Wim Wenders si racconta (e fa una promessa) al Cinema Ritrovato di Bologna, “solo i film mediocri non hanno difetti”

Wim Wenders è in Italia, a Bologna, per introdurre alcuni film, fra cui il suo Paris, Texas, durante il 38° festival del Cinema Ritrovato.

Wim Wenders è tra gli ospiti d’eccezione del Cinema Ritrovato di Bologna, oramai è un punto di riferimento per tutti i cinefili europei e non solo. Il festival, giunto alla sua 38° edizione, non solo propone ad appassionati e addetti ai lavori proiezioni di film che hanno letteralmente fatto la storia del cinema, riesce anche ad attrarre masse di persone di tutte le età e dai background sociali e culturali più disparati, in una piazza storica, per vedere capolavori come Intrigo internazionale o Paris, Texas.
Fra i registi che hanno preso parte come ospiti durante i trentotto anni del festival, mancava Wim Wenders, noto cinefilo e cultore del cinema delle origini. Il regista tedesco, infatti, è approdato a Bologna per la prima volta, solo nel 2023, per la trentasettesima edizione. Quest’anno, però, Wenders è tornato per presentare sette film, fra cui il suo Paris, Texas, che compie quarant’anni e verrà proiettato in Piazza Maggiore.

Wim Wenders al Cinema Ritrovato di Bologna: “d’ora in avanti verrò ogni anno

Wim Wenders cinematographe.it

In occasione della sua partecipazione al festival, patrocinato da Gian Luca Farinelli, Wenders ha tenuto una conferenza in cui ha risposto alle domande della stampa.

Wenders come ha scelto i film da presentare? Cosa l’ha spinta a privilegiare alcuni titoli piuttosto che altri?
“Per la verità avrei voluto presentare tutti i film in programma! Non mi capacito di aver perso trentasei anni di Cinema Ritrovato. Ma d’ora in avanti verrò ogni anno. Comunque molte delle pellicole che ho scelto, le vidi in copie usurate e mi sarebbe sempre piaciuto poterle vedere nella loro forma corretta. Per esempio il primo film che presenterò, Il passo del diavolo di Anthony Mann, lo vidi vent’anni fa in una copia 35mm. Anthony Mann fu, in maniera inconsapevole, il mio mastro di cinema. Fu infatti una sua retrospettiva che mi introdusse al linguaggio filmico. Dal suo cinema appresi come utilizzare i movimenti di macchina, per esempio. Mann fu un grande formalista.
Invece Sentieri selvaggi, lo vidi trent’anni fa ed è uno dei miei film preferiti. Avevo voglia di vederlo in una versione restaurata, senza segni sulla pellicola e con un buon sonoro. Tra l’altro il romanzo alla base del film di Ford è stato fondamentale anche per il mio Lo stato delle cose.
La scelta del film di Ozu, Sono nato ma… è stata invece determinata dal fatto che Ozu è uno degli autori che amo di più. L’anno scorso vidi qui tre suoi film, due dei quali praticamente con le lacrime agli occhi, perché non li avevo mai visti.”

Nonostante abbia avuto dei trascorsi burrascosi con Coppola, vedrà Megalopolis?
Ho visto Megalopolis, a Cannes, durante una replica mattutina introdotta da Coppola stesso. Sono contento di averlo visto. Ho parlato con Francis per un’ora. Ritengo sia un film incredibile ed è incredibile che sia riuscito a farlo. Certo ha alcune imperfezioni, ma tutti i grandi film ne hanno. Solo i film mediocri non ne hanno. Sono felice che abbia avuto il coraggio di girarlo. D’altronde a Francis Ford Coppola il coraggio non è mai mancato.

Perfect Days è stato un successo mondiale. In Italia addirittura è stato il film più visto in assoluto a gennaio. Si aspettava un tale successo?
Beh devo dire che sono stato il primo a rimanere sorpreso del successo ottenuto da Perfect Days. D’altronde quando fai un film su un uomo che pulisce le toilet pubbliche di Tokyo non è che ti aspetti esattamente che divenga un successo commerciale.
Giare questo film per me è stato un atto d’amore, essendo molto affezionato all’attore protagonista e a Tokyo. Per me è stato bello girarlo, ma durante le riprese mi dicevo “speriamo che piaccia anche a qualcun altro”. Devo dire che, alla fine, sono stato piacevolmente colpito dai risultati al botteghino, come nel caso italiano.

Lei ha girato film in diverse città del mondo. C’è qualcosa di Bologna che l’ha colpita e che potrebbe spingerla a girare qui un suo prossimo film?
Diciamo che se le torri non cadono potrei venire a fare un film qui. Ma dobbiamo essere sicuri che le torri non crollino.
Amo molto Bologna. Principalmente per il gelato che si mangia qui, per i ristoranti e per il fatto che ospita uno dei migliori negozi di dischi al mondo. E ovviamente per Gian Luca (Farinelli)!

Nei suoi film sembra sempre essere presente un sottotesto profondo che esplora la purezza originaria/infantile dell’uomo. C’è un’intenzione dietro questa ricerca?
“Effettivamente ritengo che la creatività ci dia accesso al bambino che è in noi. Senza questa capacità di ritornare a una percezione infantile si può avere una grande inventiva, ma non si può essere creativi.”

Wim Wenders: “Se i film e il cinema non esistessero, bisognerebbe inventarli subito

Cosa ricorda del set di Paris, Texas e della collaborazione con il drammaturgo Sam Shepard per il film?
Mi ritengo molto fortunato ad aver potuto lavorare con due dei maggiori artisti dell’epoca, nello stesso film. Innanzitutto con Sam Shepard, con cui già ci conoscevamo da cinque/sei anni. Purtroppo non avevo potuto scritturarlo per Hammett – Indagine a Chinatown. Gli studios non vollero, perché per loro non era un attore, ma solo uno scrittore. Io invece ritengo che Shepard fu un attore bravissimo, uno dei migliori del ventesimo secolo. Oltre che un grande avventuriero. Un uomo davvero libero. Lavorai con lui anche in Non bussare alla mia porta, erroneamente considerato da molti una replica di Paris, Texas.
Comunque in Paris, Texas potei lavorare anche con Ry Cooder, un genio assoluto. Chitarrista incrediblie e grande restauratore. So che si occupava molto della storia della musica, in termini filologici. Cercava di recuperare tutti quegli artisti usciti dal radar.
Poi c’erano anche Harry Dean Stenton e Robby Müller, il miglior D.O.P. con cui abbia mai lavorato.
Abbiamo praticamente girato questo film senza che nessuno se ne accorgesse. Nessuno è venuto a disturbarci sul set.
Mentre curavo il restauro del film, riguardando alcune scene, mi sono reso conto che senza queste persone fantastiche con cui ho lavorato, non avrei mai potuto girare il film. L’unico che poteva mandare davvero tutto in malora ero io e sono fiero di non averlo fatto!”

Lei, prima di fare il regista è stato un cinefilo e un critico. Ci sono aspetti dei suoi film che la critica non ha mai colto?
Sì per fortuna. Ma non ve li dico perché altrimenti poi li riportate ai critici!

Pensa che il cinema in generale e festival come questo del Cinema Ritrovato, possano rappresentare un modo per riconnetterci l’un l’altro, come esseri umani?
Sì credo, per esempio, che nel festival, quest’anno, siano presenti molti film in grado di aiutare le persone a riconnettersi in un certo modo, con le loro storie private e con quelle collettive del proprio paese, con le proprie memorie.
Una funzione molto importante del cinema è effettivamente quella di aiutare le persone a prendere contatto con la storia, con l’umanità, con le proprie responsabilità. Ci sono molti film che ragionano su come potremmo vivere meglio. Questo è un modo che ci spinge a pensare tutti insieme a una vita migliore. Se i film e il cinema non esistessero, bisognerebbe inventarli subito.

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