Offerta alla tormenta: la spiegazione del finale del film
La spiegazione del finale di Offerta della tormenta, trasposizione cinematografica dell’ultimo capitolo della “Trilogia del Baztán” di Dolores Redondo, per la regia di Fernando González Molina.
Per tutte le saghe, a meno che non le si vogliano spremere come un limone sino all’ultima goccia con reboot, prequel, spin-off e via dicendo, arriva il momento di calare il sipario, consegnando allo spettatore le risposte a tutte quelle domande sorte nell’arco dei capitoli che le compongono. Nel caso della Trilogia del Baztán, la lettura dei romanzi firmati dalla scrittrice spagnola Dolores Redondo ha detto tutto quello che c’era da dire, non lasciando assolutamente nulla in sospeso. Certo uno spiraglio aperto si è soliti lasciarlo nel caso qualcuno volesse rimettere le mani al progetto, ma per quanto ci riguarda la parola fine è stata scritta. Lo stesso vale per la trasposizione cinematografica dell’episodio conclusivo dal titolo Offerta alla tormenta (recensione QUI), entrato a fare parte del catalogo di Netflix lo scorso 29 luglio.
Molte sono le domande alle quali dare delle risposte in Offerta alla tormenta: che fine ha fatto la madre di Amaia e chi c’è dietro la catena di efferati delitti?
In effetti, di domande alle quali dare delle risposte ce n’erano abbastanza, ma sono due in particolare ad alimentare la fitta linea mistery della storia. In tal senso, il processo di scrittura dei primi due atti (Il guardiano invisibile e Inciso nelle ossa) aveva lavorato per tessere la ragnatela di misteri che il terzo aveva il compito di sciogliere. Questo per permettere a tutte le verità, comprese quelle più dure da digerire per la protagonista, di venire a galla dalle acque del fiume Baztán, dal bosco, dalle grotte e dalle case di Elizondo, la città situata nella provincia e nella comunità autonoma della Navarra, nel nord della Spagna, che fa da cornice alle vicende personali e alle indagini della detective della Policia Foral di stanza a Pamplona Amaia Salazar (interpretata da Marta Etura). La donna si trova così a tornare per la terza e ultima volta nella terra natia, la stessa dalla quale ai era allontanata appena compiuta la maggiore età per fuggire dalle violenze continue di una madre sempre più inghiottita dalle pratiche occulte della Setta nella quale era entrata a fare parte. Ed è proprio intorno alla figura di lei, quella di Rosario (Susi Sánchez), che è legato il primo nodo da sciogliere.
Che fine ha fatto la madre di Amaia: è viva o morta?
Rosario, infatti, è stata data per morta dopo che i suoi vestiti sono stati ritrovati sul letto del fiume nell’epilogo di Inciso nelle ossa, secondo capitolo della trilogia. La donna era riuscita a fuggire dalla grotta segreta del bosco dopo il tentativo di sacrificio umano del nipotino, Ibai, per fortuna sventato dall’arrivo all’ultimo secondo della protagonista. Tutti ritengono che la madre sia morta in seguito alla fuga e che il corpo privo di vita sia stato trascinato dalla corrente. Tutti tranne Amaia che non crede assolutamente alla versione degli inquirenti. E, infatti, Rosario fa la sua ricomparsa durante una nottata tempestosa e su un ponte di recide la giugulare con una lama, morendo tra le braccia della figlia. Il potere occulto, il senso di colpa e il peso del segreto da mantenere sulle pratiche della Setta, sono troppo pesanti da sopportare e la morte è per lei l’unica via d’uscita da prendere.
La protagonista di Offerta alla tormenta ricucirà strappi familiari e farà i conti con il suo passato, ma anche con una dolorosa perdita
Sciolto l’arcano s’innesta immediatamente una reazione a catena che mette in discussione il rapporto di Amaia con il compagno James (Benn Northover) e che rischia di incrinare ulteriormente quello già poco idilliaco con la sorella Flora (Elvira Mínguez). Ma si sa certe esperienze così dolorose e traumatiche possono anche ricucire strappi che apparivano insanabile ed è quello che accade in entrambi i casi. Del resto, l’amore e i legami di sangue, quando sono veri, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Ciò che non potrà impedire la protagonista è invece la morte di Jonan Etxaide (Nene), suo collega e amico fidato da diversi anni, nonché personaggio principale della trilogia, ucciso con un colpo di pistola e trovato morto nel salotto del suo appartamento, riverso in una pozza di sangue. Assassinato perché diventato scomodo e a conoscenza dell’identità di colui che si celava dietro la gigantesca macchinazione. Chi?
Chi è il burattinaio e il carnefice? La risposta era sotto il gli occhi di tutti
Come da tradizione la risposta è la più scontata, ma a conti fatti quella perfetta per chiudere il cerchio. Sin dal secondo capitolo l’identità del burattinaio e carnefice è sempre stata sotto gli occhi di tutti, ma per via della sua posizione e vicinanza sentimentale alla detective, lo spettatore ha pensato erroneamente di toglierlo dalla lista dei sospetti. Per chi non lo avesse ancora capito è del magistrato Juez Markina (Leonardo Sbaraglia) che stiamo parlando, referente legale e poi amante di Amaia. Dietro la scia di efferati delitti c’è direttamente e indirettamente la sua mano, poiché chiamato a coprire e occultare quanto commesso dalla setta alla quale appartiene e alla quale apparteneva prima di lui anche il padre, un influente psichiatra della zona.
Il tutto con la complicità dell’infermiera Fina Hidalgo (Ana Wagener), che una volta scoperta riceve al telefono l’ordine di suicidarsi. Ordine che non esiterà a eseguire, tagliandosi la gola con un coltello. A questo punto il confronto tra la detective e l’uomo del quale si era sempre fidato, tanto da cadere fra le sue braccia, era diventato inevitabile. Confronto prima verbale e poi fisico che va in scena nella cripta del cimitero di Elizondo, laddove due proiettili a bruciapelo esplosi dalla pistola della donna mettono fine alla vita del magistrato. Giustizia è fatta e tutti i tasselli del puzzle sono ora al proprio posto (o quasi).