The Sisters Brothers: il regista e il cast a Venezia 75 – Sergio Leone e le donne, anche fuori dai film
Il cast e il regista di The Sisters Brothers hanno parlato del film western a Venezia 75. Inevitabile il confronto con Sergio Leone e la discussione in merito alla presenza femminile, ma perché "i festival hanno un sesso?" ribatte Jacques Audiard.
Dopo la proiezione riservata alla stampa di The Sisters Brothers, nel corso della quinta giornata della 75ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ha avuto luogo la conferenza stampa di presentazione del film, con la partecipazione del regista Jacques Audiard, dello sceneggiatore Thomas Bidegainb, dell’attore John C. Reilly e del compositore Alexandre Desplat. The Sisters Brothers, presentato in concorso al Festival, è l’adattamento cinematografico del romanzo Arrivano i Sister di Patrick deWitt, ed ha come protagonisti gli attori John C. Reilly, Joaquin Phoenix, Jake Gyllenhaal e Riz Ahmed.
Ad aprire la conferenza è una domanda al regista e all’attore John C. Reilly circa la genesi del film e dell’idea di una pellicola western, in cui Jacques Audiard dichiara che è stato contattato da una produzione americana che aveva intenzione di realizzare la trasposizione del romanzo Patrick deWitt, libro che ha avuto modo di leggere e di apprezzare con grande entusiasmo. John C. Reilly afferma di aver avuto modo di leggere il manoscritto prima della sua pubblicazione e che fin da subito ha potuto apprezzare il personaggio che poi è andato ad interpretare, Eli Sisters, un ruolo che l’attore sente molto vicino:
“Il personaggio che interpreto si avvicina molto a me, viene raccontato da dentro, mi sono sentito molto collegato a lui. Una delle sfide per me era cavalcare, un’altra sfida era trovarmi a lavorare con qualcuno come Joaquin Phoenix, un attore brillante, e doverlo raggiungere era un’impresa perché lui è ossessionato dall’onestà della storia, dalla verità della trama.”
Jacques Audiard su The Sisters Brothers: è un western ma non ho pensato a Sergio Leone
Viene poi affrontata la questione del registro western, sul modo di lavorarci su e di reinventarlo in qualche modo, domanda al quale il regista dichiara che non è mai stato un vero esperto del genere western, ha apprezzato in passato i western degli anni ’70, ma molte invenzioni, molti dettagli erano già presenti nel romanzo, cosa che ha fatto sì che il film diventasse irresistibile. I riferimenti di The Sisters Brothers, afferma il regista, sono stati molteplici, il film che ci ha influenzato di più è La morte corre sul fiume. “Durante la lavorazione non ho pensato molto a Leone, abbiamo pensato ad un film ad esempio come Missouri: nel western in genere c’è molto il senso del paesaggio, c’è una mitologia, mentre qui si sente molto la questione della violenza, dell’umanità, questo è al centro del romanzo.”
Il cinema di Leone ha rivoluzionato la concezione del modello americano, incentrato sulla frontiera, sugli indiani ma il film, afferma il regista, parla di fratellanza, c’è molto amore tra fratelli, tra uomini: trovo che vi si presentano tanti gradi di declinazione dell’affetto tra esseri umani. La sfida reale era costruire ponti linguistici e culturali.
Thomas Bidegainb risponde sulla questione del genere affermando che lui sapeva come si scrivere un western: “Ci sono delle regole, io amo molto il western, fa parte della mia cultura, è un genere che presenta il rapporto con la violenza, con la legge e The Sisters Brothers si svolge nell’evoluzione storica degli Stati Uniti e ci fa capire la pertinenza di fare un western ancora oggi.”
Viene poi affrontata la questione della musica, in cui Alexandre Desplat afferma che la sua più grande difficoltà è stata cercare di fare una musica per un film western senza però realizzare una musica da western, in modo che da un lato ci si potesse allontanare dall’empireo dei grandi musicisti, ma allo stesso tempo ci si potesse avvicinare ai personaggi.
L’attore John C. Reilly, inoltre, ha affermato che il regista ha un grande occhio per il montaggio: “è un lusso avere una persona cosi chiara, che sa bene quando non stiamo dicendo la verità, lavorare con lui ogni giorno dava la sensazione di essere nelle migliori mani possibili, ogni giorno volevo dargli il meglio. Il lavoro dell’attore e del regista si avvicina molto a quel rapporto che circonda un soldato e la sua lealtà al capitano.”
L’attore ha poi continuato affermando: “Noi abbiamo lavorato al nostro film, The Sisters Brothers, e ne abbiamo parlato in modo quasi intellettualistico. Molti dei temi più grandi diventano subito visibili, ad esempio cosa significa vivere in una civiltà nel 1850, densa di brutalità e genocidi, in cui è il più forte che vince; ovviamente il loro modo di vivere è assolutamente autodistruttivo, e i personaggi ad un certo punto provano a chiedersi: adesso dove andiamo? Evidentemente tutto questo non funziona più, proprio per questo nella pellicola ci sono quattro diverse fasi che cela una trasformazione che passa dai personaggi, in cui ciascuno si muove verso la propria illuminazione.”
L’ultima questione affrontata dal regista è la presenza femminile sul set, una domanda al quale afferma secco: “Si, non abbiamo molti personaggi femminili nel film, ma il film dice qualcosa sulla mascolinità e sul bilanciamento tra i generi; ma è davvero questa la domanda da farsi? La domanda che bisogna farsi, ad esempio, è: i festival hanno un sesso? Il presidente del festival ha un sesso? In più di 25 anni ho sempre visto gli stessi volti, gli stessi uomini in ruoli e posizioni diverse. Forse è questo che non funziona. Certo ci sono i comitati di selezione dei film, ma è questo il punto che va cambiato, le figure ai vertici non cambiano, quindi smettiamola di riflettere solo sulla presenza femminile nei film. In questo modo si potrà cominciare ad essere migliori.”