sono dei David di Donatello in cui, visto il punto di vista innovativo, si può però ben sperare, non trovi? Ci sono ben due donne registe in competizione.
“Nonostante la mia delusione per A casa tutti bene, le candidature fatte le condivido in pieno. Sono sacrosante e sono molto orgogliosa di Alice Rohrwacher e Valeria Golino, dimostrano che in Italia le donne non sono ornamenti. Ma, sia registe che attrici, rappresentano un motivo di grande fiducia e speranza.”
Cosa puoi dirci del manifesto di Dissenso comune? E della manifestazione tenutasi a Caserta di It’s time to…?
“In Italia quello che stiamo cercando di portare avanti è un processo davvero lento. Infatti, dopo aver creato il documento di Dissenso comune, mi aspettavo dei benefici e dei cambiamenti che, in realtà, ancora non si vedono, ma resto fiduciosa. Sono già contenta di sapere che si sia seminato un germe di consapevolezza. Due anni fa non ci sarebbe mai stata l’attenzione che riscuotiamo adesso. In più, rispetto al resto dell’Europa, l’Italia rimane fissa su una cultura misogina e questo lo dico in quanto femmina con la difficoltà di esprimersi. It’s time to… è una manifestazione importantissima e la serata che si è tenuta a Caserta per parlarne è stata indimenticabile. Il teatro era gremito di gente e la partecipazione è stata totale. È un tema che mi appassiona molto, anche perché continuano a morire almeno tre donne ogni settimana e non si potrà fare niente di concreto finché il Parlamento non si impegnerà a redigere leggi più severe. Per me, un uomo che compie violenza su una donna, dovrebbe prendere l’ergastolo. Anche perché sta facendo qualcosa che, di per sé, è contro natura. Uccidere è imperdonabile, aggiungeteci che la maggior parte delle volte la donna è più vulnerabile rispetto alla fisicità dell’uomo, il che rende il reato ancora più inaccettabile, perché si tratta di infierire su chi ha più difficoltà a difendersi. Anche quando dicono che bisogna prevenire, come con lo stalking, è inutile, perché se si va a fare la denuncia c’è lo stalker che continuerà comunque ad andare in giro a piede libero. Poi, magari, si incattivisce e si legge una settimana dopo che un’altra donna è morta, mentre tutti a dire che si poteva evitare mentre il cadavere è ancora caldo.”
E quali sono le reazioni che state ricevendo?
“Devo dire che le reazioni, lì per lì, sembrano sempre promettenti. Ma i veri risultati si vedrebbero se morissero meno donne, se quest’ultime riuscissero a lasciare i loro partner al primo segno di violenza. Dovrebbe avvenire una rivoluzione culturale, partendo dalle scuole e, ancora prima, dalle donne incinte.”