Sean Baker parla di Red Rocket: tra storie vere, location e curiosità [VIDEO]
La nostra intervista a Sean Baker, regista e sceneggiatore di Red Rocket, presentato alla Festa del Cinema di Roma e in sala dal 3 marzo 2022.
Red Rocket è il nuovo lungometraggio diretto e scritto da Sean Baker (Tangerine, Starlet) apprezzato cineasta e produttore indipendente americano che ha conquistato il grande pubblico con Un sogno chiamato Florida (The Florida Project), presentato in anteprima al Festival di Cannes 2017 nella sezione parallela Quinzaine des Réalisateurs
Il recente film, proiettato prima a Cannes e presente alla Festa del Cinema di Roma 2021 e nelle sale italiane dal 3 marzo 2022, vede come protagonista un ex star del mondo del porno, Mikey Davis (interpretato da Simon Rex), che per mancanza di soldi torna a vivere con l’ex moglie, tornando nel suo paese d’origine in Texas. Un titolo particolarissimo che lavora sull’ambientazione ed è caratterizzato da un’ironia graffiante. Durante la kermesse della Capitale, abbiamo avuto modo di intervistare Sean Baker che ci ha raccontato alcuni retroscena dietro la realizzazione di Red Rocket.
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Red Rocket: la costruzione dell’ambientazione
Abbiamo cominciato chiedendo all’autore come avesse lavorato alla costruzione registica e narrativa del Texas all’interno del film (analizzato dal punto di vista sociale e linguistico), se si fosse ispirato a fatti realmente accaduti o, al contrario, avesse fatto molte ricerche in merito. “Durante il nostro studio delle location in Texas, abbiamo inoltre usato il tempo per ricerche e anche per il casting. Si trattava davvero di assorbire quanto più possibile da quell’area, imparando la storia di quei luoghi che è stato molto importante. Abbiamo compreso la storia di Texas City, di Galverston, San Leon, quell’intera area. Sfortunatamente quella zona ha una storia molto triste e disturbante, così abbiamo incorporato questo nel film, ma oltre a questo abbiamo collaborato direttamente con le persone con le quali stavamo lavorando, gli abitanti del luogo e il cast. Ci siamo consultati con loro, ci dicevano cosa fosse accurato e cosa no, aiutandoci con un particolare slang. A proposito di ciò, Britney Rodriguez che nel film interpreta June è stata molto utile in questo, prima della pellicola lavorava come operaio di raffineria e i suoi suggerimenti sono stati inestimabili”.
Red Rocket: i fratelli Coen e la creazione del protagonista
Successivamente, abbiamo chiesto a Sean Baker quale fosse il suo rapporto con i fratelli Coen, con i quali sembra avere un debito narrativo per ciò che concerne Red Rocket. “Oh, beh. Sai, è divertente perché amo i fratelli Coen, non li ho mai visti come una diretta ispirazione, ma so che alcuni loro film hanno una sensibilità simile, in particolare i loro primi e Il grande Lebowski. Con Red Rocket in effetti noto molti parallelismi. Forse dovrei guardare ancora una volta Il grande Lebowski e vedere se riesco a carpire qualcosa inconsciamente”.
Abbiamo chiesto poi al film-maker se per creare il protagonista Mikey si fosse ispirato a persone realmente esistite e se la scelta fosse ricaduta fin da subito su Simon Rex e come mai questa scelta. Il regista non ha dubbi: “Si, Mickey Saber è ispirato ad una manciata uomini che ho incontrato nel mondo dei film per adulti, è un archetipo che non sapevo esistesse che si associa ad un termine in particolare ‘suitcase pimp’. Si tratta di uno slang, si associa a quegli attori di film per adulti che vivono sfruttando le attrici pornografiche. Non è legato ad ogni attore di film per adulti, ma è una situazione particolare che si verifica con quello specifico archetipo che ho trovato affascinante e volevo realmente costruire un personaggio studiando una di queste figure perché non l’avevo mai vista rappresentata. Per questo ho fatto questa scelta e poi è ricaduta su Simon. Sto seguendo Simon Rex da una trentina d’anni, sto vedendo la sua carriera (abbiamo quasi la stessa età) e mi ha sempre intrattenuto, mi ha sempre impressionato. Quando ci siamo imbattuti con l’idea di Red Rocket ovvero 5 anni fa dopo Un sogno chiamato Florida, ho detto che se mai avessimo fatto Red Rocket, avrei coinvolto Simon Rex, ma inizialmente non volevamo realizzare subito Red Rocket, stavamo sviluppando un altro film, ma il covid ci ha direzionato verso la creazione di questo film. Così ho chiamato subito Simon”.
Red Rocket: la nascita del progetto e alcuni aneddoti dal set
Abbiamo domandato poi a Baker perché aveva diretto il lungometraggio, come era nata l’idea dietro il progetto e come era stata scritta la sceneggiatura, che risulta così ironica e anche drammatica. L’autore ha spiegato: “Ti ho raccontato come è andata con Mike Saber, ma con lo script volevo davvero infondere un po’ di comicità in questo di quanto non abbia fatto con i film precedenti. Questo perché volevo che il pubblico fosse messo in quella situazione, proprio in quella situazione scomoda in cui mi trovavo quando uscivo con uomini come quello. Avrei voluto ridere, divertirmi. Insomma, mi sono ritrovato molto divertito. E poi alla fine della notte stavo tornando a casa pensando a tutto quello che avevo appena sentito e mi chiedevo ‘perché stavo ridendo di quella roba’? Quindi l’ho provato e proprio perché ho provato questo, volevo che il pubblico lo sentisse e ho dovuto infondere commedia e pathos per farlo accadere. Anche se poteva essere un po’ rischioso o poteva essere un po’ fastidioso per il pubblico, volevo che il pubblico fosse messo a suo agio, a volte possiamo ridere di noi stessi, possiamo ridere del comportamento umano, perché a volte ci riconosciamo in personaggi imperfetti e lo troviamo divertente. Si trattava di abbracciare questa filosofia con il nostro copione. Avevamo pensato 5 anni prima all’inizio, alla metà e a alla fine di questa storia, ed è stato scritto molto velocemente”.
Abbiamo chiuso chiedendo a Baker se poteva raccontarci qualche particolare aneddoto legato alle riprese di Red Rocket. “Lasciami dire questo: realizzare qualsiasi film è difficile, realizzare un film con il covid di mezzo è 10 volte più arduo, quindi ogni giorno abbiamo avuto disastri, ogni giorno abbiamo avuto problemi e noi abbiamo continuato a concentrarci e a lavorare in maniera estrema anche perché sentivamo come se il covid fosse dietro noi e noi stavamo scappando. È stata la prima volta che mi è capitato e non ho implorato per avere maggiore tempo per girare, perché sapevamo di avere una certa quantità di tempo per finire il film ed è stata una vera sfida da completare, come una battaglia. Potrei raccontarti milioni di aneddoti, di ogni giorno, ma lasciami fare i complimenti ai miei meravigliosi attori che sanno che incoraggio l’improvvisazione. Con il film finito, l’ottanta percento della sceneggiatura era scritta su pagina, il venti percento era pura improvvisazione e molte di queste improvvisazioni sono tra le mie cose preferite del film. I miei attori hanno costruito alcune delle mie battute preferite attraverso la loro meravigliosa improvvisazione”.