Martin Provost parla del suo ultimo film, Quello che so di lei, e dei suoi progetti futuri
La nostra intervista al regista Martin Provost in occasione del Rendez-Vous. Ecco quello che ci ha detto sul suo ultimo film e non solo!
In occasione del Rendez-Vous, Martin Provost si “confessa”, parlando del suo ultimo – ed empatico – lavoro cinematografico intitolato Quello che so di lei, in originale Sage Femme, presentato alla 67° Berlinale.
Abituato a narrare storie di donne – Seraphine e Violette – il regista francese ha rilasciato importanti dichiarazioni riguardo il suo ultimo film ai microfoni di Cinematographe.
Quello che so di lei è un film dall’andamento edulcorato, capace di sprigionare un’empatia che non lascia indifferenti. La storia d’amicizia fra queste due donne, così sensibile, tenera colpisce e strazia lo spettatore. Potresti approfondire il concetto di sensibilità?
“Per me è importante far trasudare dai miei film questo concetto. Io cerco sempre di raccontare storie dotate di una forte sensibilità; il mio timbro stilistico da sempre è quello e quindi difficilmente svicolo verso altre tematiche. In Sage Femme mi addentro in un legame molto particolare, queste due donne così diverse ma così vicine che riescono a instaurare un bel rapporto d’amicizia, di confidenza, di pura beatitudine, nonostante le vicissitudini“.
Come è stato lavorare con le due Catherine? Chi è più versatile fra Deneuve e Frost?
“Difficile rispondere, sostanzialmente parliamo di due grandissime attrici. Sono soddisfatto ad aver collaborato con loro, soprattutto adattarle a ruoli difficili, particolarmente complessi. Entrambi hanno dimostrato di avere una sinergia capace di ottimizzare al meglio l’effetto che volevo nel mio film. Sono assolutamente felice di questo , ma questo ovviamente lo si capisce vedendo il film.”
Avevi pensato per i ruoli di Claire e Béatrice a Frot e Deneuve fin dal principio?
“Era un punto di partenza diciamo. Posso dire di aver scritto la sceneggiatura per loro, e anche per Olivier Gourmet. Sembra assurdo ma avevo pensato fin dal principio questo trio. Inizialmente avevo il timore di essere declinato ma poi ai primi incontri, mi è andata molto bene perché c’era la voglia di far parte di questa storia.
È bastato mettere le due Catherine insieme… Posso dire che fra le due ci è stato un vero e proprio confronto fin da subito con questa particolareggiata immedesimazione nei loro ruoli. Non se ne sono rese conto al momento, ma io vedevo che qualcosa stava accadendo e che avrei avuto cose magnifiche da mostrare. Bisognava avere una certa umiltà e soprattutto determinatezza a riguardo, mostrando il tutto pragmaticamente.”
Progetti futuri?
“Sto lavorando ad un progetto particolare, la storia di un clochard pittore. Anche in questo film cercherò di sensibilizzare il più possibile la narrazione, specificando il ruolo – ma soprattutto l’esistenza – di quest’uomo traviato da un beffardo destino.”