Le Fate Ignoranti, Ferzan Ozpetek: “Non sono io a rappresentare sempre l’omosessualità, sono gli altri che non lo fanno”
Dopo 21 anni tornano le Fate Ignoranti: nuove, alternative e irriverenti, ma sempre con quello sguardo rivolto alla rappresentazione del diverso e dell’ignoto, dell’affascinante mise en scene carnevalesca della società, quella che Ferzan Ozpetek racconta nuovamente nella nuova serie original – la prima completamente italiana – di Disney. In uscita il 13 aprile 2022 per un totale di 8 episodi in streaming sulla piattaforma Disney+, la serie che intende riprendere in mano il film di successo del 2001 sembra convergere verso una nuova visione drammaturgica, amplificata non solo dalla trasposizione seriale, ma anche dalla presenza di un cast rinnovato, in cui troviamo Luca Argentero, Cristiana Capotondi, Edoardo Scarpetta, Ambra Angiolini, Burak Deniz. E Serra Yilmaz, la musa di Ozpetek: lei c’è sempre, un filo conduttore tra il vecchio e il nuovo, una ventata d’aria fresca nel racconto drammatico che permane anche nella serie.
Le fate ignoranti: perché la serie ispirata all’ominimo film di Ferzan Ozpetek?
Ferzan Ozpetek presenta entusiasta la serie, realizzata in collaborazione con Disney e prodotta da Tilde Corsi, con il suo fare sempre frizzante, divertente e comicamente esuberante. “Se abbiamo riportato in vita le Fate è colpa di Tilde” riferendosi alla produttrice,” che ci ha scassato per quattro anni per fare la serie del film”. “Abbiamo deciso di raccontare la stessa storia con uno sguardo nuovo, per mostrare due mondi diversi e due persone che non potevano stare insieme e non potevano amarsi, perché uno amava gli uomini, ma anche l’altra amava gli uomini. È stata questa l’idea di partenza del film. Guardando la sceneggiatura della serie, invece, ho voluto cambiare le cose, aggiungendo elementi come ambientare l’incidente di Massimo (Luca Argentero) davanti al Colosseo”. Divertito Ozpetek incalza, “ma il comune di Roma mi aveva detto che davanti il Colosseo nessuno doveva morire, e allora io gli ho detto: ‘Guardi che non muore, si alza’. E infatti dopo l’incidente si alza per qualche secondo e solo dopo muore”. Parole che possono apparire tragicamente fatali, ma che dalla bocca di Ferzan Ozpetek fanno trasparire un divertimento esilarante innaturale, che fa scoppiare il sorriso in tutti i presenti. “Volevo rappresentare la mia città, Roma, probabilmente il posto più bello del mondo: non volevo farla vedere in modo turistico, ma la natura intrinseca di questa città”. A chi gli chiede se la scelta di introdurre personaggi appartenenti a minoranze sottorappresentate, come la comunità LGBTQ+ sia oggi più che mai legittima alla luce delle discriminazioni, Ferzan Ozpetek risponde semplicemente: “Io ho sempre rappresentato l’omosessualità come qualcosa di naturale e a chi mi chiedeva come mai lo facessi, gli rispondevo ‘Non sono io che in quasi tutti i film lo rappresento, sono gli altri che lo tolgono e non lo raccontano“.
Parlando della produzione e soprattutto del passaggio dalla natura filmica a quella seriale, il regista esprime come il suo modus operandi, di costruire la sceneggiatura in modo aperto e vivace, senza una sceneggiatura di ferro, ma lasciandola malleabile, lo abbia aiutato moltissimo. “Mano mano che andavo avanti sentivo che la Disney aveva fiducia in noi e questo mi faceva molto piacere. È stato un lavoro molto bello e di comprensione reciproca”.
La sceneggiatura è stata rimaneggiata rispetto al film di venti anni fa. “Come quando a teatro fai un grande classico e lo reinterpreti” dice lo sceneggiatore Gianni Romoli “lo vivi in modo differente. La serializzazione ci ha permesso intanto di mantenere il nucleo centrale della storia, ma di sviluppare ancor di più in un livello orizzontale le storie dei personaggi secondari, che nel film erano quasi soltanto un coro: abbiamo cercato di dargli un ruolo e una visione quasi da protagonisti. Un’altra cosa fondamentale era che venti anni fa c’era la voglia di scoprire un mondo nuovo, diverso, la gente era pronta ad accogliere la diversità. Il film infatti era quasi del tutto incentrato sul punto di vista della figura della protagonista Antonia e il pubblico attraverso lei poteva essere introdotto in un mondo che all’ora era diverso, ma che invece oggi è un mondo di uguali. Quindi la serie non è raccontata più attraverso un solo punto di vista, ma molteplici. Non è solo la storia di una donna, ma di un gruppo”.
Le Fate ignoranti: cast e personaggi della serie in uscita su Disney+
I personaggi già esistenti, quindi sono stati reinterpretati alla luce dei nuovi attori: sono loro quindi ad incarnare probabilmente il cambiamento più grande tra la serie e il film. Cristiana Capotondi, che interpreta la protagonista Antonia, ricorda come “già in scrittura di sceneggiatura Antonia è diversa. Sono passati 20 anni dopotutto, quindi per una donna affrontare una vedovanza e viene a conoscenza che il marito la tradiva con un uomo è accettabile nella misura in cui non scopre che c’è un mondo intero in cui quest’uomo viveva, una seconda famiglia che aveva, una felicità che andava a rubare lontano da casa. Quindi questo è il fulcro del dolore. Antonia, inoltre, ha un’elasticità maggiore, con Ferzan le abbiamo dato degli elementi che nel film erano un po’ opposti”. “Con Ferzan era ogni giorni cercare di portare la vita vera nella sceneggiatura, vivace, malleabile, in continuo mutamento”.
Per Serra, invece, risiedersi alla tavolata è “stato commovente. All’inizio ero quella più scettica perché Le Fate Ignoranti è un film così tanto amato che mi faceva paura ritoccare questa storia. Ma come sempre ho dato fiducia a Ferzan e non ho mai sbagliato: so che qualsiasi cosa lui tocca riesce a tirarne fuori qualcosa di meraviglioso e di sorprendente, ed è stato così”.