Mia Martini: vita, canzoni e delusioni di Mimì in Io sono Mia
Gli inizi, la famiglia, le malelingue e l'amore tormentato. La storia vera di Mia Martini, la cantante ribelle dalle mille emozioni.
Io sono Mia è il biopic prodotto da Luca Barbareschi insieme a Rai Fiction ed Eliseo Fiction, che porta prima sul grande schermo – 14, 15 e 16 gennaio in sala – e poi in tv – a febbraio su Rai 1 – la carriera di una delle voci più emozionanti del panorama italiano della nostra musica. Ma non solo successi e ritiro dalla scene, anche rapporti famigliari, relazioni amorose e amicizie di una vita che Mimì si è portata dietro sulla sua tortuosa strada.
L’adattamento della sceneggiatura di Monica Rametta sembra però omettere molti dei passaggi cruciali che hanno segnato l’esistenza privata e pubblica della cantante. Il film di Riccardo Donna cerca di riportare un quadro più lineare e meno sofferto di quello che invece sappiamo dell’incredibile interprete canora, la cui vita fu piena di tormenti e canzoni intramontabili.
La vera storia di Mia Martini: biografia della cantante
Mia Martini nasce Domenica Bertè il 20 settembre del 1947 a Bagnara Calabra. È la seconda di quattro sorelle – tra cui la futura cantante Loredana Bertè – e soffre, insieme all’intero nucleo famigliare, la possessività e la violenza del padre Giuseppe, professore di latino e greco. Sarà per un impiego paterno che la famiglia Bertè si trasferirà a Porto Recanati, da cui la giovane appassionata di musica partirà per farsi conoscere. Già dall’età di tredici anni, Mimì – nomignolo affettuoso con cui veniva chiamata in casa – cerca di farsi strada tra fiere di paese e serate sui palchi delle province intorno a casa sua, per approcciarsi all’esperienza del palcoscenico e sperando di farsi notare. Ma è convincendo la madre a portarla a Milano che Mimì verrà introdotta nei corridoi della musica italiana, ottenendo nel 1962 un contratto con Carlo Alberto Rossi.
Il produttore discografico della CAR Juke Box lancia nel 1963 la giovane con il nome di Mimì Bertè e le affida l’anima della ragazza yè-yè, con quello stile tra swing e rock che attirava tanto i giovani tra il 1959 e il 1968. Modo di presentarsi che non si adattava tanto ai ritmi blues a cui Mimì era portata e nonostante il 45 giri con le due cover I miei baci non puoi scordar e Lontani dal resto del mondo – da You Can Never Stop Me Loving You di Ian Samwell e I Want To Stay Here di Andy Williams ed Edy Gorm – ebbe un buon esordio, non riuscì mai a risultare credibile viste le vesti con cui l’interprete era presentata. È così che per un periodo si perdono le tracce della cantante.
Nel 1968 Mimì è a Roma, in cui fa trio fisso con il caro amico Renato Fiacchini – nel tempo e nell’arte Renato Zero – e la sorella Loredana. I tre provano anche a mettere su un gruppo, ma qualsiasi tentativo musicale sembra essere nullo. È così che si dedica principalmente al lavoro nel sindacato dei cantanti e dei cantautori, fino a quando, in una serata del 1969, viene scoperta in possesso di hashish. Condannata prima per traffico di droga e dopo essere stata accusata soltanto di detenzione, Mimì è costretta ad un periodo di quattro mesi in carcere, che ricorderà per sempre come i peggiori della sua vita. È in questa occasione che tenta il suicidio.
La serata al Piper di Mia Martini e il successo e Minuetto
Dopo il periodo passato rinchiusa e aver deciso di rimettersi sotto con la musica, nel 1971 si presenta la prima grande occasione per la cantante. Mimì si ritrova a dover organizzare all’ultimo una serata al noto locale romano Piper, in cui la giovane incontrerà, dopo essersi esibita per tutta la notte, il proprietario del locale nonché scopritore di talenti Alberigo Crocetta. L’uomo si offre come produttore per la cantante e, per prima cosa, le farà adottare il nome con cui tutti noi la conosciamo: Mia Martini, con il nome preso dall’attrice Mia Farrow che tanto piaceva alla donna, e il cognome Martini, un tipico riferimento italiano che cominciasse con la stessa lettera del nome e fosse famoso anche all’estero.
Arriva così il primo 45 giri prodotto dalla RCA, che contiene i brani “scandalosi” Padre davvero e Amore… amore… Un corno! – scritta da Claudio Baglioni e Antonio Coggio – che presentarono Mia Martini come una ribelle della canzone italiana, che affrontava temi impudici come il conflitto genitoriale e la gravidanza in maniera esplicita, cosa che non era solito fare in quei tempi. Argomenti che torneranno nello stesso anno nel suo primo album Oltre la collina, con canzoni che si rifacevano direttamente al disagio giovanile, alle crisi religiose, allo stupro e all’emancipazione. Un lavoro che colpì molto la critica e la portò in auge tra il pubblico, e anche un artista come Lucio Battisti non potè che rimanere colpito dal fuoco della cantante, che volle anche nel suo speciale per la tv Tutti insieme.
La consacrazione definitiva per la Martini arriverà nel 1972 con la vittoria al Festivalbar, dopo essere passata alla casa discografica Ricordi e aver inciso la canzone Piccolo uomo, scritta da Bruno Lauzi e Michelangelo La Bionda e musicata da Dario Baldan Bembo. Con svariati successi che continuano ad affermarla, il 1973 per Mia è l’anno di Minuetto, scritta da Franco Califano e ispirata dalla vita e dalla visione amorosa della cantante. Fu il suo lavoro più venduto e, per ventidue settimane, fu classificato al primo posto nella classifica dei 45 giri più venduti. In più con Minuetto arrivò alla conquista del Festivalbar per il secondo anno di seguito.
Mia Martini: le tournée internazionali, l’amore tormentato con Ivano Fossati e quella sfortuna
Con la crescita della notorietà della Martini, vanno ad ingrandirsi le discrepanze con la Ricordi. Mia Martini si sente oppressa dalle scelte che l’etichetta continua a proporle, in cui non sembra poter trovare alcuno spazio personale con cui esprimersi veramente. Il ritrovare la se stessa artista spingerà Mia a ritornare alla RCA e alla sua etichetta satellite Come il vento. Un lavoro che avrà diversa diffusione anche al di fuori dell’Italia, tanto da farla notare dal cantante Charles Aznavour, che la vorrà con lui nella sua tournée europea che finirà con il concerto all’Olympia di Parigi. Nonostante i riconoscimenti festosi e i tour di successo, intorno a Mia Martini iniziano a circolare malelingue che la vorrebbero come “portatrice di sfortuna”. Il tutto cominciò alcuni anni prima, quando il suo look scuro fu associato alla morte per un incidente stradale di due suoi collaboratori musicali.
Nel 1977, dopo essere stata riconosciuta a livello mondiale, incide il suo primo album con una personalità della musica italiana influente e già largamente riconosciuta. È Ivano Fossati l’ispiratore di Per amarti, che portò i due nell’intreccio di una tormentata relazione amorosa. Un vero “campo minato” come dichiarò in un’intervista la cantante. Una rapporto segnato dalla gelosia di Fossati, dal suo volerla decostruire come artista e tenerla affianco solo come donna. Una condizione che Mia Martini non potè mai assecondare. Nel 1978 i due riescono comunque a dare vita a Danza, tra i progetti di maggiore importanza nella carriera della cantante. Un lavoro che ha visto diverse difficoltà nel processo di realizzazione, come un ulteriore passaggio dalla RCA alla Warner Bros, unica etichetta che assicurò alla Martini di poter adempiere al pagamento di quei debiti che continuava ad accumulare, viste le molte cause perse.
A seguito di Danza, per Mia Martini venne uno dei periodi più bui della sua intera vita. Una membrana di noduli impedisce alla cantante di incidere nuovi brani. Per la donna, questa è la diretta conseguenza del rapporto con Ivano Fossati e l’opposizione che l’uomo mostrò nel progetto della Martini insieme a Pino Daniele, che non andò mai in porto. Ci fu un anno di mutismo per la cantante, con ben due interventi chirurgici che avrebbero potuto segnare la fine della carriera di Mimì. Ma è proprio con un lavoro intitolato con il suo soprannome che la cantante torna sulle scene nel 1982, anno in cui partecipa anche al Festival di Sanremo con il brano E non finisce mica il cielo.
L’allontanamento dalle scene e il ritorno di Mia Martini a Sanremo con la canzone Almeno tu nell’universo
È nello stesso periodo che vanno intensificandosi le falsità e le superstizioni intorno alla cantante, sempre più emarginata dai colleghi e costretta ad una forma di calunnia che non fece per niente onore al mondo dello spettacolo. Il dire che Mia Martini portasse sfortuna era una delle forme più basse di invidia che portarono addirittura alla non selezione dell’interprete canora a Sanremo con il brano Spaccami il cuore di Paolo Conte. Una diffamazione che andò ad aggiungersi alla chiusura del rapporto con Ivano Fossati e ad una progressiva forma di depressione, che allontanò Mia Martini dalle scene a partire dal 1985. Per quattro anni la cantante non si mostrò più nel mondo della musica, intrattenendo alcuni concerti in provincia giusto per potersi mantenere a livello economico.
Sarà il 21 febbraio 1981 a far ritrovare sul palco del Festival di Sanremo Mia Martini, con il meraviglioso brano Almeno tu nell’universo, scritto da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio. Un ritorno in cui fu aiutata dal suo carissimo amico Renato Zero, che convinse il direttore artistico Adriano Aragozzini a far entrare la cantante in gara. Il che le valse il secondo Premio della Critica – il primo fu con E non finisce mica il cielo -, che nel tempo acquisterà il titolo di Premio Mia Martini. Da lì, per la donna, è un ritornare a cavalcare le scene, con Dischi d’oro, tournée e festival internazionali. Il suo ultimo progetto in studio è La musica che mi gira intorno, in cui rivisita brani di alcuni grandi artisti musicali.
Mia Martini: la morte e le accuse al padre da parte della sorella, Loredana Bertè
Il tour di Mia Martini del 1995 è contrassegnato però da un nuovo male: la donna è afflitta da un fibroma all’utero, che la costringe ad un paio di ricoveri in ospedale e a fortissimi dolori, troppo spesso sottovalutati. Dopo aver riacquistato la sua fama, il rispetto e aver stretto nuovamente i rapporti allentati con il padre e la sorella Loredana, Mia Martini muore il 14 maggio del 1995 a causa di un arresto cardiaco per overdose di cocaina. Ma intorno al decesso della donna vige ancora qualche dubbio, viste le dichiarazioni della sorella Loredana Bertè, che tempo dopo sembrò accusare il padre dell’avvenuto.