Editoriale | THE MISEDUCATION OF A BOY ERASED. Il tema gender a RomaFF13
Le terapie riparative, lotta omofoba della società americana, vengono fuori in due interessanti film selezionati per la Festa del Cinema di Roma.
Questa edizione della Festa del Cinema di Roma sarà ricordata per alcuni temi sociali che sono ricorsi spesso. Se il razzismo viene trattato da ben quattro film (Se la strada potesse parlare, Monsters and Men, The hate U give, Green Book), anche il tema della discriminazione sessuale ha il suo spazio. Più in particolare la rieducazione dall’omosessualità, le cosiddette terapie riparative. O terapie di conversione. Ebbene sì, negli Stati Uniti esistono comunità di recupero dove l’omosessualità viene trattata come fosse un insieme tra dipendenza da sostanza, quindi come devianza sociale, e uno stato psicologico di disagio. In parole povere, come una malattia mentale, morale e sociale.
In The miseducation of Cameron Post, titolo italiano La diseducazione di Cameron Post, la protagonista è vittima di una rieducazione eterosessuale in un centro di conversione che giustifica la propria omofobia con la religione. Specchio amaro sulla società americana e vecchio meccanismo del bigottismo vengono rappresentati dalla regista Desiree Akhavan inserendo nella narrazione non soltanto i necessari elementi drammatici, ma anche momenti di leggerezza, ironia e giocosità legati strettamente alla vita degli adolescenti. Dettagli importanti per un quadro completo e realistico intorno alle persone, ai personaggi, prima che al problema. Il lavoro della Akhavan prende ispirazione dalla seconda parte del romanzo omonimo di Emily Danforth. La sua pasta autoriale sincera e schietta gli è valso il Gran Premio della Giuria all’ultima edizione del Sundance Film Festival.
La diseducazione di Cameron Post e Boy erased: esplosione della tematica gender alla Festa del cinema di Roma 2018
Scopri qui la nostra intervista video a Desiree Akhavan
In Boy erased invece Joel Edgerton spinge il suo racconto su note unicamente drammatiche. Il cast è all star, a partire dai genitori Nicole Kidman e Russell Crowe. Lei madre accorata, lui reverendo che decide di internare il figlio in una misteriosa comunità per la conversione. Il protagonista è l’astro nascente Lucas Edges, già visto in Manchester by the Sea e Lady Bird. L’impianto è privo di alleggerimenti ironici. Il centro di riorientamento sessuale viene descritto in maniera più restrittiva e psicologicamente violenta. Lo stesso Edgerton si riserva la parte del controverso direttore. Disciplina militaresca e machista vengono imposte invece da un inflessibile educatore con ghigno e tatuaggi di un sorprendente Flea, bassista dei Red Hot Chili Peppers spesso prestato al cinema. Il suo ruolo d’insegnante di disciplina tot court determina molto di quel muro ostile che certe fette di società americano riservano alla diversità. Si basa tutto sulla storia vera di Garrand Colney, e sul libro biografico Boy erased, vite cancellate, edito da Edizioni Black Coffee. Stando alle statistiche sono circa 70.000 persone ad essere passate per questi trattamenti negli ultimi decenni soltanto in America.
La riprogrammazione dell’individuo è il fulcro per questo cinema di denuncia. Intorno non vi ruota soltanto lo scorrimento di storie drammatiche che scioccano o stringono il cuore a seconda dei momenti, ma informano prima ancora di stimolare una riflessione critica dello spettatore. Non ci sono neanche prove scientifiche sulla validità dei metodi delle terapie riparative. Viviamo in un’epoca dove le diversità iniziano a essere guardate, ma purtroppo anche trattate, in maniera estrema. Non è un segnale da poco che due film complementari tra loro su un tema così specifico siano stati presentati in un festival, nello stesso anno. Quando il cinema rigurgita problemi sociali in forma d’arte o intrattenimento è sempre segno dei tempi.