Marta Iagatti, la Laura di Pupi Avati
Marta Iagatti è una persona solare e cristallina. I suoi occhi grandi e azzurri comunicano, quanto la sua bocca, la gioia che prova per il suo lavoro e il grande impegno, anche fisico, che mette quando si trova davanti ad una macchina da presa. È marchigiana, e quando lo dice i suoi occhi brillano ancora di più. Per qualcuno potrebbe essere una perfetta sconosciuta, ma per molti è un volto del piccolo schermo che inizia a essere familiare.
Marta Iagatti ha fatto parte della ricca famiglia Dagnini di Un matrimonio, la serie tv diretta da Pupi Avati che racconta di un amore lungo più di cinquanta anni. La storia di Carlo Dagnini (Flavio Parenti) e Francesca Osti (Micaela Ramazzotti), giovani bolognesi appartenenti a contesti sociali diversi. Lui figlio di un commerciante benestante, lei figlia di un operaio. La serie è ambientata tra il primo incontro nel 1948 e le nozze d’oro nel 2005. In Un matrimonio, in onda a fine 2013, Marta Iagatti è Laura Dagnini, uno dei personaggi principali e caratterizzanti della serie. Una donna fortemente legata al suo status sociale di benessere da avere enormi difficoltà al cambiamento inevitabile del secondo dopoguerra, e al tempo stesso fragile e “abbondante”, che non vuole vedere e si nasconde dietro una maschera, una corazza protettiva.
Con la recitazione ho scoperto anche la parola, che è una cosa proibita quando balli. Non immaginavo di poter ballare anche con la parola
Meno di due anni dopo Marta Iagatti è nuovamente Laura per Pupi Avati. Da Bologna alla Calabria, in Le nozze di Laura – in tv il 7 dicembre 2015 – è Laura Rivielli, giovane donna spontanea e “sprovveduta”, ma anche intelligente e coraggiosa, a volte sfrontata. Da qualche tempo vive a Roma, ma decide di tornare a casa quando il mondo della grande metropoli la mette in difficoltà. La sua è un’anima semplice e genuina travolta da una gravidanza inaspettata, frutto di un incontro casuale con un certo Hermes (Neri Marcorè) che poi sparisce nel nulla. Laura fa ritorno al paese d’origine, Rocca Imperiale, a casa del padre padrone, dalla famiglia chiusa e ancora retrograda, a cui non riesce a confessare il suo stato interessante. Qui trova inaspettatamente l’amore. È Karimu (Valentino Agunu), uno studente africano che lavora come bracciante. I due giovani che dovranno superare difficoltà e pregiudizi per vedere trionfare il loro amore.
Dice Marta Iagatti: “La prima volta che letto la sceneggiatura – Le nozze di Laura – da subito mi è saltata agli occhi l’espetto fiabesco. Questa struttura un po’ da parabola evangelica dove non c’è un approfondimento dettagliato e profondo della relazione amoroso. È una modalità tipica della fiaba, come avviene anche in Cenerentola”.
In Le nozze di Laura – primo “episodio” di un grande progetto di Pupi Avati, prendere episodi del Vangelo e attualizzarli, qui le Nozze di Cana – Marta Iagatti è diversa da come gli spettatori l’hanno conosciuta. In due anni ha vissuto un processo di trasformazione fisica e “morale” che le ha permesso di essere un po’ più sicura di sé. Se in Laura Dagnini era “imponente” anche con il corpo, in Laura Rivielli ha un aspetto meno appariscente, anche se piccola e rotondetta. Qui il personaggio, il suo corpo, è stato volutamente trasformato e quasi “arricchito” di cuscinetti per “imbruttire” Laura/Marta con na struttura pesante da indossare tutti i giorni, per cinque settimane di riprese nel periodo estivo.
Marta Iagatti è una persona piacevole, da ascoltare e in particolare di sabato mattina davanti a un caffè. Dice di essere timida, ma ha tanta voglia di comunicare con l’altro e non solo attraverso uno schermo. Lascio a lei raccontare qualcosa in più di Marta e di Laura, della persona e del personaggio.
Secondo lavoro con Pupi Avati. Se in Un matrimonio interpretavi uno dei ruoli principali, in Le nozze di Laura sei la protagonista assoluta. Che rapporto hai con il maestro bolognese?
La prima volta il rapporto con lui l’ho gestito parecchio male. Ero terrorizzata. Un timore reverenziale. Era un ruolo importante, il primo di grande responsabilità. Il primo giorno ricordo che tremavo come una foglia. Ero piccolina, appena uscita da scuola, ed era la prima volta che mi trovato su un set del genere e con Pupi Avati, un grande maestro. Io sono timida e insicura, maschero con la mia solarità… Questa volta però, me la sono goduta molto di più la relazione con lui, sempre con grande rispetto. È una persona che dalla sua esperienza può insegnarmi e trasmettermi molto.
Nella serie e nel Tv movie entrambi i personaggi si chiamano Laura e se pur le storie sono diverse, in particolare per ambientazione e contesto, le due donne sono entrambe “ingenue” e con problemi amorosi. È stato un caso? Secondo te c’è qualcosa che realmente le accomuna?
Sì, entrambe sfortunate in amore, però il motore dell’ingenuità di Laura Dagnini e di Laura Riviello sono molto diversi. Le due donne vengono anche da realtà sociali e familiari molto diverse. Laura Dagnini rifiutava il decadimento della sua meravigliosa famiglia altolocata. Laura Riviello è figlia di un uomo che si è fatto da solo, con pochissima cultura, è uno che conosce la fatica. La Dagnini veniva dall’aristocrazia, dalla Bologna bene… C’è anche un altro rapporto con il cattolicesimo, con la religione. Laura Dagnini rifiutava tantissimo la realtà pur di star bene. Non voleva vedere e sentire. Laura Riviello ha invece una capacità e spontaneità innata. Segue il suo istino e si trova in situazioni senza accorgersene. Laura Dagnini era piena di sovrastrutture, mentre Laura Riviello è completamente l’opposto.
Dalla danza al cinema…
Il mio primo approccio con il teatro è stato con la danza, che è stata la mia prima e tutt’ora grande passione. Mi sarebbe piaciuto fare la ballerina ma nell’età dello sviluppo il mio corpo è cambiato e non mi è stato possibile continuare… La recitazione mi ha aiutato a capire che il mio corpo poteva aiutarmi molto nel divertirmi e nel comunicare. A un certo punto ho capito che doveva e poteva essere una provocazione. Con la recitazione ho scoperto anche la parola, che è una cosa proibita quando balli. Non immaginavo di poter ballare anche con la parola. È uno strumento espressivo molto importante.
Attrice o attore preferito?
Non ho mai avuto il “preferito” o qualcuno a cui rifarmi. Mi rendo conto che sono molto portata a fare delle sintesi, rubare nelle relazioni con le persone caratteri e aspetti diversi che mi possono arricchiscono. Mi piace vedere tanti stili e attori diversi. Se devo dire il nome di un attore che mi piace moltissimo a livello professionale è sicuramente Herlitzca. L’unico che qualsiasi cosa fa sono sicura che rimarrò incantata.